ilmessaggero.it, 7 ottobre 2025
Putin e il vino di lusso, la sua cantina Krinitsa vale oltre 300 milioni: un enologo italiano a capo della produzione
Il sogno enologico di Putin nasce da una visita in Sardegna. Era il 2003 quando il presidente russo rimase affascinato da Villa Certosa, la celebre residenza di Silvio Berlusconi. Due anni dopo, sulle scogliere di Capo Idokopas, vicino a Gelendzhik, prese forma la versione russa di quella villa: un complesso monumentale affacciato sul Mar Nero, circondato da vigneti, laghi artificiali e una pista di pattinaggio al posto del campo da calcio. A progettarlo, come riporta un lungo report di The Insider, fu lo stesso architetto italiano di Berlusconi, Lanfranco Cirillo.
Oggi quelle tenute sono diventate il cuore della produzione vinicola presidenziale russa. Le cantine Divnomorskoye e Krinitsa, che si estendono per centinaia di ettari, servono i loro vini nei più esclusivi ricevimenti del Cremlino. Sono stati offerti a Emmanuel Macron nel 2022 e, l’anno successivo, a Xi Jinping, Recep Tayyip Erdoğan e Kim Jong Un. Dietro l’immagine patinata, però, i conti raccontano un’altra storia. Secondo un’inchiesta di The Insider, Krinitsa è oggi la cantina più costosa della Russia, con un patrimonio di 27 miliardi di rubli (circa 330 milioni di dollari), ma accumula perdite per oltre 10 miliardi di rubli (120 milioni di dollari). Il gruppo gemello Divnomorskoye non se la passa meglio: nel 2024, la sua società di produzione Axis Investments ha registrato un fatturato di 158,5 milioni di rubli (1,9 milioni di dollari) contro costi per 265,1 milioni (3,1 milioni di dollari). In pratica, ogni bottiglia veniva venduta in perdita. Le due aziende sono strutturate in una rete di società di comodo: Apex Yug JSC controlla i vigneti di Divnomorskoye, Divnomorye JSC produce il vino, mentre Lazurnaya Yagoda LLC e Axis Investitsii JSC gestiscono la produzione e il marchio di Krinitsa. Tutto è coordinato da Moe Vino JSC (“My Wine”), una società di consulenza priva di asset, che opera, secondo Insider, sotto un nome scelto personalmente da Putin.
Sul piano tecnico, il livello è alto. L’enologo capo di Divnomorskoye è Matteo Coletti, professionista italiano specializzato in viticoltura mediterranea, mentre la produzione di Krinitsa è diretta dal francese di origini russe Alexander Mourousi. A supervisionare entrambi i progetti c’è David Pernet, comproprietario del gruppo bordolese Sovivins, che si reca regolarmente a Gelendzhik per seguire i lavori.
Malgrado le perdite, il Cremlino continua a investire. È in costruzione un complesso turistico accanto alla cantina Krinitsa, con museo del vino, sale di degustazione e ristorante panoramico. E un altro progetto, Bely Mys, trasformerà il lungomare di Gelendzhik in un “distretto del vino” con 21 negozi, due ristoranti, una scuola per sommelier e un molo per yacht.
Secondo The Insider, il valore complessivo delle sette entità giuridiche legate al “palazzo di Putin” ammontava, a fine 2024, a 32,2 miliardi di rubli (circa 388 milioni di dollari), con un debito a lungo termine di 35,5 miliardi. Un impero del vino che, almeno nei numeri, sembra più un monumento personale che un’attività economica redditizia.