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 2025  ottobre 04 Sabato calendario

Intervista a Samira Lui

La più guardata. Samira Lui è la donna televisiva del momento. Tutte le sere appare su Canale 5 accanto a Gerry Scotti alla Ruota della Fortuna, in queste settimane il programma più visto: è arrivato a 5 milioni e mezzo di spettatori e batte costantemente i pacchi di Stefano De Martino. Fino a un mese fa avrebbero dato del pazzo a chi avesse osato pronosticarlo. Mamma italiana, papà senegalese, nome arabo («una prima versione dice che vuol dire principessa, ma la variante che preferisco è che significa “di buona compagnia”: mi si adatta bene»).
Oggi pare brutto dire valletta, ma il suo ruolo a quello assomiglia.
«Bisogna capire l’importanza della gavetta, perché tutti iniziano da un punto e arrivano ad un altro, tutti partono dal basso e vanno avanti. Non si comincia subito dal Festival di Sanremo».
Lei è geometra. Tendenzialmente abbiamo un’idea diversa dei geometri. Come è arrivata a quel diploma?
«In terza media sei molto giovane e ti chiedono troppo presto di decidere cosa farai da grande... Ero molto affascinata dal mondo dell’architettura, dall’interior design e quindi ho deciso di scegliere la strada per diventare architetto».
A scuola?
«Nessun debito o bocciatura. Ero molto peperina, mi piaceva molto il dibattito, il confronto, ero una che rispondeva ai professori, in modo pacato, ma rispondevo».
Che infanzia e adolescenza ha avuto?
«Stupende, serene. Mi dispiace leggere titoli che dicono che il mio passato è stato doloroso, che è stato un trauma... Mio papà se n’era già andato durante la gravidanza, mia mamma ha fatto tutto da sola. Io non ho mai avuto un papà e quindi non posso dire di aver mai sentito la mancanza di una persona che non c’è mai stata: per me era la normalità non avere un padre».
Ha provato a cercarlo?
«Ho provato ma forse lui non è pronto. Ha un’altra famiglia, altri tre figli, mentre io nella sua vita non ci sono mai stata. Magari ha anche paura del mio approccio, anche se ho dimostrato di avere le braccia aperte, di non giudicare. Mia mamma mi ha sempre parlato bene di lui per costruirmi ricordi positivi e sereni».
Cosa le ha insegnato sua mamma?
«Sono cresciuta in campagna, vicino a Udine, in una famiglia di grandi lavoratori, stavo tanto con i nonni, perché mia mamma ha sempre lavorato tanto. La cosa che mi ripete costantemente è di non dare importanza ai soldi. Non mi ha mai fatto mancare niente, ha fatto tanti sacrifici per potermi mandare ai corsi di canto, ballo e recitazione. Toglieva a sé stessa pur di dare a me».
Come è arrivata alla «Ruota»?
«Prima una chiamata e poi un incontro:
- Sai che rifaremo la Ruota?
- Wow, che figata.
Però non avevo capito subito che volevano me».
Un pregio e un difetto che si riconosce?
«Mi piace che tutto funzioni nel mio modo».
Controllista?
«Sì, sono un pochino controllista e spesso mi do fastidio da sola. Credo invece di essere buona: sono sempre disponibile a dare una mano, ad aiutare».
Più accomodante che puntigliosa dunque?
«No, no. Sono puntigliosa, però con le persone con cui ho confidenza».
Più testarda o diplomatica?
«Dipende. Beh comunque sono anche molto testarda».
Riflessiva o impulsiva?
«Sono una che ragiona moltissimo prima di fare qualcosa, prima di parlare, prima di agire. Ci tengo molto a fare le scelte giuste».
Seduttiva o romantica?
«Forse romantica».

È fidanzata da sette anni con Luigi Punzo, ex modello e ora imprenditore.
«Siamo molto innamorati. Io sono una di quelle che aspetta la proposta di matrimonio: non voglio farla io. Anche se in realtà i messaggi subliminali li mando: appena sui social vedo un video con degli anelli, dico subito: ah che bello questo! Però lui non capisce».

Sa com’è, siamo maschi... È una bellissima ragazza, ha successo e popolarità, il rischio di montarsi la testa come lo scaccia?
«Chiamando mia madre. Mi riporta con i piedi per terra, mi mette due macigni, uno a destra e uno a sinistra, ed è subito pentimento».

Un regalo che si è concessa per festeggiare questo momento?
«Niente. Sto cercando di dedicarmi al lavoro, non voglio comprare oggetti che non mi servono».
Più ossessionata dallo specchio o dalla bilancia?
«Lo specchio, tutta la vita. Sulla bilancia non salgo mai: vade retro Satana».
Chirurgia estetica: a favore o contro?
«Ognuno faccia quello che vuole».
E lei cosa vuole?
«Mi sono sottoposta a un intervento al seno e stop. Ho il terrore delle punture. Poi chissà, magari in futuro non servirà più l’ago».
La Samira che uno non si aspetta?
«Abito in un palazzo e il condominio prevede che venga il giardiniere. Io non volevo aspettare perché mi dava fastidio vedere le piante impazzite: mi sono comprata le cesoie e mi sono messa a potare tutte le piante».
Tra Meloni e Schlein chi sceglie?
«Sulla politica mi astengo. Passo».
Il sogno?
«Un programma di intrattenimento musicale».
Un modello?
«Ovviamente la più inarrivabile: Raffaella Carrà».
Quando ha intuito che voleva entrare nel mondo dello spettacolo?
«Fin da piccola. Era un sogno vago ma preciso. Per mia mamma il piano A era lo studio. Io dentro di me, nel mio cuore, nella mia testa, ho sempre saputo che il mio piano A era lo spettacolo».
Terza a Miss Italia nel 2017: una gioia oppure una rosicata?
«Non avevo neanche voglia di partecipare, non mi interessava più di tanto fare la modella. Mi ha spinto mia mamma, io ero incredula, molto piccola e anche parecchio ingenua. Quando sono entrata nelle 30 finaliste, ho pensato: cavolo, quindi andrò in tv».
È anche stata 40 giorni nella casa del «Grande Fratello».
«Tanto tempo per ragionare, per pensare a me stessa, per migliorarsi o anche per peggiorarsi, perché a volte stare troppo chiusi in un posto può farti schizzare. Sono rimasta in gioco il tempo giusto. Sicuramente mi è mancata molto la privacy, ma quando entri lo sai».
Appena 27 anni e ha già lavorato con i volti più noti della tv. Flavio Insinna all’«Eredità».
«Flavio è un pozzo di cultura, un talento poliedrico, è stato il primo maestro, mi dava consigli: ragiona prima di parlare, perché poi in tv le parole rimangono. Leggi, impara, guarda film, osserva per strada: “ruba” e mettilo in pratica».
Carlo Conti a «Tale e Quale Show».
«È una macchina da guerra, velocissimo, ha tempi televisivi incredibili, proprio svizzero. E poi l’aspetto più sconvolgente è che sembra che non lavori, fa tutto con una facilità disarmante».
Ora Gerry Scotti.
«Ci divertiamo, e questo non è affatto scontato. Mi colpiscono la sua leggerezza e l’ironia: rende tutto molto facile per me. Quando ho saputo che avrei lavorato con Gerry ho fatto i salti di gioia, perché lui da sempre fa parte della nostra famiglia: praticamente era a tavola con noi quando cenavo con i miei nonni».
L’incubo ricorrente?
«C’è una stanza infinita, enorme, senza inizio né fine, senza pareti. È piena di fili di lana, tutti colorati, e c’è una pallina – credo di essere io la pallina – che rimbalza di qua e di là, da tutte le parti, ma non riesce mai a uscire».
L’Italia è razzista?
«Non ho mai avuto brutte esperienze, tanto che un mio amico con cui sono praticamente nata e cresciuta, dopo anni – non mi ricordo se in terza media o prima superiore —, mi guarda e mi fa: Sami, non mi sono mai accorto che sei nera. Ero l’unica scuretta della zona, ma nessuno lo vedeva».