corriere.it, 8 ottobre 2025
Superchampions: un piano al veleno. Fa discutere il progetto di riforma della maggiore competizione europea
Nel 2021 il progetto di Florentino Perez, il rivoluzionario con la Visa Platinum che pianificava la Superlega, la competizione d’élite riservata a pochi eletti, fu soffocato praticamente in culla. Eppure, a distanza di quattro anni, echi lontani della manifestazione esclusiva per top team europei tornano a farsi sentire. Peggio. Dopo stagioni trascorse a colpi di comunicati e sentenze in tribunale ora la A22, ovvero la società che ha base a Madrid e che continua a gestire il piano della Superlega, ha avviato – se non una corresponsione di amorosi sensi – certamente un dialogo aperto e costruttivo con la Uefa.
Tramontato il periodo della tensione, ora le parti sembrano essere al lavoro al fine di raggiungere un accordo per una evoluzione del modello della Champions League. Un alleato prezioso in questo percorso di modifica della massima competizione continentale sembra essere l’ECA che proprio oggi dà il via a Roma alla sua assemblea generale. Guidata dal presidente del Psg Nasser Al-Khelaifi, l’associazione avrebbe in teoria lo scopo di proteggere e promuovere il calcio dei club europei. Conta infatti oltre 750 affiliate (di cui 29 italiane: siamo il Paese maggiormente rappresentato) anche se di fatto sembra perseguire un’agenda di interessi più vicini alle prime venti società del continente. Essendo completamente finanziata dalla Uefa, fatalmente fatica a diventarne completamente indipendente.
«Gli interessi delle Leghe e dei club non devono entrare in conflitto» è il concetto che ieri il presidente della Lega di A, Ezio Simonelli, ha diplomaticamente ma sinteticamente rivolto al board dell’Eca nella prima riunione che si è tenuta. Prezioso in questo senso il lavoro a tutti i livelli di Luigi De Siervo. Quale è il motivo di preoccupazione per le società di Serie A?
Secondo varie fonti, A22 e Uefa si sono incontrare più volte negli ultimi mesi con l’obiettivo di disegnare una Champions dal nuovo format: le attuali 36 squadre sarebbero divise in due fasce da 18 ma le prime otto della fascia con il ranking Uefa più alto si qualificherebbero direttamente agli ottavi. I diritti tv non sarebbero venduti a broadcaster canonici ma la competizione andrebbe in onda su Unify, una piattaforma streaming dedicata che comporterebbe minori costi per gli spettatori e un aumento però degli introiti pubblicitari. La Champions con il restyling, secondo i piani, dovrebbe entrare in vigore dal 2027, ovvero al termine dell’attuale contratto televisivo stipulato dalla Uefa con i vari partner.
Partendo da queste premesse, vengono spontanee un paio di considerazioni. Qualora passasse il nuovo modello, le leghe domestiche subirebbero una sorta di impoverimento (e peraltro diventerebbero anche meno rilevanti); si aprirebbe una forbice di guadagno fra pochi grandi club che partecipano alla Champions rispetto a chi ne è escluso determinando così la distruzione dell’equilibrio competitivo dei campionati. Un’autentica trasformazione. Un assist decisivo alle Leghe ieri è arrivato dal Parlamento europeo che ha approvato una risoluzione storica sul «ruolo delle politiche dell’Ue nel rafforzamento del modello sportivo europeo». Tra i vari punti si è ribadita la ferma opposizione dei legislatori ai progetti di secessione, come la Superlega, e agli esperimenti orientati al profitto che cercano di lacerare il tessuto dello sport. In un comunicato l’Associazione delle Leghe Europee ha fatto sapere di accogliere «con favore il voto positivo espresso dal Parlamento europeo» riferendosi a un modello che «si basa su principi quali equità, competizione aperta, merito sportivo e solidarietà, profondamente radicati nel calcio di campionato nazionale, che costituisce la spina dorsale del nostro ecosistema». Il presidente della Uefa, Aleksander Ceferin, in una nota ha commentato: «L’Europa difende il suo modello calcistico, che è al servizio della società nel suo complesso e non solo del profitto di pochi». Ora, però, deve dimostrarlo. Con i fatti, non solo a parole.