Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  ottobre 03 Venerdì calendario

Spagna, le destre attaccano l’aborto. E Sánchez vuole blindare il diritto nella Costituzione

L’acceso scontro tra governo e opposizioni in Spagna stavolta passa per il diritto all’aborto. Con una discussa decisione, il Partito Popolare al Comune di Madrid ha approvato una mozione di Vox che obbliga gli impiegati a informare le donne che intendono sottoporsi a una interruzione di gravidanza delle conseguenze della sindrome “post aborto”. Una sindrome, non riconosciuta dalla comunità scientifica, che causerebbe “consumo di alcol e droghe (...) disturbi alimentari (...) pensieri suicidi (...) e aumento dei tumori nell’apparato riproduttivo femminile”. Oltre a “flashback, emorragie interne, infezioni, sterilità e aumento delle probabilità di morte naturale nell’anno successivo all’aborto; tasso di mortalità superiore rispetto alle donne che hanno partorito”.
L’aborto è stato depenalizzato in Spagna nel 1985 con una sentenza della Corte costituzionale per poi diventare definitivamente legge nel 2010 con il governo Zapatero. Non è la prima volta che la destra cerca di attaccarlo e tra i primi e più duri tentativi c’era stato proprio quello da parte del Partito Popolare di contestare la costituzionalità di quella legge messa definitivamente in salvo nel 2023 con il pronunciamento del Tribunale costituzionale.
Ora, a 40 anni dalla depenalizzazione e in risposta ai nuovi attacchi della destra, il presidente del Consiglio prova a blindare definitivamente il diritto annunciando di volerlo costituzionalizzare proprio come ha fatto la Francia nel 2024, diventando così il secondo Paese in Europa ad adottare una misura simile. “Il Partito Popolare ha deciso di unirsi all’estrema destra. Sono affari loro. Possono farlo. Ma non a scapito delle libertà e dei diritti delle donne. Pertanto, noi faremo le seguenti cose: impedire la diffusione di informazioni fuorvianti o non scientifiche sull’aborto riformando il Regio Decreto 825/2010 e presentare una proposta al Parlamento per costituzionalizzare il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza, in linea con la giurisprudenza della Corte Costituzionale. Con questo Governo, non faremo un passo indietro sui diritti sociali”, ha commentato su X Sánchez.
Un iter di riforma costituzionale che per l’approvazione dovrà però riuscire a ottenere una maggioranza qualificata di due terzi del Congresso dei deputati e quindi anche i voti del Partito popolare, diviso sul tema. Persino il sindaco di Madrid, José Luis Martinez Almeida, dopo aver difeso la scelta di schierarsi con la mozione di Vox, ha dovuto rettificare riconoscendo che “la sindrome post-aborto non ha basi scientifiche”. Ma il vicesegretario dei popolari Juan Bravo, annuncia battaglia: “Sánchez usa l’aborto come una cortina fumogena per coprire i suoi problemi di corruzione e quelli di sua moglie in tribunale”.
"L’aborto deve essere blindato nella Costituzione. Abbiamo già presentato la proposta, è ora di votarla al Congresso”, risponde la vicepremier spagnola con delega al Lavoro e fondatrice di Sumar, Yolanda Díaz, che già nel 2024 aveva avanzato una proposta per proteggere il diritto all’interruzione di gravidanza nella Costituzione.