la Repubblica, 5 ottobre 2025
Luciana Littizzetto: “Con Fazio è come essere sposati, far ridere è difficile”
«Ammiro le persone che sono salite sulle barche per Gaza. Sì, è un gesto politico», dice Luciana Littizzetto, «i governi non hanno fatto niente, tante parole a vuoto. Invece c’è la realtà: gente che ha alzato il culo, si è messa in mare facendo parlare tutto il mondo. Applausi. Non sono irresponsabili, sono coraggiosi». Parla con passione, ammette che lei, tutto quel coraggio non ce l’avrebbe. «Posso usare la lingua, è un’arma anche quella». Stasera torna con Fabio Fazio a Che tempo che fa sul Nove, edizione numero 23.
Ancora insieme, ci sono matrimoni che durano meno.
«Mi dà una sensazione di famiglia. Quando mi incontrano mi chiedono: non c’è Fabio? Come se fossimo siamesi o sposati. La gente pensa che facciamo le vacanze insieme, non è così. Curiamo insieme un presidio di resistenza e siamo molto grati per questo».
Cosa la rende fiera?
«Il fatto che il pubblico ci abbia seguito dalla Rai sul Nove è il segnale di un legame, del riconoscimento che la nostra sia una trasmissione autentica e autorevole. Anche se non condividono tutto, apprezzano il tono. Parlare di politica sta diventando così violento, rabbioso. Se discuti di guerra con i toni della guerra non va bene. Ci vuole una capacità di comprensione diversa».
Oggi cosa raccontano le piazze?
«Che esiste la solidarietà e non è malevola: non sciopero per il weekend lungo ma perché ci credo. Si partecipa, tutti insieme, ed è commovente».
Lei porta un sorriso in un momento complicato.
«Il mio ruolo è quello di alleggerire, pensavo che, diventando più vecchia, fosse più semplice, invece è complicato. A volte pensi di essere inopportuna ma la gente ha anche bisogno di leggerezza».
Perché sognava di fare la comica?
«Ho iniziato pensando di fare doppiaggio ma non ho una voce così bella, potevo solo fare i bambini. Se hai qualcosa che ti sfrigola dentro devi provarci, mi sono iscritta a una scuola di teatro. Mi dicevo: “Solo un anno, sono laureata: se non ne vengo a capo, faccio altro”. Devi avere qualcuno che si accorge di te, che ti vede, e per me è stato Bruno Voglino. Quando incrocio ragazzi bravi nella scrittura, li segnalo in tutti i modi».
Con le sue ironiche “letterine”, affronta temi seri. È dura far ridere?
«Molto. La “letterina” mi consente di calibrare bene le parole, che sono pericolose. Sei sempre in un terreno super minato, però puoi oscillare tra cose profonde e leggere».
Due anni fa replicò a Giorgia Meloni (aveva dichiarato che “una donna che mette al mondo almeno due figli ha già offerto un importante contributo alla società”) che, a prescindere dai figli, se le donne pagano le tasse il contributo alla società lo danno. Oggi cosa le direbbe?
«La stessa cosa. La maternità è un’attitudine, se non te la senti ti rispetto. E poi ci sono tante donne che non possono avere figli. Allora? Questa estate ho trascorso una settimana in Salento. A parte che i pugliesi sono meravigliosi – mangiano, festeggiano qualsiasi cosa, e trombano – ho visto tantissimi bambini. Felicioni, gli compravano certi gelati. Capisci che il miglior modo per affrontare la maternità è essere rilassati e non performanti».
È mai capitato che Fazio le dicesse: “Stavolta hai esagerato” o che lei stessa lo abbia pensato?
«Non mi ricordo casi specifici ma anni fa era tutta una querela. Fabio mi annunciava: “Domani ti querelano, ti scomunicano”. Adesso siamo più rilassati, siamo grandi, però a volte succedono cose strane. Se vuoi trovare il male lo vedi anche dove non c’è. Cito sempre Troisi: sono responsabile di quello che dico, non di quello che non capisci».
Fazio visto da vicino?
«Un secchione, studia tantissimo, ha la mente rapida. È sempre in cerca di una meta più alta».
Le donne famose di 60 anni in genere dicono che stanno meglio rispetto a quando ne avevano 40. Lei ha fatto un elenco di problemi della menopausa che terrorizza. La vive così male?
«Fino a un certo punto, benissimo. Poi, quando mi sono presa la pancreatite, ho subìto una battuta di arresto fisica. È una malattia pesante, ho cominciato a scricchiolare. Sto scrivendo un romanzo su tre donne alle soglie dei 60 anni in cui mi chiedo se la felicità e il benessere siano appannaggio solo della giovinezza, se hai ancora qualcosa a cui ambire o sei panata per sempre».
Non starà esagerando?
«Ma lo sa che i sintomi della menopausa sono 72? Tutta quella roba lì è un’orchestra di cose, non bellissime, devi riaccordare gli strumenti. Ne ridi anche, ma devi farci i conti. E la nebbia mentale, la brain fog? Sei sempre stata sul pezzo, devi dire il nome di uno, sai benissimo chi è, ma non ti viene».
Ha tre figli, cosa impara da loro?
«Hanno una smania di vita pazzesca, quella che avevo io parecchi anni fa, ed è contagiosa: “Devo comprarmi questo”, “hai visto questa serie?”. Ti trascinano».
Ironizza in modo feroce sui rapporti: mai stata romantica?
«Non direi, non mi appartiene. Ma non sono neanche impestata. Però gli uomini non si avvicinano con tranquillità, sembro radioattiva?»