Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  ottobre 08 Mercoledì calendario

Banca d’Italia, è confermato il licenziamento di Carlo Bertini

Prosegue inesorabile il calvario di Carlo Bertini, il whistleblower della Vigilanza della Banca d’Italia che, per avere denunciato a Report il 13 dicembre 2021 la vicenda dei diamanti venduti a prezzi gonfiati ai clienti del Monte dei Paschi di Siena, è stato prima sottoposto a perizie psichiatriche (che lo hanno certificato sano di mente e abile alle sue mansioni), poi sospeso, quindi licenziato e infine denunciato dall’istituto di via Nazionale. Dopo che a marzo 2024 il Tar del Lazio aveva respinto il ricorso di Bertini contro il licenziamento, il 23 settembre anche il Consiglio di Stato ha respinto il suo appello. Un primo licenziamento di Bertini era stato annullato dal Tar del Lazio perché Banca Italia non aveva concesso al funzionario l’assistenza di un legale in audizione durante il procedimento disciplinare. Ma la banca, nonostante le proteste di alcuni sindacati, il 31 maggio 2023 aveva di nuovo licenziato Bertini.
Dopo aver cercato invano di far ritirare da Bertini l’intervista a Report, prima della messa in onda della puntata, Banca d’Italia il 25 gennaio 2022 aveva anche denunciato il funzionario per rivelazione di segreto d’ufficio. A quasi quattro anni dalla denuncia e a due anni e mezzo dalla chiusura delle indagini, Bertini è nel limbo perché la Procura di Roma non ha presentato né richiesta di archiviazione né di rinvio a giudizio. Al Tar, i giudici avevano accolto la richiesta di Bertini di depositare file audio contenenti registrazioni dei suoi colloqui con membri del direttorio di Banca d’Italia, richiesta alla quale l’istituto si era opposto strenuamente. Però quelle prove e il loro contenuto sono state ignorate.
La “colpa” di Bertini è stata quella di seguire la sua coscienza, segnalando alla pubblica opinione lo scandalo dei diamanti, dopo aver chiesto invano ai suoi superiori di intervenire. Nemmeno l’Autorità nazionale anticorruzione, cui compete la tutela dei whistleblower, lo ha difeso. Un segnale pesantissimo per tutti coloro che vogliono collaborare con la giustizia.