Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  ottobre 08 Mercoledì calendario

Il creatore delle Winx ha comprato i diritti di Corto Maltese

Come i Moschettieri di Dumas, anche le Winx sono tornate dopo vent’anni. Anzi 21, per essere precisi, con Winx Club: The Magic is Back, la nuova serie animata prodotta da Rainbow i cui 13 primi episodi sono già visibili su Rai2, Rai Play e su Netlflix e, dal 27 ottobre, su Rai YoYo. Trattasi di un successo planetario, seguito in tutti e cinque i continenti sin dal 2004, un anno magico, esattamente come le protagoniste nate dal genio creativo di Iginio Straffi. Il papà di Bloom e delle altre cinque fatine magiche, fondatore e presidente di Rainbow da cui è nato il fenomeno Winx Club, si racconta a Libero.
Straffi, cosa rappresenta per lei il fenomeno Winx?
«Un motivo di orgoglio perché da quel 2004, quando iniziamo questa avventura nel mondo dell’animazione, non pensavamo di ottenere un successo così in cinque continenti. Ora Winx rappresenta un mondo nel quale ci sono i racconti delle protagoniste ma anche il merchandising, il web, tutto è legato a quell’idea iniziale che non pensavamo potesse generare tutto questo».
Winx Club: The Magic is Back è un prequel delle avventure di Bloom e delle altre cinque fatine.
«Esatto, viene raccontato il periodo in cui tutto è cominciato, può essere considerato un romanzo di formazione delle protagoniste. Tutto, però, attualizzato in questi anni».
Il difficile è stato ambientare nel 2025 le atmosfere del 2004?
«Difficile in parte, ci ha dato modo di aggiornare tante cose, a partire dalla tecnologia: le nuove tecniche di animazioni ci hanno portato alla tridimensionalità, ad esempio».
Bloom e le sue amiche sono cambiate in questi anni?
«Non nelle tematiche. Sono ragazzine che scoprono il loro potenziale e imparano a gestirlo. Il mondo Winx nacque per narrare storie di amicizia, solidarietà, rispetto per l’ambiente e inclusione dei più deboli. A ripensarci bene, nel 2004 eravamo avanti anni in tutto questo».
Se dovesse creare uno spot narrativo per spiegare perchè Winx ha ottenuto un successo così ampio e internazionale?
«In queste storie l’amore vince sempre e i sogni brillano. Dopo oltre vent’anni, la magia si rinnova e vogliamo crescere accompagnando nuove generazioni di fan. Magari strappandole un po’ dai cellulari che isolano e non includono. Oggi i nostri figli giocano solo con i telefonini».
Le bambine del 2004, oggi, sono cresciute e sono diventate donne.
«Hanno più di 30 anni e l’effetto nostalgia è presente ma doveva essere aggiornato. Oltre alle nuove generazioni vogliamo anche continuare a coccolare i vecchi fan. Per questo abbiamo pensato a un ritorno speciale visto che andiamo in qualcosa come 160 paesi nel mondo».
Non la abbiamo ancora citata ma la definizione che alcuni danno di lei è impegnativa: Iginio Straffi, il Walt Disney italiano. Si riconosce in questa etichetta?
«Sono amante del basso profilo ma se me lo chiede devo citare un giornale francese che mi definì il Walt Disney europeo. Non per battermi le mani sulle spalle, affatto, ma perché la nostra realtà ha un respiro che va oltre la nostra bellissima Italia».
Oltre a Rainbow lei dirige Colorado che ha prodotto film di successo. Le maggiori soddisfazioni in fatto di settima arte?
«Beh, La ragazza nella nebbia tratto dal romanzo di Donato Carrisi è stato un bel colpo. E poi Fabbricante di lacrime che ha battuto il record come primo film non in lingua inglese più visto su Netflix. Per rimanere in tema di soddisfazioni, fu bello quando, dopo questo successo venni definito pomposamente Fabbricante di successi. Ma so che la strada è ancora lunga, lodarsi serve a poco e il motto è lavorare sodo».
Ci anticipa un progetto che le sta a cuore ma non ha ancora realizzato?
«Non so se posso ancora dirlo ma la soddisfazione è troppa: abbiamo appena acquisito i diritti per girare un film o una serie tv con protagonista Corto Maltese, l’eroe romantico nato dalla penna di Hugo Pratt».
Un bel colpo, lei ama i fumetti?
«Molto, e Corto è certamente quello che desideravo portare sullo schermo. Ora possiamo e non vedo l’ora di trovare attori per affidare la parte di questo personaggio».
In passato i fumetti diventati film non sono quasi mai diventati dei blockbuster. Ricordiamo un tremendo film con Tex Willer interpretato da Giuliano Gemma.
«Però Spielberg riuscì a fare un bel lavoro con Tin Tin. E quel film sul personaggio ispirato a Dylan Dog, con Rupert Everett, non era male».
Fare un live action con Corto Maltese in carne e ossa è una scommessa?
«È un rischio ma a noi piacciono i rischi. Il nostro segreto è l’industriale artigianalità. Corto avrà il film che merita, lo assicuriamo a tutti gli amanti di questo eroe».