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 2025  ottobre 07 Martedì calendario

Taylor Swift “la suprematista che supporta il patriarcato”, ma è davvero così?

Razzista e omofoba. Taylor Swift, a pochi giorni dall’uscita del suo nuovo disco, è finita nel tritacarne dell’ideologia woke. Nel giro di qualche canzone, la reginetta del pop si è così trasformata in una suprematista convinta. Influencer, aspiranti tali, critici più o meno improvvisati, tiktoker e simili stanno gridando a gran voce sui social che The Life of a Showgirl è un album pieno di testi offensivi. E addirittura conterebbe messaggi subliminali di supporto al patriarcato, all’eugenetica e perfino a Donald Trump. Sì, proprio quel Trump, che più volte l’ha attaccata e screditata. Eppure c’è un gruppetto di americani – ma non solo – che sostiene che le strofe di Taylor andrebbero cancellate.
Ogni canzone è stata analizzata ai raggi x. Opalite è passata dall’essere definita un inno suprematista bianco all’essere un brano con un sottile tocco di omofobia. Le rime di Cancelled! – per molti – sembrano simpatizzare con il movimento Maga, nonostante Taylor sia da sempre vicina ai democratici. E dopo gli appunti musicali, sono arrivate anche le critiche anche per la sua amicizia con Brittany Mahomes, moglie della star NFfl Patrick Mahomes e sostenitrice dei repubblicani.
Ophelia, che racconta una versione felice della tragica eroina shakespeariana di Amleto – intendiamoci, sempre per questo gruppetto – sarebbe un elogio del patriarcato. «Non ascolterò una canzone che suggerisce che Ophelia avrebbe potuto evitare il suicidio se avesse frequentato un quarterback», ha scritto su X una ragazza. In Wishlist, la reginetta del pop è stata bastonata pure per aver espresso il desiderio di avere figli e di voler mettere su famiglia. Qualcuno le ha pure rinfacciato di aver già dimenticato le gattare di tutto il mondo. Un’ex fan proprio non ha digerito questo desiderio di casa e famiglia: «Può benissimo pubblicare una canzone in cui sogna marito, figli e una villetta con il canestro da basket, ma deve accettare il fatto che suona come propaganda». E ha continuato: «Se sei senza lavoro, fai fatica a mettere insieme pranzo e cena, sei preoccupata per l’assistenza sanitaria, e la tua amica continua a parlarti di quanto è fortunata, ricca e felice col fidanzato, beh, può risultare un po’ snervante».
Per Taylor tanta rabbia (con una buona dose di invidia) non è una novità. Nel corso della sua lunga carriera, infatti, l’hanno accusata di pubblicare video musicali razzisti, di rivolgersi al Ku Klux Klan e di essere un’icona nazista. Davvero di tutto. Ma al di là della furia woke online, delle critiche per l’uso dell’intelligenza artificiale nei video promozionali dell’album, The Life of a Showgirl nelle classifiche vola. Pare abbia venduto 2,7 milioni di copie nel suo primo giorno negli Stati Uniti, battendo il suo record per il maggior numero di vendite nella prima settimana in un solo giorno. Inoltre, è anche diventato il secondo album con il maggior numero di vendite settimanali dal 1991 a oggi.
Insomma, sembra proprio che trovare qualcosa per cui indignarsi anche senza motivo, sia ormai uno sport nazionale. Magari, invece di cercare criptici messaggi occulti, potremmo semplicemente godercela e lasciare che la musica parli da sé.