Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  ottobre 05 Domenica calendario

Trionfa il populista Babis (contrario agli aiuti a Kiev). Il ritorno del «Trump ceco»

Applausi, abbracci, calici alzati, balli: nel cuore di Praga si festeggia sulle note degli italici Ricchi e Poveri. La loro «Sarà perché ti amo» sembra ormai diventata la colonna sonora della vittoria del tycoon populista Andrej Babis, che alla vigilia del voto si era mostrato sui social a intonare il brano. Una vittoria annunciata quella del Trump ceco, come si definisce lui, che si pregusta un altro mandato da premier, dopo il primo finito male nel 2021.
I risultati hanno superato le già rosee previsioni: il suo partito Ano-Azione del cittadino scontento sfiora il 35% e stacca di oltre 11 punti la coalizione Spolu di centrodestra e filo Ue guidata dal premier Petr Fiala, professore di scienze politiche convinto che occorra sostenere l’Ucraina per stare «dalla parte giusta della Storia». L’affluenza al 68%, la più alta dal 1998, sembra aver premiato l’oligarca.
Allarmi e sconfitti
Non stupisce che, in un clima di tensione per le minacce ibride russe sui cieli dell’Est Europa – anche all’aeroporto di Praga venerdì sera è scattata l’allerta droni —, gli altri grandi perdenti di questa consultazione siano le formazioni anti-Nato e anti-Ue: la formazione di ultra destra Spd e i comunisti filo russi di Stacilo (Basta) che escono dall’emiciclo perché non hanno superato il 5%.
Un risultato «storico» ha gongolato Babis, che ha annunciato l’intenzione di formare un governo monocolore con il sostegno dei «Motoristé», il piccolo partito di centro destra filo occidentale ma contrario alle politiche verdi della Ue, che con il suo quasi 7% debutta in Parlamento anche se è già partner a Bruxelles dei Patrioti, il gruppo di Orbán, del RN di Le Pen, della Lega e dell’AfD. Babis non è filo russo ma è contrario a impegnarsi per l’Ucraina, vuole tagliare gli aiuti militari, è contrario all’aumento della spesa militare: una virata che fa il gioco di Mosca e preoccupa molte cancellerie europee. Dall’Italia esulta su X Matteo Salvini: «Il nostro amico Babis si prepara a guidare un governo che metterà al centro il contrasto all’immigrazione clandestina, il no alla guerra e lo stop alle folli scelte di Bruxelles».
I numeri per ora non tornano: Ano ha ottenuto 81 seggi, con i 13 dei «Motoristé» arriverebbe a 94, gliene mancano dunque almeno 7 per ottenere la maggioranza alla Camera dei deputati. «Non sarà un problema per lui assicurarsi l’appoggio di deputati di altri partiti, mi aspetto che qualcuno si sposti dalla coalizione del premier o dall’Spd» spiega al Corriere il politologo Jiri Pehe, direttore del centro accademico della New York University a Praga.
Ma c’è una questione preliminare molto più complicata di cui dovrà dar conto al presidente Petr Pavel, un ex generale della Nato, che lo riceverà oggi al Castello di Praga: il conflitto di interesse per i suoi legami con Agrofert, il gruppo agroalimentare da miliardi di euro da lui fondato e guidato fino al 2014 e poi affidato a fondi fiduciari, di cui conserva la proprietà. Il tycoon ha dichiarato che, in caso di vittoria, adotterà le misure necessarie. Ora dovrà spiegare quali. Babis rischia anche una condanna per frode per aver utilizzato due milioni di euro di fondi europei per costruire con le sue aziende un resort di lusso: il caso era stato archiviato, ma la Corte Suprema ne ha ordinato la riapertura quest’anno.
Il nodo dell’immunità
«Questo è un caso che segnerà la politica ceca» dice al Corriere Jaroslav Kmenta, giornalista investigativo e scrittore di bestseller, alcuni approdati sul grande schermo. «Alla prima seduta della Camera, verrà presa una decisione sulla richiesta di revoca dell’immunità di Babis. Per evitare che passi, dovrà convincere i deputati fuori dal suo partito a sostenerlo. Potrebbe offrire loro in cambio incarichi in aziende statali o incarichi nell’apparato statale».
Il suo ritorno trionfale è una rinascita politica: alla fine del suo primo mandato si erano levate proteste di massa contro di lui. Ora molti elettori sfiancati dal carovita, hanno messo da parte il rancore per i suoi infiniti scontri giudiziari, conquistati non solo dalle sue promesse populiste, come quella di anticipare e aumentare le pensioni, ma anche dal suo carattere guascone. «Canta, balla, offre ciambelle alla gente, promette soldi. Oppure si fa fotografare spesso con i cani. I cechi amano i cani» racconta Kmenta, autore di «Boss Babis» e «Babišovo Palermo», dove racconta come questo magnate incarni il modello dell’oligarca post-comunista che ha costruito la sua fortuna negli anni Novanta attraverso le privatizzazioni selvagge dopo la rivoluzione di Velluto. Dietro la retorica anti-élite si nasconde un programma neoliberista. Il suo euroscetticismo moderato serve a intercettare il malcontento popolare. «E Sarà perché ti amo è famosa qui perché è un inno negli stadi italiani, ma lui non segue il calcio, è un’operazione di marketing».