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 2025  ottobre 08 Mercoledì calendario

«Io e una generazione da zero titoli. Ora manager per la Nba in Europa»

A mente fredda, un mese dopo, è tutto più chiaro. Ed è più facile parlare. Danilo Gallinari è tornato negli Usa dopo l’Europeo concluso dall’Italia agli ottavi. Sognava un epilogo diverso, ma il passato è passato e c’è un futuro al quale pensare. Non lo affronterà, quasi sicuramente, nei panni del giocatore, ma qualcosa di importante bolle in pentola. E il Gallo non lo nasconde.
Danilo, qual è il bilancio dell’ultima esperienza in Nazionale?
«Sono abituato a guardare agli aspetti positivi di ogni competizione vissuta. Anche in questo Europeo ce ne sono stati. Però non nascondo di aver immaginato che potessimo andare più avanti: ci abbiamo provato, ma è stato vano. Comunque sono ugualmente contento: è stato un mese intenso, spensierato, in un gruppo nel quale si stava bene».
Si ritorna alla partita della condanna contro la Slovenia, cominciata in modo terrificante con Doncic devastante.
«Avevamo un piano che, banalmente, non ha funzionato. L’abbiamo cambiato in corsa e le cose sono migliorate: Doncic negli ultimi due quarti ci ha segnato 12 punti, non i 30 dei primi due».
Quindi sarebbe stato bene adottare subito il piano B…
«Con il senno del poi sono bravi tutti…».
Però Gianmarco Pozzecco ha rimediato un sacco di critiche…
«In uno sport di squadra è più esposto alle male parole un allenatore di un giocatore. In questi anni da c.t. non ha demeritato, ma ha solo sfiorato risultati che qualcuno si aspettava e che l’avrebbero tolto dall’area delle critiche».
Nell’Europeo il Poz non si è fatto mancare falli tecnici e un’espulsione.
«Anche da giocatore si emozionava, “viveva” le partite, soffriva: era inimmaginabile che si snaturasse. Detto questo, con lui gli arbitri hanno anche esagerato. Infine guardo all’aspetto positivo della situazione: il Poz teneva molto a questo gruppo».
Ma la squadra gli riconosceva un’autorità da c.t.?
«Sì, è sempre stata compatta: l’ha voluta lui così. Inoltre Gianmarco responsabilizza al massimo il giocatore e lo invita a prendere decisioni autonome nel contesto di un piano-partita».
Non è un mistero che dubitasse di Danilo Gallinari.
«C’è stato un momento in cui non sapevo se avrei fatto parte della squadra. Rischio rottura con Pozzecco? La situazione è stata delicata fino alla telefonata in cui mi ha detto che sarei stato uno dei 12 per l’Europeo».
Come ha vissuto i giorni dell’attesa?
«Male: non pensavo che ci fossero dubbi su di me».
Lei aveva dato messaggi chiari, andando a giocare a Portorico.
«Ho cercato di farmi trovare pronto. Con i Vaqueros di Bayamon ho vinto il titolo e sono stato Mvp, eppure rischiava di non bastare: ho spiegato i timori all’allenatore e a Carlos Arroyo, amico e dirigente della Nazionale portoricana».
Quindi non è stato facile re-inserirsi nell’Italia?
«Ero scombussolato, non mi era mai capitata una cosa del genere. Però nel gruppo mi sono trovato a mio agio: se non fosse andata così sarebbe stato un casino. E con Pozzecco, onesto nello spiegarmi che cosa volesse, ho appianato tutto, accettando il ruolo proposto: preferisco che le cose mi siano dette in faccia».
È circolata la voce di uno screzio alla vigilia tra Pozzecco e Datome: tutto sarebbe nato dalla volontà di Gianmarco di annunciare che dopo l’Europeo non sarebbe stato più c.t.
«Non so se lui e Gigi abbiano discusso, ma tutti noi sapevamo che il Poz chiudeva: tra l’altro scadeva il contratto. Gli “scazzi” ci sono in ogni squadra: potrei raccontarvi quelli nella Spagna che ha vinto tantissimo. E se non si verificano è un problema: significa che non ci si parla a viso aperto».
Cosa pensa del nuovo corso azzurro con la nomina di Luca Banchi?
«Non lo conosco bene, ma la carriera parla per lui. Credo che ci siano grandi talenti da lanciare, sarò sempre un tifoso emozionato della Nazionale. Però…».
Prego, dica…
«È diventato maledettamente difficile emergere in un basket sempre più equilibrato. Avete visto la Serbia e la Francia, rispettivamente bronzo e argento ai Giochi 2024? Eliminate negli ottavi come l’Italia. E a noi nell’Europeo 2022 sono mancati due tiri liberi per battere i francesi e andare in semifinale…».
Battutaccia: la generazione di quelli della Nba, lei, Bargnani e Belinelli, chiude con «zero tituli».
«Rispondo così: quante estati siamo riusciti a giocare tutti e tre assieme, in 13 anni? A me risulta due. E se aggiungiamo compagni quali Melli, Datome e Hackett, la risposta è zero. Non si crea un gruppo vincente senza la continuità».
Ripensando alla vita azzurra, qual è l’occasione che rimpiange?
«Quella dell’Europeo 2015 a Lille: il podio era possibile».
Che cosa succederà adesso al Gallo?
«Vallo a sapere, non ho una gran risposta. Sono tornato a casa, a Miami, mia moglie Eleonora sta bene dopo la vicenda della morsicata dello squalo. A novembre nascerà il terzo figlio: quindi i pensieri non mancano».
E il basket?
«Come giocatore è difficile che torni nella Nba (ndr: ma su Instagram ha messo un post da cui si deduce che lo auspica), potrei riconsiderare Portorico. Fare il manager? Sto valutando alcune possibilità».
Riproporsi in Europa?
«No, escluso. Però l’Europa potrebbe entrare in gioco grazie alla nascita di Nba Europe…».
Capito tutto: dirigente nel nuovo progetto. Forse è questo che frulla nella testa del Gallo.