repubblica.it, 2 ottobre 2025
Altan e la nuova faccia di Cipputi: “Ora disegno badanti e precari, sono più deboli perché soli”
Tuta blu con fazzoletto rosso in tasca, berretto in tinta girato, gagliardetto giallo sul petto, spessi occhiali, metalmeccanico lombardo dall’età indefinita impiegato alla Fiat iscritto al Pci, rassegnato allo sfruttamento perenne, da decenni protagonista di disavventure e delusioni fordiste condensate nello spazio di un amaro sorriso. Nasceva nel ’76 e compirà 50 anni presto il Cipputi, una delle più celebri maschere di Altan, costretta a cedere il passo ai fragili del lavoro contemporaneo. Alle badanti che si chiedono chi baderà a loro, alle operatrici telefoniche ridotte ad anelare lo sfruttamento a tempo indeterminato, alle addette alle pulizie che al Cipputi battono il pugno promettendo che comunque andranno sempre avanti.
Arriva “Al (nuovo) lavoro Cipputi!”, mostra di vignette inedite dedicate da Altan alle ultime ruote del mercato, agli eredi del Cipputi appunto. Curata da Cosimo Torio e promossa da Filcams, sindacato Cgil del terziario da 600 mila iscritti, sarà ospitata (ingresso gratuito) al Teatro Litta di Milano in corso Magenta 24 (da lunedì 6 a domenica 12, dalle 10 alle 18).
Francesco Tullio-Altan, 83 anni compiuti martedì (auguri), sarà ospite giovedì sempre al Litta del talk condotto da Serena Dandini al fianco di Fabrizio Russo, Michela Ponzani, Nicola Lagioia e Maccox.
Altan, accompagna Cipputi alla pensione senza rimpianti.
"Faceva parte di una storia antica, di un mondo di fabbriche che non esistono più così come non esiste più, quindi, la classe operaia. Purtroppo gli operai nuovi, costretti negli angoli più reconditi degli uffici o a lavare i piatti per due spicci, non li vede nessuno. Perché al contrario dei metalmeccanici stanno ognuno per conto proprio, non si uniscono. Alla fine il Cipputi era forte, era insieme ai suoi colleghi”.
Il Cipputi nacque a Milano.
“Ero appena tornato dal Brasile dove ero rimasto un anno e mezzo. E lo vidi in tram, vidi cioè il modello di quello che sarebbe stato il mio Cipputi apparso la prima volta su Linus. In seguito di Cipputi in carne e ossa ne ho visti a centinaia. Per le strade, oppure alle Feste dell’Unità di una volta. Dei sosia spiccicati”.
Un anno prima, nel ’75, era già nata la Pimpa, il cui universo fa da contraltare a quello malinconico del Cipputi.
“In effetti quello della Pimpa è il mondo come dovrebbe essere secondo me e difatti intitolammo quattro anni fa una mostra a Pistoia, con Cipputi e Pimpa messi a confronto, “Il mondo com’è e come dovrebbe essere”. All’inizio non dovevo nemmeno pubblicarla la Pimpa, poi le sue storie sono corse parallele a quelle di Cipputi senza problemi, con naturalezza. Mi consolano da una realtà pesante, nel mondo di Pimpa funziona tutto come si deve”.
Cosa la impressiona dei nuovi Cipputi?
“Ripeto, il fatto che Cipputi faceva parte di un gruppo di persone che scontava situazioni simili o identiche e che mettendosi insieme reagiva, lottava. La cosa più grave ora è che in comune non si mette più nulla e qualunque strada si scelga di percorrere, se si è soli, si è debolissimi. Sulla scelta dei soggetti specifici delle vignette, delle professioni insomma, sono venute fuori parlando col sindacato. Il mio è un lavoro d’istinto, difficile dire il perché delle cose che disegno”.
Ma quando si è rinunciato alle lotte comuni?
“Le cose sono andate così e noi possiamo solo vedere gli esiti del processo. Che è una deriva poco avvertita nelle fasi iniziali e che non si è riusciti a contrastare nel tempo. Ma il mondo è tutto cambiato, e io non sono abbastanza razionale per capire perché. Irrazionale fu anche la scelta di abbandonare Milano andando a occupare con mia moglie la casa che era stata di mio nonno facendo al volo la valigia”.
La satira è sempre più sgradita.
“Mi sono convinto che attaccare il potere serva poco. Ciò che conta è che la satira abbia la facoltà di accogliere, di comprendere ad esempio questi lavori così diversi e dispersi dando modo alle persone di sentirsi meno sole sapendo che qualcun altro la pensa come loro. La politica, il potere, pazienza. Quelli lì sono impermeabili”.