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 2025  ottobre 06 Lunedì calendario

La storia di Ed Gein, il «macellaio di Plainfield» che creava soprammobili con i resti delle donne uccise

Qualcuno potrebbe conoscerlo con il nome di «Macellaio di Plainfield», qualcun altro solo come Ed Gein, mentre altri – forse la maggior parte – potrebbero essere incappati nella sua storia in maniera indiretta, attraverso i personaggi a lui ispirati, come Hannibal Lecter de Il silenzio degli innocenti, Norman Bates di Psycho o Bloody Face di American Horror Story.
Ora la sua storia, atroce e traumatica, è protagonista della nuova serie ideata da Ryan Murphy «Monsters: La storia di Ed Gein», dopo che nel 2022 aveva trovato grande successo raccontando la vita di un altro famoso criminale: Jeffrey Dahmer.
La storia di Gein
A differenza di Dahmer però, Edward Gein si è macchiato, tra il 1954 e il 1957, di soli due omicidi. Eppure, la sua storia è più inquietante di quanto appare. Cresciuto in una fattoria isolata del Winsconsin, e ossessionato dalla figura della madre, gli viene diagnosticata una schizofrenia in seguito al ritrovamento in casa sua di nove corpi di donne riesumati, mutilati e usati per realizzare manufatti per l’arredamento.
L’infanzia in fattoria
Ed Gein è nato nel 1906 a Plainfield, nel Wisconsin, ed è cresciuto in una fattoria di 155 acri, isolato dal mondo, in compagnia del fratello Henry, del padre George, alcolizzato e violento, e della madre Augusta, autoritaria e incline al fondamentalismo religioso. Gein è cresciuto senza amici, ossessionato dalla figura della madre, che gli ha insegnato ad avere paura delle donne e che il sesso è uno strumento del demonio, accettabile solo per la procreazione. 
Usciva di casa solo per andare a scuola, poi rientrava e si dedicava ai lavori domestici. Secondo gli insegnanti e i compagni di classe era un ragazzo timido con degli strani manierismi, come una risata totalmente causale.
I sospetti sulla morte del fratello
Il suo mondo crolla improvvisamente quando, nel 1945, la madre muore per delle complicanze in seguito a un ictus. Edward ha 39 anni e non gli è rimasto nessun altro al mondo. Solo cinque anni prima aveva perso il padre, morto per una cirrosi epatica, mentre l’anno prima il fratello era rimasto vittima di un incendio nella proprietà.
Sulla morte del fratello ci sono dei dubbi. Edward raccontò di aver perso di vista l’uomo durante l’incendio alla fattoria, ma poi fu in grado di indicare con precisione dov’era il corpo. In più, era evidente che Henry avesse subìto un trauma alla testa, ma il perito locale archiviò la morte come asfissia. 
Proprio da questo fatto parte la serie di Murphy, come un evento chiave per capire le motivazione alla base dei crimini di Ed. Poco prima di morire, infatti, pare che George avesse raccontato al fratello di volersi fidanzare con una donna divorziata e già madre di due bambini. Ed lo aveva messo in guardia: la madre non avrebbe approvato niente di quella storia, gli aveva detto; ma George lo aveva rassicurato e si era fatto promettere che se ne sarebbe andato anche lui da quella casa, scappando dalla madre «disturbata». 
Ed, probabilmente arrabbiato per quelle parole cattive, l’ha colpito in testa con un bastone? Murphy lascia intendere che non fosse cosciente di quello che stava facendo, sulla base di quell’«incapace di intendere e di volere» che ritornerà durante il processo.
Ora, rimasto solo nella fattoria, Ed decide di sbarrare con assi di legno le stanze usate dalla madre – come la camera da letto e il salotto – in modo da mantenerle intatte e pulite, come dei mausolei, mentre si ritira nelle stanze restanti, lasciando che la casa diventi sempre più squallida.
L’amicizia con Gus
Dopo la scomparsa dei suoi familiari, per Ed comincia l’ossessione per la morte. Legge libri sulla tassidermia e la dissezione dei cadaveri, oltre a riviste pulp e storie di avventura che coinvolgono cannibali o atrocità naziste. 
Finché qualcosa non cambia, e dalla lettura passa ai fatti: durante il giorno sfoglia i giornali alla ricerca dei necrologi, la notte va in cerca delle tombe delle donne di cui ha letto, passando ore a fantasticare su cosa ci fosse dentro alle bare chiuse.
Durante una di queste sere incontra Gus, un ragazzo con un grave ritardo mentale a cui racconta le sue fantasie. La loro amicizia però dura poco, e quando Gus viene ricoverato in un manicomio qualcosa in Ed si spezza. È di nuovo solo.
La scomparsa di Bernice Worden
Passano gli anni, la gente in città sa che Ed è un tipo solitario, strano, che vive grazie ai sussidi statali nella fattoria di famiglia; ma non pensa sia in grado di fare del male a qualcuno. Almeno non fino al 16 novembre 1957.
È pomeriggio. La porta del negozio di ferramenta della città è chiusa, un fatto strano dato che la sua proprietaria, Bernice Worden, la apre puntualmente ogni mattina alle 9. A dare l’allarme è il figlio Frank, vice-sceriffo di Plainfield che, entrando nel negozio, nota una grande macchia di sangue per terra e il registratore di cassa aperto e vuoto. Secondo una ricevuta di pagamento, Ed era stato in negozio la sera prima per comprare un gallone di liquido antigelo che avrebbe poi dovuto ritirare quella mattina.
I manufatti realizzati con resti umani
Lo sceriffo si reca così alla fattoria per fargli qualche domanda, ma una volta dentro quello che trova è una scena raccapricciante. Il corpo decapitato della madre si trova in un capannone dentro alla proprietà, appeso per le gambe. Dentro la casa poi, vengono trovati mostruosi manufatti realizzati con resti e pelle umana: ciotole ricavate da teschi, nove vagine confezionate come soprammobili, una scatola di scarpe con quattro nasi dentro, una cintura di capezzoli femminili, leggins realizzati con pelle di gambe umane e la testa e il cuore di Bernice Worden riposti in un sacchetto di plastica davanti alla stufa, oltre ad alcune maschere realizzate con la pelle del volto di diverse donne.
A quel punto l’arresto è dovuto. Una volta in manette Gein – al tempo 51enne – confessa gli omicidi di Bernice e di Mary Hogan, scomparsa tre anni prima. Il volto di Mary era diventato una di quelle maschere che Ed indossa di notte. Per quanto riguarda gli altri resti invece, racconta di essersi trovato più volte nel cimitero di Plainfield in stato confusionale, trafugando alcuni corpi – o parte di essi – con l’intento di realizzare un abito umano che assomigliasse all’amata madre. In tutto si contano nove corpi riesumati di donne con cui Ed negò di aver mai avuto rapporti sessuali perché «puzzavano troppo».
Una dichiarazione in particolare fa preoccupare i vicini di casa, da cui Ed si presentava offrendo piatti di carne di cervo. Durante le confessioni alla polizia, infatti, assicura di non aver mai ucciso un cervo in vita sua, lasciando così intendere che la carne che cucinava fosse umana.
La diagnosi e la condanna
Le autorità provano a incastrarlo anche per altri casi irrisolti avvenuti in Winsconsin, ma i test della macchina della verità lo scagionano da qualsiasi altro omicidio e i suoi psichiatri arrivano alla conclusione che le violenze perpretrate da Gein erano rivolte solo verso donne che fisicamente assomigliavano alla madre.
Il 21 novembre 1957 viene accusato di omicidio di primo grado, lui si dichiara non colpevole per infermità mentale. Subito dopo gli viene diagnosticata la schizofrenia e di conseguenza, ritenuto non idoneo a un processo, viene spedito in manicomio. I medici sperano di riuscire a guarirlo quanto basta per riuscire a portarlo di fronte a un giudice.
E infatti, nel 1968, dichiarono che è «mentalmente in grado di conferire con un avvocato e partecipare alla sua difesa»: il 7 novembre inizia il processo, tenutosi senza giuria su richiesta della difesa. Dopo una settimana, il giudice lo dichiara colpevole. Poco dopo si tiene un secondo processo, incentrato questa volta sullo stato di salute mentale dell’imputato. Questa volta, sulla base della testimonianza dei medici e il lavoro della difesa, lo stesso giudice lo dichiara «non colpevole per infermità mentale», ordinando il suo ricovero al Central State Hospital for the Criminally Insane. Gein scampa alla pena di morte su sedia elettrica.
Gein morirà in manicomio il 26 luglio 1984, a 77 anni, per le conseguenze di un cancro ai polmoni. Il suo corpo viene sepolto nel cimitero di Plainfield accanto ai genitori e al fratello. Nello stesso posto dove anni prima aveva trascorso notti a dissoterrare cadaveri.