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 2025  ottobre 02 Giovedì calendario

"Nel mio paesino giocavo nel fieno Ora in tv celebro la provincia"

Un talk show in chiave «nip» («darò voce alla gente comune»), in una collocazione, quella del sabato pomeriggio, tutta da rifondare. A Elisa Isoardi è toccata in sorte un’ardua sfida: controprogrammare le soap di Canale 5 con l’inedito Bar centrale. In onda ogni sabato alle 14, vedrà l’ex padrona di casa di Linea Verde Italia e La prova del cuoco commentare le notizie della settimana attraverso lo sguardo di chi, quelle news, le ha vissute sulla sua pelle. In studio, tre opinionisti fissi: Rosanna Lambertucci, Serena Bortone e il poeta Davide Rondoni.
Non sarebbe stato meglio un programma di cucina?
«Non a quell’ora. E comunque l’ho già fatto. Sento di avere l’età professionale giusta per potermi fare carico di esperimenti nuovi, dove mi misuro con territori inediti».
Un primo successo già l’ha portato a casa: riavere Bortone su Rai 1. Come l’ha convinta e, soprattutto, come ha convinto i vertici Rai?
«In realtà l’idea è stata proprio di Angelo Mellone, Direttore Intrattenimento Day Time. Appena mi ha fatto il suo nome, ho subito accettato: lei è la mia “amica geniale”, che ha tutto quello che io non ho. Serena ride tantissimo, è la prima della classe, informata sempre su tutto. Insieme ci completiamo. Sarà divertente vedere Serena Bortone che come me è una donna di provincia confrontarsi con un grande poeta cattolico, anche lui di provincia, come Davide Rondoni. E comunque io sono in “debito” con lei. Quando non facevo più La prova del cuoco, Serena mi ospitava sempre nel suo programma. Ora posso ricambiare».
Bortone è in tv. Carlucci ha sdoganato D’Urso. Le donne non si limitano più a essere solidali a parole, ma finalmente la loro voce si traduce in potere decisionale?
«È così, ma è un percorso che arriva da lontano. A fare da apripista è stata Carrà: la prima donna ad avere avuto un reale potere decisionale in tv. Oggi le donne sono sempre di più, vincono la sfida degli ascolti e sono anche solidali».
Bar centrale è una lettera d’amore alla provincia italiana. Cosa resta, in lei, del paesino piemontese in cui è nata?
«Le montagne. Fanno parte di me. Ho ancora la mia casa lassù, a 1.280 metri, e mamma è stata l’ultima abitante ufficiale del posto».
In che senso?
«Colletto di Castelmagno contava due abitanti: mamma e Dino, che purtroppo è morto. Mamma era quindi rimasta da sola e ho dovuto minacciarla per costringerla a scendere a valle. Ha accettato, controvoglia, l’anno scorso. In parte la capisco: la resistenza, e la resilienza, sono un credo per chi vive in montagna. Lì il primo benzinaio è a 40 km, il primo alimentare a 20. Se nevica, devi spalare la neve. È una vita tosta, che chiede tempra. Quella resistenza fa anche parte di me. Inoltre impari a proteggere il paesaggio, a non abbandonarlo».
Il suo ricordo più caro?
«I tuffi nel fieno. Mio nonno era un agricoltore e quando faceva le balle di fieno avanzava sempre un po’ di paglia. Noi bimbi creavamo dei piccoli cumuli e ci lanciavamo dentro, con il rischio di farci male... e comunque era divertente, era bellissimo».
Il suo sogno più grande?
«Da bambina? Fare il prete. Non la suora, perché volevo officiare messa e all’epoca i chierichetti erano solo maschi. Così un giorno ho rubato il breviario, sono corsa a casa, ho preso il plaid, delle molliche di pane e ho simulato la messa. Probabilmente in me si agitava già una rivoluzione “televisionaria” perché volevo condurre io la liturgia».
È favorevole al sacerdozio femminile?
«Già esiste. L’ho visto quando sono andata a fare volontariato nelle Favelas a Rio: in Brasile le suore sposano le persone, rispondono ai bisogni della gente. C’è prima la comunità, poi la Chiesa».
Pur essendo cattolica, non vuole sposarsi né avere figli. Nessuna remora a scontentare, in un colpo solo, Stato e Chiesa?
«Riprenderò in considerazione l’idea, promesso. Battuta a parte, l’ho detto 8 mesi fa, ora è diverso. Ci sto pensando».
Ex Miss Italia, è passata dalla taglia 40 alla 44. Critiche social a parte, è stato un passaggio indolore o, volente o nolente, si introiettano degli stereotipi con i quali qualsiasi donna deve fare i conti?
«È difficile accettare il tempo che passa a maggior ragione se, come nel mio caso, fai un lavoro che ha a che fare con l’immagine. Quindi no: non è facile. Noi conduttori abbiamo però una responsabilità in più: dobbiamo dire che è umano e difficile accettare il tempo che passa. In una tv dove l’età percepita non supera i 40 anni è ora di portare una fisicità diversa, un po’ come ha fatto Claudia Cardinale che ha permesso che la vedessimo invecchiare. Non è facile, si tratta di fare un percorso – se non una piccola rivoluzione – per questo io sto lavorando già adesso, a 42 anni, per maturare quell’intelligenza del sapersi accettare».
Va in analisi?
«Ci sono stata per 8 mesi, poi ho interrotto. Adesso sento che è ora di riprendere: ho un po’ di nodi da sciogliere. Il tempo che passa, in primis. Ma anche il senso di solitudine, perché quando i riflettori si spengono senti uno stacco netto, e vorrei riuscire ad avere più coraggio nel dire quello che mi sta a cuore».