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 2025  ottobre 04 Sabato calendario

"Il pepe sui bicchieri e le moto d’acqua. Zio Ayrton mi manca, ma non morirà mai"

«Se oggi zio fosse qui, sarebbe orgoglioso di noi». Le lacrime escono facili quando il ricordo di Ayrton salta alla mente. Bianca Senna, 46 anni, presidente di «Senna Brands», l’azienda che gestisce i diritti legati al nome e all’immagine del leggendario pilota brasiliano, non riesce a trattenerle quando ripensa a lui. Di fronte alla McLaren con cui «Magic» vinse il Gp di Monza ’90, regalata da Ron Dennis e sistemata all’interno dell’istituto di San Paolo da lui lanciato prima di morire, si lascia andare a lunghi ricordi. Lo fa mentre tocca la vetrina con il casco che il tricampeão indossò proprio in quell’occasione.
Bianca, Ayrton è sempre nella sua mente?
«Lo sogno spesso, i ricordi non sbiadiscono mai. Come quando tornava in Brasile dopo le gare e riuniva la famiglia ad Angra dos Reis. I suoi allenamenti in riva al mare erano infiniti, così come i momenti di riservatezza, quando voleva stare da solo. Amava dormire. Ma era una persona sociale, inclusiva, adorava fare gli scherzi».
Ad esempio?
«Prima di sederci a tavola, si divertiva a cospargere di pepe il bordo dei bicchieri... Così chi beveva, finiva per tossire all’infinito (ride). Lo ricordo però anche per la sua perseveranza, determinazione».

Racconti.
«Mi è rimasto impresso un episodio, avrò avuto quattro anni e mio zio mi insegnò a usare le moto d’acqua. Ricordo che ci allenammo tutto il pomeriggio e nonostante fossi stanca mi disse “se non fai almeno quattro cerchi in mare non torniamo a casa”. Da quella lezione ho capito i valori con i quali otteneva le vittorie in pista. Mi ripeteva spesso di non mollare mai».
Conserva qualcosa di lui?
«Tantissime cose, ho a cuore però un orologio che la Tag Heuer gli regalò dopo una vittoria».
Il rapporto con la sorella Viviane (presidente dell’Istituto), sua madre, è sempre stato speciale.
«La cercava, le chiedeva consigli e viceversa. Zio era molto intelligente, intuitivo, già a scuola capiva le cose al volo. Una volta entrambi avevano un esame da passare e mamma studiò per mesi, Ayrton solo un quarto d’ora: promossi entrambi».
Ha continuato a seguire la F1?
«Certo, anche dopo l’esperienza in pista da manager di mio fratello Bruno (ex pilota Hrt, Renault e Williams, ndr). Sono una tifosa della McLaren».
L’Istituto Senna aiuta oltre 39 milioni di bambini brasiliani, accompagnandoli nella crescita e nella formazione. Suo zio condividerebbe tutto quanto è stato fatto?
«Ne sarebbe orgoglioso (si commuove). Ayrton sognava un Paese in cui tutti avessero l’opportunità di crescere alla pari. Lo ripeteva spesso e prima dell’incidente di Imola diede il via al progetto, nato lo stesso anno».
Lei dirige «Senna Brands», che gestisce anche il fumetto «Senninha». Come lavorate nel complesso?
«Non vendiamo solo prodotti: vendiamo ispirazione, simboli tangibili della determinazione di Ayrton come magliette, orologi, braccialetti o cover per cellulari. Attraverso questi prodotti, serie animate, documentari, social, videogiochi ed esperienze, diffondiamo questa missione. Ci aiuta anche il ricordo di altri piloti, come quello commovente di Vettel sotto la pioggia prima di Imola 2024. Tutto serve a far arrivare la sua filosofia alle nuove generazioni e agli adulti».
Quali sono i vostri numeri?
«Abbiamo più di 65 partner internazionali, tra cui Ducati e Tag Heuer, e centinaia di prodotti con licenza. Negli Stati Uniti stiamo assistendo a una crescita importante, specialmente tra la Generazione Z, dove 6 su 10 già conoscono Ayrton e si connettono in qualche modo con il suo messaggio. Questo significa che un fan non è solo chi l’ha visto correre».
Si aspettava che nel trentennale dalla morte, nel 2024, Ayrton venisse ricordato con tanta emozione?
«È stata una grande sorpresa, soprattutto in Italia. Anche se Ayrton non ha mai corso per la Ferrari, è uno dei Paesi dove è più amato. Per tante persone è un eroe, una figura che continua a ispirare. La forza del suo lascito è senza tempo, noi semplicemente continuiamo a raccontare la sua storia».
Due piloti su tutti si ispirano a lui: Antonelli e Hamilton.
«Quando Kimi è venuto qui è rimasto senza parole. Ma non dimenticherò mai Lewis, che ci ringraziò dopo aver guidato l’anno scorso la monoposto di Ayrton a Interlagos. Durante il giro d’onore, quando sventolò la bandiera, in famiglia piangevamo mentre il pubblico è rimasto in silenzio, come a rivivere le emozioni del Gp del 1991, la prima vittoria in casa. Il suo programma Mission 44 si inserisce perfettamente nello spirito del nostro lavoro, mio zio lo ha ispirato». —