repubblica.it, 6 ottobre 2025
Dal trionfo di Le Pen alle europee al governo degli 836 minuti: i 16 mesi della crisi francese
“Siamo pronti ad andare al potere e a risollevare la Francia!”. È la sera del 9 giugno del 2024, l’inizio della grande crisi politica francese, e così la leader dell’estrema destra Marine Le Pen si rivolge ai suoi sostenitori poche ore dopo il terremoto provocato dai risultati delle elezioni europee.
Giugno 2024: Le Pen trionfa alle europee
Il suo Rassemblement national ha trionfato con il 31,37% dei voti, umiliando la coalizione Ensemble del presidente della Repubblica Emmanuel Macron, fermatasi al 14,60%, poco sopra la sinistra riformista di Raphaël Glucksmann e quella radicale di Jean-Luc Mélenchon. Il capo dello Stato ne ha preso atto e ha annunciato la dissoluzione dell’Assemblea nazionale e l’immediato ritorno al voto. Da allora tutto è cambiato. E nulla è cambiato.
Luglio 2024: il fronte anti-Le Pen alle legislative
Il 29 e il 30 giugno del 2024, in piena organizzazione delle Olimpiadi di Parigi, la Francia va alle urne nel primo turno delle legislative. La grande novità rispetto alle europee è che le sinistre, nonostante le polemiche e i disaccordi seguiti alla dissoluzione dell’alleanza Nupes nel 2023, riescono stavolta a unirsi nel Nuovo fronte popolare, che vede dunque nella stessa coalizione La France Insoumise, i socialisti, Place Publique, gli ecologisti e i comunisti. Ma anche a destra c’è movimento. Il leader dei repubblicani, Eric Ciotti, annuncia un’alleanza con Marine Le Pen provocando la spaccatura del proprio partito: alla fine Ciotti viene destituito ma crea una formazione che si allea con il Rassemblement, a cui intanto si ricongiungono anche figure in uscita dall’estrema destra di Eric Zemmour, tra cui Marion Maréchal, nipote di Marine Le Pen.
Il Rassemblement ha il vento in poppa secondo i sondaggi, e già annuncia che in caso di vittoria con maggioranza assoluta il suo candidato leader Jordan Bardella dovrà essere nominato primo ministro. Il primo turno conferma le previsioni: l’estrema destra incassa il 33% dei voti, davanti al 28% delle sinistre, mentre Renaissance – la formazione di Macron guidata dal premier uscente Gabriel Attal – si ferma al 21%, con i repubblicani al 9%. I giochi però sono ancora aperti: al secondo turno del 7-8 luglio sono previsti ben 306 “triangolari”, sfide a tre in cui la desistenza di un centrista o di un progressista in chiave anti-Rn può far perdere il candidato dell’estrema destra.
Nonostante le polemiche, la strategia funziona e, tra la sorpresa generale, il Nuovo Fronte popolare vince le elezioni con 180 deputati, davanti ai 163 di Rn, i 143 dei macroniani e i 66 della destra repubblicana. La vittoria dei lepenisti è scongiurata, ma nell’Assemblea non si riesce a formare una maggioranza, anche a causa della profonda diffidenza – o inimicizia – tra la sinistra radicale di Mélenchon e i macroniani.
Settembre 2024: il governo Barnier
L’alleanza della sinistra è arrivata prima e chiede di nominare un primo ministro che venga dai propri ranghi, ma Macron non ci sta e il 28 agosto del 2024 boccia il nome della socialista Lucie Castets. Nei giorni successivi si diffonde la notizia di un possibile incarico all’ex premier socialista Bernard Cazeneuve, che però divide la sinistra. Così il 5 settembre Macron nomina primo ministro Michel Barnier, repubblicano, ex commissario europeo e capo negoziatore della Ue per la Brexit. Barnier è un profilo alto, ma viene dalla destra, e la France Insoumise scende subito in piazza contro la sua nomina. Il 21 settembre presenta il suo esecutivo e si dice pronto al dialogo con i sindacati sulle pensioni. È però un governo debole, sostenuto da una minoranza composta da macroniani e repubblicani e attaccato da sinistra per una finanziaria improntata all’austerità.
Un mese dopo supera la prima mozione di sfiducia presentata dalla sinistra, mentre le agenzie internazionali lanciano l’allarme sui conti della Francia. Il 4 dicembre il governo Barnier già cade, sfiduciato da gran parte delle sinistre e dall’estrema destra.
Dicembre 2024: Bayrou primo ministro
Si torna ai negoziati tra i partiti, con sullo sfondo lo spettro di una crisi finanziaria.E Macron sceglie di nuovo un nome nel centrodestra. Stavolta tocca al centrista François Bayrou essere scelto come premier, il 13 dicembre. Nel governo, anch’esso di minoranza, entrano anche due ex primi ministri, Manuel Valls ed Elisabeth Borne. La Francia rimane nel caos, e ad aggiungere tensione e instabilità al quadro politico il 31 marzo Marine Le Pen viene condannata a quattro anni di carcere e a cinque anni di ineleggibilità con effetto immediato, il che le impedirebbe di candidarsi alle elezioni presidenziali del 2027. Anche questo esecutivo ha però vita breve: lo stesso Bayrou convoca per l’8 settembre un voto di fiducia, che non passa per l’opposizione delle sinistre e dell’estrema destra: ben 364 contrari e solo 194 favorevoli.
Settembre 2025: la meteora Lecornu
Il 9 settembre Macron nomina premier Sebastien Lecornu, ministro della Difesa dal maggio 2022 e del suo stesso partito. Il clima nel Paese è sempre più teso, tra scioperi generali e le manifestazioni di piazza del movimento “Blocchiamo tutto”. Un’altra sentenza poi scuote il Paese: il 25 settembre l’ex presidente Nicolas Sarkozy è condannato a 5 anni per i finanziamenti elettorali ricevuti dall’ex leader libico Muammar Gheddafi, e dovrà andare in carcere prima dell’appello.Il 5 ottobre Lecornu annuncia i componenti del suo esecutivo, ma meno di 24 ore dopo, in seguito alle reazioni delle forze che lo sostengono, dà le dimissioni. È durato solo 836 minuti, un record che dà la misura della grande crisi francese.