repubblica.it, 3 ottobre 2025
Il sogno europeo della Groenlandia: dibattito parlamentare a Nuuk sul futuro del Paese
La Groenlandia sempre più vicina all’Unione europea. Se ne parla in questi giorni al parlamento di Nuuk. “Negli ultimi anni il Paese è diventato sempre più una pedina di un gioco geopolitico molto grande in cui ambizioni e interessi altrui rischiano di diventare più importanti e determinanti dei nostri”, ha scritto nelle motivazioni per la richiesta di apertura del dibattito parlamentare Justus Hansen, rappresentante del partito Demokraatit, al comitato di sicurezza e politica estera.
Ambizioni americane
Interessi ed ambizioni soprattutto americani, da quando Donald Trump all’inizio dell’anno ha dichiarato di “non escludere l’uso della forza” per prendere la Groenlandia, i rapporti fra Nuuk, Washington e Copenaghen sono diventati sempre più tesi. Secondo il giornale danese Politiken, i parlamentari groenlandesi si sono anche allarmati del crescente interesse da parte di investitori americani, nel comprare proprietà sull’isola, tanto che stanno valutando l’adozione di regole più stringenti per transazioni del genere.
“Molti politici hanno sottolineato che in questo scenario, la Ue rappresenta un partner più sicuro e stabile rispetto agli Usa”, spiega Rasmus Leander Nielsen, politologo all’Università della Groenlandia.
Proprio mentre il parlamento a Nuuk affronta il tema, la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha rivelato su X il suo intento di raddoppiare il sostegno economico alla Groenlandia.
Il 60 percento è favorevole all’adesione
Il dibattito politico sembra combaciare con un cambiamento nel sentimento comune sull’isola. In un sondaggio condotto nel 2024, circa il 60 per cento dei groenlandesi si era dichiarato favorevole a una adesione all’Unione europea. Pochi anni prima, nel 2021, il risultato era l’opposto: allora soltanto il 40 per cento era a favore.
“Ci ha sorpreso perché quando fu condotto il sondaggio, l’adesione alla Ue non era un argomento di cui si parlava molto”, spiega Nielsen, ricordando però di non dare troppo peso a un solo sondaggio.
Un rapporto complicato
La Groenlandia è già stata membro dell’Unione, è entrata insieme alla Danimarca nel 1973, ma meno di un decennio dopo, appena conquistato il diritto d’autodeterminazione, Nuuk ha deciso di lasciare l’allora Ec.
Secondo Nielsen era proprio l’adesione alla Comunità Europea a spingere i groenlandesi a chiedere autodeterminazione perché poco conveniente economicamente per la Groenlandia: la decisione danese mise a fuoco il rapporto squilibrato fra Copenaghen e Nuuk. “Il motivo principale per cui la Groenlandia è uscita dall’Unione era economico – per mantenere la sovranità nel ambito della pesca e vendita di pesce”, spiega Nielsen.
D’allora però, la Groenlandia si è sempre avvicinata di più all’Europa, a partire da un accordo sulla pesca fino a una collaborazione sempre più stretta anche in altri ambiti, come educazione, energia e settore minerario. L’anno scorso, l’Ue ha anche aperto un ufficio a Nuuk.
L’ipotesi di un nuovo referendum sull’adesione
Secondo Nielsen, l’esito più probabile della discussione in parlamento è che si decida di valutare come la collaborazione attuale possa essere approfondita. Sottolinea che la Groenlandia deve ancora chiarire le proprie priorità nel rapporto con l’Europa. “Non credo che arriveremo a un altro referendum sull’adesione all’Unione molto presto”, dice Nielsen.
Per Ulrik Pram Gad, dell’Istituto danese di studi internazionale (Diis) a Copenaghen, c’è anche un altro motivo per cui è impensabile che la Groenlandia chieda ora un’adesione all’Unione: se entrasse nella Ue lo farebbe come una parte della Danimarca e questo sarebbe un passo indietro nella lotta per l’indipendenza groenlandese. “Invece di trattare direttamente con Bruxelles come ha fatto finora, Nuuk si troverebbe a dover trattare di nuovo con Copenaghen”, spiega Gad.