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 2025  ottobre 05 Domenica calendario

Orsini incalza Giorgetti: “Non serve un ministro da copertina per la Ue”

Lo scontro è aperto. Confindustria punta dritta contro Giancarlo Giorgetti e il suo rigore di bilancio, proprio nei giorni in cui si scrive la manovra. «Scendere sotto il 3% di deficit va bene, ma a noi non serve un ministro della copertina più bella d’Europa», affonda il presidente Emanuele Orsini davanti a mille imprenditori riuniti a Gambellara per l’assemblea generale di Confindustria Verona e Vicenza.
Il ministro dell’Economia non c’è, invitato e atteso, ma assente. E il presidente degli industriali ne approfitta per segnare la distanza. Accanto a lui c’è Adolfo Urso, ministro delle Imprese, a cui chiede una mano «per farlo capire» al collega del Mef. La sfida è diretta: i saldi di finanza pubblica non bastano, servono soldi veri e regole più semplici per permettere alle imprese di crescere.
La media del pollo sui salari
«Abbiamo chiesto 8 miliardi per i prossimi tre anni», insiste Orsini, convinto che il modello da replicare sia quello delle Zes: «Con 5,6 miliardi in due anni abbiamo generato 28 miliardi di investimenti». Poi continua ad attaccare. Brucia l’invito di Giorgetti alle imprese ad alzare gli stipendi. Risponde Orsini stizzito: «Troppo facile fare la media del pollo. I nostri sono i contratti che pagano meglio».
E ancora sul nodo energia: «Con l’inverno alle porte la parola d’ordine è disaccoppiamento dal gas. Non possiamo pagare ancora questi prezzi. Le misure a tempo sono uno spreco di denaro, ci vuole una riforma strutturale che garantisca competitività alle imprese». Insomma, una stilettata dopo l’altra. Come quando chiude citando il Pnrr: «Se togliessimo i soldi del Piano 2025-26 avremmo un -0,2% di Pil. Per fortuna c’è stato, ma ci serve altro».
Il flop di Transizione 5.0 e il Libro Bianco
Brividi in platea. Dallo stesso palco lo scontro prosegue sul piano degli incentivi con Barbara Beltrame Giacomello, presidente di Confindustria Vicenza: «Transizione 5.0 è stato un flop – attacca guardando Urso – con appena 800 milioni richiesti su oltre 6 miliardi di dotazione». Replica lui: «In poco più di un anno assorbirà 2,5 miliardi, più del debutto di Industria 4.0. Decidete voi quale ha funzionato di più».
E rilancia con un nuovo incentivo nazionale, stabile e flessibile, «libero dai vincoli europei» e aperto anche alle imprese energivore, oltre a un libro bianco Made in Italy 2030 che definirà la politica industriale dei prossimi cinque anni. Sembra troppo poco per questa Confindustria.