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 2025  ottobre 07 Martedì calendario

Mediobanca, Jonella Ligresti fa causa alla banca e a Nagel: chiede un risarcimento danni di 20 milioni

Il passato ritorna per Mediobanca. Jonella Ligresti ha promosso una causa civile contro Alberto Nagel e lo stesso istituto bancario, da lui guidato fino al 18 settembre, chiedendo un risarcimento del danno morale, oltre che per le perdite patrimoniali, quantificabile in oltre 20 milioni di euro. A riportare la notizia è l’AdnKronos, secondo cui la primogenita di Salvatore Ligresti, patron di Fonsai scomparso nel 2018, è l’unica della famiglia ad aver intentato un’azione legale. La cifra farebbe riferimento al contenuto del famoso «papello» dove compaiono cifre precise e beni che a questo punto dovranno essere singolarmente valutati.
Cos’era il «papello» di Ligresti
Si tratta del documento risalente al 17 maggio 2012 e che aveva come intestazione «Accordi tra Famiglia e Nagel Pagliaro Cimbri Ghizzoni»: conteneva i desiderata della famiglia Ligresti per l’uscita di scena da Fonsai, un addio dal costo di circa 60 milioni di euro. La promessa includeva, tra l’altro, l’indicazione di «45 milioni netti» più «700 mila euro all’anno per cinque anni a testa» per quattro membri della famiglia, buonuscite e consulenze per Jonella, Giulia e Paolo Ligresti (i figli dell’Ingegnere morto nel maggio 2018); più uso gratuito di uffici e foresterie a Milano e del Tanka Village in Sardegna. L’accordo segreto scritto a mano da Jonella Ligresti, siglato da Nagel e sottoscritto da Salvatore Ligresti nella sede di Compass, venne custodito (come dimostrarono le indagini della Procura di Milano) in una cassaforte dall’avvocata Cristina Rossello, allora segretaria del patto di sindacato di Piazzetta Cuccia. 
Il giudice civile
Nel dicembre 2013 il giudice civile del Tribunale di Milano, Angelo Mambriani – nel provvedimento con cui aveva disposto il sequestro di 120 milioni di euro a Salvatore, Giulia e Jonella Ligresti e a due ex manager FonSai, Antonio Talarico e Fausto Marchionni, e con cui accoglieva in parte la richiesta di un commissario del gruppo assicurativo promossa dalla nuova FonSai targata Unipol – aveva stabilito che il documento non poteva essere «considerato un diritto di credito» della famiglia nei confronti di Mediobanca e di altri soggetti e «a ben vedere, nemmeno un diritto contenzioso». Gli avvocati dei Ligresti infatti, nell’ambito del procedimento civile, si erano opposti alla richiesta iniziale di sequestro di circa 440 milioni, offrendo in garanzia i presunti impegni offerti da Mediobanca e contenuti nel cosiddetto «papello». Il documento era finito anche in un procedimento penale con l’accusa di ostacolo alla vigilanza della Consob nei confronti degli stessi Nagel e Salvatore Ligresti: era stato quest’ultimo, nel corso di un interrogatorio con i magistrati a rivelare di aver firmato un accordo con l’ad di Mediobanca. Nel luglio 2015 il gip di Milano, Roberto Arnaldi aveva accolto la richiesta del pm e aveva archiviato.