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 2025  ottobre 06 Lunedì calendario

Il whisky più vecchio di sempre

È sgorgato da un alambicco di rame in una fredda giornata di febbraio, mentre i Messerschmitt della Luftwaffe rigavano i cieli grigi di Scozia durante la Seconda guerra mondiale. È stato messo in una botte di rovere americano, al riparo fra altre centinaia di barili, in un magazzino silenzioso a poche miglia dal fiume Spey, dove i salmoni erano più numerosi di ora. È rimasto lì, accudito e protetto dai suoi fratelli barili, mentre il Novecento è infuriato, si è incendiato e infine si è adagiato nel nuovo millennio. E oggi, dopo 85 anni, è finito in 125 decanter di design, per diventare il whisky più vecchio di sempre.
Non capita tutti i giorni di assaggiare la storia. Anche perché – al di là delle iperboli per cui tutto è storico, mitico o straordinario – non sono molti i prodotti di consumo che portano in sé il senso del tempo che passa. È senz’altro il caso però di parlare di storia davanti al Glenlivet 85 anni presentato la scorsa settimana a Parigi, a margine del Whisky Live, la più grande manifestazione del mondo dedicata ai distillati. A lanciarlo, l’etichetta di imbottigliatori indipendenti scozzesi di Gordon & MacPhail, che da 130 anni seleziona barili eccezionali.
D’altronde, il single malt da anni infiamma le aste e appassiona i collezionisti, sempre in cerca di espressioni da record. Come il Macallan 60 anni Valerio Adami, la bottiglia più costosa mai venduta (2,7 milioni di dollari da Sotheby’s nel 2023), la bottiglia più antica, rinvenuta nel Blair Castle e distillata nel 1833, o la bottiglia più grande mai realizzata: alta 180 cm, contiene 311 litri di Macallan.
Ma il Guinness è spesso fuffa, mentre questo whisky è tremendamente serio. Prodotto in una delle storiche distillerie scozzesi dello Speyside, è realizzato in soli 125 esemplari: decanter disegnati dall’architetto Jeanne Gang per la serie «Artistry in oak». Prezzo: 125mila sterline.
Non è la prima volta che Gordon & MacPhail, guidata oggi dalla quarta generazione della famiglia Urquhart, rilascia whisky «matusalemme». Era successo nel 2020 con un altro Glenlivet, stavolta di 80 anni, e nel 2015, con il Mortlach Generation invecchiato 75 anni. Il problema, con maturazioni così lunghe, è che il legno spesso sovrasta le note del distillato. Gli appassionati abbastanza fortunati da averne provati diversi, sostengono che spesso whisky così vecchi siano straordinariamente aromatici all’olfatto, ma tendano all’amarezza o alla debolezza al palato.
Ecco, la magia in questo caso sta proprio qui. Ovvero nella sorprendente freschezza delle sensazioni che si sprigionano dal bicchiere. Perché il legno è presente ma elegantissimo, e non sovrasta mai le note fruttate, tropicali e floreali del malto. L’esperienza è straniante. Richard Urquhart sostiene sia merito della quercia bianca americana, che al contrario di quella europea è meno tannica.
Inoltre, il fatto che la botte fosse «riparata» da altre sorelle ha portato a una maturazione più lenta. Fatto sta che al palato il whisky è ancora vivace, pieno di grazia e con una infinità di sfumature che qui non vale la pena enumerare. Perché la storia si vive e al massimo si commenta, non si viviseziona.