corriere.it, 7 ottobre 2025
Pensioni, perché nel documento di finanza pubblica non se ne parla: il congelamento dell’età pensionabile costa 3 miliardi
Nel Documento programmatico di finanza pubblica presentato dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, e appena approvato dal Consiglio dei ministri, 146 pagine, la parola «pensioni» non ricorre mai. E forse non a caso, perché il tema, ovvero il rinvio dell’aumento di tre mesi dell’età pensionabile, è tra i più caldi e più spinosi da affrontare, per l’esecutivo, a poche settimane dal varo della manovra di bilancio.
L’adeguamento dell’età della pensione alle aspettative di vita
Secondo la riforma Fornero l’età della pensione va adeguata alle speranze di vita, sennò saltano i conti. A certificare l’aumento della vita media è l’Istat e ora ci siamo: nel ’24 la speranza di vita media di un sessantacinquenne è salita a 21,6 anni, il valore più alto dal 2019. E l’età della pensione, per riequilibrare, dovrebbe salire di tre mesi. La Lega di Matteo Salvini non ne vuole sentir parlare. Ha subito detto che lo scalino verrà neutralizzato e lo stesso Giorgetti non ha subito chiuso la porta, come suo solito.
Pensioni, non aumentare l’età di uscita dal lavoro costa 3 miliardi
Il fatto è che la rinuncia all’adeguamento, che porterebbe l’età pensionabile a 67 anni e tre mesi, costa un sacco di soldi che non ci sono, 3 miliardi di euro l’anno a regime, come ha chiarito l’inflessibile Ragioniere Generale dello Stato, Daria Perrotta. In più, senza l’adeguamento dell’età della pensione alle speranze di vita, i contributi accantonati da ciascun lavoratore garantirebbero, per un periodo più lungo ed applicati i coefficienti di rivalutazione, assegni pensionistici sensibilmente più bassi.
Salvo solo chi ha già 64 anni
Si studiano, dunque, tutte le ipotesi che possano evitare lo scalino a più persone possibile senza scassare i conti. Una di queste prevede la «grazia» dei tre mesi solo per chi, andando in pensione dal 2027 avesse già 64 anni d’età. Un’altra strada potrebbe essere quella di avvicinarsi gradualmente al punto di equilibrio. L’età pensionabile potrebbe dunque aumentare di un mese nel ’26, di due mesi nel ’27 e di tre mesi solo nel ’28. Tutto questo, ovviamente, servirebbe a contenere i costi dell’operazione.
Al via il confronto sulle pensioni
La trattativa, al di là delle soluzioni tecniche, è delicata, e non resterà per molto tempo sotto traccia. Domani iniziano le audizioni parlamentari sul Dpfp, con Istat, Bankitalia, Upb, Corte dei Conti. Mercoledì sarà la volta di Giorgetti, e lo stesso giorno in Consiglio dei ministri si farà una prima verifica politica sui contenuti della Legge di Bilancio. Venerdì Giorgetti sarà in Lussemburgo per incontrare i suoi colleghi e la Commissione, e la sera riceverà i nuovi voti sul bilancio dall’agenzia di rating Standard and Poor’s.
Sono tutti passaggi in grado di influenzare il negoziato sulle pensioni che si sta svolgendo nelle retrovie della maggioranza.
Rottamazione delle cartelle e contributo alle banche: gli altri due nodi
In parallelo a quello sulla nuova rottamazione delle cartelle esattoriali, e al contributo da chiedere alle banche, altri due temi sui quali la Lega tiene sulle spine gli alleati di governo. Salvini non ha nascosto di puntare a un prelievo molto sostanzioso sugli istituti di credito, fino a 5 miliardi. I margini per un intervento che non incida sui conti economici nel ’26 sono molto più contenuti, 1-1,5 miliardi di euro, sempre col posticipo degli sgravi fiscali. Forza Italia fa argine alla Lega, Fratelli d’Italia ancora non prende posizione. La partita del resto è appena iniziata.