Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  ottobre 07 Martedì calendario

Il biliardino dei Vip

Da Papa Francesco a Fiorello, da Gianni Morandi ad Antonello Venditti e ai Pinguini Tattici Nucleari, fino alla serie tv Friends e poi i manager di Google, Lavazza e tanti altri marchi top, con un comune denominatore: la passione per il calciobalilla. E a fornire a questa schiera di Vip il gioco nazionalpopolare per eccellenza è un’azienda che ha sede a Lessolo, paesino alle porte di Ivrea (Torino). Si chiama Roberto Sport, è una delle tre in Italia a produrre calciobalilla ed è tra i cinque fornitori ufficiali della Itsf, l’International Table Soccer Federation, la federazione internazionale, nonché l’unica a produrre i tavoli omologati per i disabili. In questi capannoni il calciobalilla è qualcosa di più di un semplice gioco, è uno dei simboli del Made in Italy che si fa beffe della concorrenza cinese grazie alla qualità dei materiali e alla robustezza. Un prodotto completamente artigianale che nasce dalle tavole di compensato per realizzare le scocche a cui si aggiunge la componente plastica stampata in loco, la carpenteria per le stecche e così via, in una gigantesca catena di montaggio. Qui si producono 8 mila calcetti all’anno, di cui oltre la metà destinati all’estero verso le località più disparate, dal deserto libico («in Libia giocano tantissimo») al Canada, dall’Australia all’Olanda.
La valdostana Paola Borettaz è alla guida dell’azienda di famiglia con il fratello Alessandro e racconta che anche per un semplice calciobalilla possono arrivare le richieste più bizzarre dai clienti: «C’è chi lo vuole con le manopole rivestite in pelle e chi con le stecche dorate, ne produciamo anche in legno massiccio per alberghi di lusso del Trentino». Il giocatore più esigente si fa sentire subito: «A volte ricevi la telefonata di quello che dice di aver sentito un rumore leggermente diverso quando la pallina colpisce la sponda destra rispetto alla sinistra e cose di questo genere». Dilagano le personalizzazioni, c’è chi lo chiede tappezzato di foto di famiglia, oppure griffato con il marchio da promuovere. Il cantante Ultimo ne ha uno con la serigrafia del suo ultimo disco, regalo della fidanzata. Ma ne sono stati prodotti ad hoc anche per l’Amerigo Vespucci, l’ambasciata italiana a Londra, la sede Onu in Germania e il Campo Volo di Ligabue. Un calciobalilla della Roberto Sport appare anche nella prima serie tv di Friends. E persino Papa Francesco, di cui era celebre la passione per il calcio, si è cimentato con un gioco dell’azienda di Lessolo.
A dispetto dell’età incerta ma veneranda (i primi modelli nacquero un secolo fa) il calciobalilla non fa una piega di fronte alla diffusione dei videogames. E questo si traduce in un mercato di prodotti artigianali che parte dall’Italia e invade mezzo mondo, comprese le case delle stelle del cinema e della musica, i campioni dello sport, i grandi chef, i colossi dell’industria. Tutti pazzi per stecche, ganci o non ganci, “frullate” dei neofiti e bombe da centrocampo. E Paese che vai, calciobalilla (e nome) che trovi: in Italia si chiama anche calcetto o biliardino, in Spagna è il futbolì, negli Stati Uniti foosball, in Francia baby foot e così via. Nella nostra Penisola il “gancio” (il passaggio tra due giocatori della stessa stecca e senza che la pallina tocchi prima una sponda) è vietato, si gioca “al volo” quindi il campo da gioco è ricoperto da un vetro liscio come una lastra di acciaio e gli omini di plastica hanno una base quadrata-rettangolare dal profilo regolare e dagli angoli netti. Al contrario, all’estero il gancio è permesso e quindi cambiano anche i materiali: un calciobalilla destinato al mercato tedesco ad esempio ha il campo in vetro satinato, pallina in materiale più ruvido e giocatori con la base bombata per favorire il controllo e lo stop.
Ma non basta: all’estero, proprio in virtù del fatto che il gancio è consentito, chiedono che il calciobalilla abbia le stecche passanti, ossia che fuoriescono sul lato opposto, perché flettono di meno quando stoppi la palla, mentre in Italia le stecche sono quasi sempre telescopiche, garantendo maggiore comodità. E non è finita: in Spagna la superficie del campo è concava verso il centro.
Stecche e palline sono di aiuto anche nel recupero funzionale: «Forniamo spesso i Centri di riabilitazione o le Rsa con il nostro modello per disabili, che è più basso e permette di posizionare due carrozzine per lato. È un gioco che aiuta la stimolazione visiva e il movimento delle braccia», aggiunge Borettaz. Il mercato è cambiato parecchio negli ultimi decenni: «Fino a vent’anni fa la maggior parte dei prodotti era a gettoniera, oggi i calciobalilla a gettoniera li spediamo principalmente nel Sud Italia dove li usano negli stabilimenti balneari, mentre nel resto d’Italia va per la maggiore il modello senza gettoniera da tenere direttamente in casa. Non temiamo la concorrenza dei videogame, perché il calciobalilla è inclusivo e piace all’adolescente come al padre adulto e al nonno, al contrario dei giochi elettronici».
I prezzi variano a seconda delle personalizzazioni e dei modelli, si va dai 400 euro ai 1500 del top di gamma, da gara. E poi quello da Guinness, è lungo 6 metri e mezzo, si gioca in 11 contro 11, ha la bellezza di 44 stecche e costa 4 mila euro. E il suono delle mille palline è sinfonia per gli appassionati. —