lastampa.it, 2 ottobre 2025
A 2 anni Aryatara è una dea vivente: la prigione dorata della bimba nepalese tolta alla famiglia
Ha due anni e mezzo, si chiama Aryatara Shakya e da ora è una dea vivente in Nepal. Così la considerano gli abitanti di Kathmandu e della regione, secondo una usanza millenaria che attribuisce qualità immortali a una bimba scelta tra tantissime, che fino al suo sviluppo vivrà come una divinità, alla quale perfino il re si inchina. Queste dee sono venerate oltre che in Nepal anche in alcune regioni dell’India.
Aryatara è stata scelta come Kumari: i familiari sono felicissimi perché questo dà prestigio a tutti loro, la figlia ora avrà una vita dorata e quando abbandonerà il palazzo avrà anche una piccola pensione. Ma nonostante il fascino di queste credenze, resta l’inumanità di togliere una piccola alla mamma e al papà, farla vivere sostanzialmente isolata anche se negli ultimi anni le maglie della tradizione si sono allargate e può un minimo studiare e avere amicizie. E resta lo stigma in qualche modo anche per la religione, visto che quando sarà in età da marito, per le credenze popolari, sposarsi con lei porterà sfortuna e rimarrà vedova molto presto, o più probabilmente nubile perché i giovani temono il compiersi di questo destino.
Le Kumari vengono scelte tra bambine di 2, 3 o 4 anni e restano “in carica” fino allo sviluppo. La “vecchia” Kumari ha lasciato il palazzo poco prima dell’insediamento di Aryatara, uscendo da una porta posteriore, scortata in portantina da familiari e amici devoti. La dea bambina viene scelta tra piccole che hanno pelle, occhi e capelli perfetti. Non devono avere paura del buio e in generale devono essere molto coraggiose anche perché vengono scelte dopo aver trascorso una notte in una stanza buia, “infestata” da spiriti (si tratta di uomini adulti che hanno il compito di terrorizzare le possibili candidate) e poi alla mattina chi si è mostrata inalterata viene nominata Kumari.
Fino a pochi anni fa le Kumari non avevano accesso all’istruzione, ora fortunatamente sono seguite da insegnanti privati, nella loro dimora. Un’altra novità recente è la possibilità di guardare la televisione. Possono anche avere alcune amicizie. Insomma, l’isolamento tradizionale è per tanti versi stato abbandonato, ma resta il fatto che queste dee viventi vengono prelevate dalle famiglie e portate via dalla loro vita normale per risiedere in un palazzo: usciranno poi per cerimonie ufficiali solo poche volte, vestita tradizionalmente e con il terzo occhio dipinto sulla fronte, e riceveranno le visite dei fedeli, rispondendo, anche soltanto con i gesti, alle loro preghiere, dando risposte sui raccolti e sulle stagioni.
Per le loro famiglie, la scelta delle bambine come dee viventi è un grande onore. «Ieri era solo mia figlia, ma oggi è una dea», ha detto il padre. L’uomo poi ha raccontato che già prima della sua nascita c’erano segni premonitori: «durante la gravidanza, mia moglie ha sognato che lei era una dea e sapevamo che sarebbe diventata una persona molto speciale», ha detto. Aryatara Shakya è stata scelta durante l’ottavo giorno della festa indù più importante del Nepal, Dashain, celebrazione della vittoria del bene sul male. Gli uffici e le scuole sono rimasti chiusi mentre la gente festeggiava con le proprie famiglie.