Sette, 3 ottobre 2025
Inchiesta su OnlyFans: nella fabbrica del sesso virtuale. «Bella Thorne? In 24 ore ha guadagnato un milione»
Un milione di dollari in 24 ore. Era il record dell’attrice Bella Thorne quando, cinque anni fa, decise di sbarcare su OnlyFans con un annuncio via Instagram considerato ammiccante da molti utenti. Certo l’idea di vedere i contenuti della giovane star di Disney Channel, all’epoca 22enne, su un sito noto soprattutto per i contenuti porno deve aver fatto gola a molti. Ecco spiegato il record di incassi. Ed ecco anche spiegato perché poi fu costretta a fare retromarcia e a scusarsi pubblicamente: sulla piattaforma non aveva caricato né nudi integrali né materiale particolarmente compromettente. Il suo record, comunque, è stato polverizzato nell’agosto scorso. Lil Tay, creator e musicista nordamericana con un vasto seguito su Instagram, è sbarcata su OnlyFans il giorno del suo 18esimo compleanno con un annuncio semplice e diretto: «Sono al verde». Risultato: ha guadagnato un milione di dollari in sole tre ore.
Esiste un’altra piattaforma di contenuti per adulti capace di generare lo stesso hype e gli stessi introiti? OnlyFans, fondata nel 2016 dall’imprenditore britannico Tim Stokely, tecnicamente sarebbe uno spazio che offre un servizio di intrattenimento tramite abbonamento. Gli iscritti, cioè, possono abbonarsi a pagamento ai profili dei creator e accedere così a contenuti esclusivi. Se vogliono altri servizi, come contenuti personalizzati o anche solo messaggi in chat, devono pagare degli extra. Nel giro di poco tempo, e in particolare durante gli anni del Covid, è diventato un gigante mondiale dei contenuti per adulti. Oggi conta oltre quattro milioni di creator, 300 milioni di fan e un fatturato di 1,3 miliardi di dollari (ma l’attuale proprietario, l’imprenditore ucraino-americano Leonid Radvinsky, starebbe valutando di venderla per otto miliardi). La sua forza sta tutta in questa manciata di cifre. Perché, mentre il porno tradizionale online fatica a macinare introiti, OnlyFans sembra aver trovato la formula giusta: per ogni transazione fatta attraverso il sito trattiene il 20%. Una soluzione che non solo le ha permesso di evitare la pubblicità ma che pare funzionare bene, visto che solo nel 2023 è arrivata a pagare ai creator 5,3 miliardi di dollari. Non deve nemmeno versare delle percentuali a Google e Apple, perché a causa delle politiche aziendali sui contenuti vietati ai minori OnlyFans non è presente negli app store. Una decisione che avrebbe potuto bloccarla e che invece ha finito per agevolarla.
Ma la rivoluzione della piattaforma non riguarda solo il lato economico. Nei quasi dieci anni dal suo lancio online ha cambiato il settore del porno in profondità, dandogli una dimensione quotidiana, sviluppando i contatti tra utenti e creator e cambiando la figura stessa del pornoattore. Con luci e ombre. Valeria Montebello, autrice del podcast Rivoluzione porno (Chora), che ha studiato il fenomeno e ascoltato un buon numero di creator, ne delinea alcune: «Mi hanno confermato che grazie a OnlyFans il porno è davvero entrato nel quotidiano: tutti lo possono fare e i creator sono molto più accessibili. Il problema? È diventato invasivo. Sia nella vita dei clienti, che possono anche sviluppare una dipendenza, sia di quella dei creator, che devono fronteggiare continue richieste». Se va bene. Perché potrebbe anche andare male, ed è la stragrande maggioranza dei casi: pochi diventano vere e proprie star. Tanti, alla fine, rinunciano e chiudono il proprio profilo. C’entra la pressione ma non solo: «Molti hanno creduto che su OnlyFans avrebbe vinto il porno di nicchia, invece i grandi numeri ci dicono che alla fine i criteri che valgono sono quelli mainstream. Mentre chi cerca la personalizzazione a tutti i costi si butta sull’AI, così si crea esattamente ciò che vuole». Tra le superstar e i rinunciatari c’è una larghissima fetta di creator che ci investe senza impazzire, e magari facendosi aiutare: «Per l’utente medio, in fin dei conti, è importante avere qualcuno che gli mandi video e risponda ai suoi messaggi di buongiorno e buonanotte: che lo faccia il creator stesso o un’agenzia che gli dà una mano poco importa», conclude.
Anche Elettra Arazatah, Elettris su OnlyFans, quando può cerca di delegare: i contenuti li crea lei ma per definire il programma editoriale, sistemare foto e video e postarli si fa aiutare da terzi. Sex worker e attivista (è anche presidente di Swipe, associazione che supporta e sostiene i diritti delle persone che fanno sex work), è sbarcata sull’app appena prima del Covid. Oggi conta una cinquantina di clienti che pagano 15 euro al mese e, per questa cifra, ricevono un video gratuito. Tutto il resto è a pagamento e su richiesta: i servizi disponibili sulla piattaforma sono, potenzialmente, di ogni tipo e sono molto sfruttati. Come ricorda Andrea Girolami nel suo saggio Rivoluzione creator (Il Mulino) più della metà dei guadagni di OnlyFans non arriva dagli abbonamenti ai creatori ma dai contenuti extra acquistati in un secondo momento: valgono infatti il 60% degli introiti, contro il 40%. Si va dalla “girlfriend experience” virtuale, in cui si chiede alla creator un rapporto che assomiglia a quello che si potrebbe avere con una fidanzata (i messaggi del buongiorno e della buonanotte citati prima ma anche foto hot, per intenderci) al “dick rating”, con invio di foto del proprio pene per sottoporlo al giudizio della creator. E no, non vogliono tutti sentirsi dire quanto è bello e quanto è grosso, anzi: «Ci vuole una certa dose di psicologia per capire se invece si tratta di sottomessi che vogliono farsi insultare», spiega Arazatah. Ma lei, comunque, sottolinea che OnlyFans rappresenta solo una piccola parte dei suoi introiti. Malgrado ammetta sorridendo che forse dovrebbe investirci di più (in tutto, dice, non ci dedica più di due o tre ore a settimana), riconosce a OnlyFans molti meriti. «Per cominciare, rispetto all’industria del porno, l’aver ridato ai creator il controllo della propria immagine e dei propri contenuti. Poi la possibilità di avere un rapporto diretto con i clienti e, anche, la collaborazione con i colleghi: fare contenuti insieme favorisce nuovi contatti, crea community e porta nuovi follower», enumera. C’è anche una certa attenzione alla sicurezza, come rivela The Economist in un approfondimento: ai creator, per cominciare, richiede numerosi documenti (compresi un documento d’identità e i dati bancari) mentre per controllare che gli utenti siano davvero maggiorenni in alcuni mercati utilizza tecnologie avanzate basate sulla scansione facciale. Ciò che è presente sulla piattaforma, che si tratti di account o di contenuti, viene verificato e controllato da un team di quasi 1.500 persone. Tutto questo rende il sito molto più sicuro di altri dello stesso genere.
Ma, ovviamente, non è tutto oro quel che luccica: basti pensare che di recente OnlyFans ha ricevuto una multa da oltre un milione di sterline dall’autorità di controllo britannica per aver fornito informazioni errate sul suo processo di verifica dell’età. Di lati negativi, anche dal punto di vista degli utenti e dei creator, ce ne sono diversi. Ecco quelli che preoccupano di più Arazatah: «Per farti notare devi tenere alta l’attenzione e creare di continuo contenuti nuovi e sempre più trasgressivi (cosa che potrebbe anche ritorcersi contro i creator stessi come insegna la storia di Bonnie Blue, nota per essere andata a letto con oltre mille uomini in un giorno e bandita da OnlyFans per i contenuti troppo espliciti, ndr). Non abbiamo nessun controllo sulle regole delle piattaforme e rischiamo di continuo di vedere i nostri contenuti oscurati e gli account bloccati. Se succede, perdiamo tutto da un momento all’altro». Non si tratta di un’ipotesi peregrina, ma di storia recente. Nel 2021, a causa delle pressioni di Mastercard e Visa, OnlyFans aveva annunciato a sorpresa che avrebbe vietato i contenuti «sessualmente espliciti». La piattaforma era nata con l’intento di monetizzare il bacino di utenti creato altrove (e infatti non c’è un algoritmo che consente di scoprire nuovi creator, ma solo una funzione di ricerca per abbonarsi direttamente ai propri preferiti), e negli anni sono sbarcati artisti, deejay, sportivi, chef…
La virata verso i contenuti per adulti era arrivata durante gli anni del Covid quando i pornoattori, vista l’impossibilità di girare dal vivo a causa delle restrizioni, avevano cominciato a caricare contenuti online. Per questo il divieto di OnlyFans era stato molto criticato e tanti creator si erano detti pronti ad abbandonarlo per migrare verso altri siti (come avevano fatto in passato con Tumblr dopo un blocco simile). Ricominciare da capo ha però un suo costo. Anche in termini puramente economici: bisogna ricostruire la base utenti da zero. Operazione non facilissima. Nel frattempo, anche grazie alle proteste degli utenti, OnlyFans ha fatto marcia indietro. Ma questo dietrofront ha comunque impensierito i creator, che hanno cominciato a riflettere su come garantirsi nel caso di simili mosse future. «Molte ragazzine, per esempio, usano i loro nomi reali così è più facile ritrovarle sulle varie piattaforme» racconta Arazatah. «Io lo sconsiglio, invece: è pericoloso perché c’è ancora un forte stigma sociale e si rischia di perdere molte opportunità nella vita reale».
Lo stesso monito che arriva da Max Felicitas, pornoattore ed esperto di comunicazione. In un video pubblicato di recente sui suoi canali social e intitolato “La dura verità sulla mia vita e sul mio lavoro” lo dice chiaramente: «Io ho scelto questo lavoro da incosciente, quando avevo 18-19 anni, e mi ha tolto genitori, amore, amici, lavoro». A chi si vuole buttare nel mondo di OnlyFans raccomanda molta attenzione: «La media di guadagno è 199 dollari al mese, ed è una macchia che poi vi resterà a vita».
Perché poi il punto è questo: OnlyFans ha sdoganato il porno fino a renderlo una possibilità alla portata di tutti. Leonardo Mendolicchio, medico e psichiatra autore de L’amore è un sintomo (Solferino) ne è convinto: «La percezione, oggi, è che il vero ascensore sociale siano i social: si hanno più speranze di cambiare vita diventando influencer che con la laurea».
Considerando che OnlyFans ha contenuti porno ma dinamiche social, l’equazione è subito risolta: «I giovani non lo vivono tanto da consumatori, anche perché c’è un tema di costi, quanto da potenziali creatori di contenuti. Diversi studi rivelano che i ragazzi, oggi, hanno un rapporto con il sesso più freddo: per questo, per alcuni di loro, risulta più facile mercificarlo. La sessualità smette di essere qualcosa di intimo e diventa condivisibile sempre, perdendo però tutta la sua carica». Il corpo, invece, resta. Ed è su questo che si concentra l’attenzione: «Tra le conseguenze dello sdoganamento di OnlyFans c’è l’enfasi sui corpi, sia come estetica che come prestazione. Così però si radicalizzano le convinzioni degli incel, i “celibi involontari” convinti di non avere relazioni perché poco attraenti».
Cambia, anche, la percezione di ciò che è trasgressivo. L’immaginario erotico che veicola OnlyFans, fatto di creator della porta accanto pronti a realizzare ogni possibile fantasia e, anche, a farci compagnia quando ci sentiamo soli, ha spostato più in su l’asticella. Ecco perché, ragiona Cirus Rinaldi, professore ordinario di Sociologia del diritto e della devianza all’Università di Palermo e autore del saggio Uomini che si fanno pagare. Genere, identità e sessualità nel sex work maschile (DeriveApprodi), «la vera trasgressione è ormai il revenge porn o lo scambio di foto non consensuali, come nel gruppo Facebook “Mia moglie” o i video catturati di nascosto dalle telecamere di sorveglianza».
In generale, però, quello che lui osserva dopo il boom di OnlyFans è «un cambiamento dell’immaginario sessuale: più abbiamo la sensazione di poter far avverare i nostri desideri online, meno ci impegniamo nel farlo nella vita reale. Il nostro immaginario si sta saturando». La nuova frontiera? Da un po’ sta tenendo d’occhio Chaturbate, sito per adulti dove si possono osservare i momenti di intimità altrui. Agli utenti non richiede registrazione né abbonamento: tradotto, i performer si esibiscono gratis. Ma è possibile donare mance e premi per incitarli a fare determinate cose (compreso raggiungere l’orgasmo). Da un lato, un sito del genere si presta a pratiche sempre più estreme, rischio che condivide con le altre piattaforme di streaming. Dall’altro, non fa altro che mostrare la quotidianità più banale: un uomo che si tocca seduto sul divano, una ragazza seminuda in cucina, una coppia seduta sul letto in attesa che gli utenti diano loro istruzioni (e, presumiamo, soldi). Aperto nel 2011 (e, vista l’interfaccia grafica, nemmeno troppo rimaneggiato da allora) ad oggi risulta essere il quinto sito porno più popolare negli Usa.
OnlyFans è solo settimo: che la nuova rivoluzione sia già cominciata?
COME FUNZIONA
Creator
Per diventare creator bisogna accedere a OnlyFans, caricare foto fronte/retro di un documento valido (carta d’identità, passaporto, patente) e un
selfie con il documento per confermare. L’account può essere gratuito o con abbonamento mensile.
Le Regole
Per accedere bisogna avere 18 anni compiuti. Il riconoscimento facciale viene utilizzato per conferma. I contenuti devono rispettare le leggi (niente violenza estrema, sfruttamento). Possono essere pubblicati contenuti sessualmente espliciti ma anche riguardanti fitness, musica, cucina e arte.
Così era soprattutto quando la piattaforma è stata lanciata. La regola della maggiore età vale anche per chi vuole accedere alla piattaforma come fan. Oltre all’abbonamento molti creator propongo contenuti specifici. Questa è la parte più redditizia: da qui arriva il 60 per cento dei guadagn