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 2025  ottobre 08 Mercoledì calendario

Usa, dietrofront di Bondi: “Non esiste la lista Epstein”

La responsabile della giustizia americana, l’attorney general Pam Bondi, ha scelto una strategia brutale davanti al Senato: non ha risposto alle domande dei democratici che le hanno chiesto di Jeffrey Epstein, della militarizzazione degli Stati, delle incriminazioni degli avversari di Donald Trump. Li ha attaccati e sfidati.
Nel corso di una tesa audizione davanti alla commissione Giustizia del Senato, Bondi ha ripetuto frasi inusuali in questi contesti, tipo «non discuto con lei di questi argomenti» e «non penso di dover spiegare». Ha usato un tono sprezzante, quando a un senatore che parlava di un procuratore, ha detto gelida: «La correggo un attimo, lo chiami giudice onorevole». Al senatore dell’Illinois Richard Durbin che chiedeva se la Casa Bianca l’avesse consultata quando ha deciso di inviare la Guardia nazionale a Chicago, ha risposto: «Vorrei che lei amasse l’Illinois tanto quanto odia il presidente Trump». Ha dato del bugiardo a un vecchio senatore, Richard Blumenthal, che molti anni fa aveva detto di essere stato soldato in Vietnam. Quando un altro le ha chiesto perché archiviare l’inchiesta sullo “zar delle deportazioni”, Tom Homan, accusato di aver preso una tangente da 50 mila dollari, Bondi ha contrattaccato: «Perché lei ha preso donazioni elettorali da Reid Hoffman», un finanziatore democratico il cui nome è apparso tra gli amici di Epstein, il pedofilo morto in carcere nel 2019. Riguardo a Epstein, Bondi ha negato l’esistenza di una “lista di clienti”, nonostante fosse stata lei a dirlo mesi fa. «Non avevo guardato bene i file», ha risposto.
La scelta di eludere le domande e insultare rientra in uno schema già collaudato dall’amministrazione Trump, che punta a screditare questi appuntamenti istituzionali. Per ogni senatore dem, Bondi aveva annotato colpi bassi da rilanciare come in una tribuna televisiva. Ha evitato di rispondere sulle notizie secondo cui il suo dipartimento avrebbe approvato la legalità di attacchi militari contro imbarcazioni venezuelane in acque internazionali. «Non parlerò di eventuali pareri legali che il mio dipartimento potrebbe aver dato o meno», ha detto. Dopo quasi quattro ore piene di rabbia, in cui i senatori repubblicani sono rimasti ai margini, Bondi è andata via mantenendo un’espressione dura. Uscita dall’aula, l’hanno vista parlare al telefono e dire sì con la testa, l’aria soddisfatta. Secondo i giornalisti presenti, dall’altra parte c’era il presidente.