la Repubblica, 2 ottobre 2025
Lite sul marchio “occhi spaccanti”: uno scrittore soffia il brand a Bova
Due occhi seducenti, sormontati da grandi sopracciglia, questo è il logo. Sotto, la scritta “Occhi Spaccanti”. Un marchio di fabbrica, pensato per vendere occhiali. La frase, pronunciata via WhatsApp da Raoul Bova all’amante Martina Ceretti, diventa così un nuovo terreno di battaglia per l’attore romano, già impegnato su più fronti per difendersi dallo scandalo che, durante l’estate, ha travolto la sua vita.
La novità è che Bova avrebbe un concorrente, Gabriele Picco, scrittore bresciano di 51 anni, intenzionato ad utilizzare il marchio “Occhi Spaccanti”, corredato da un disegno stilizzato, ma con una finalità diversa da quella dell’attore. L’obiettivo sarebbe infatti quello di farne un business, utilizzandolo per vendere occhiali.
Non la stessa motivazione che, a inizio agosto, aveva spinto Bova, insieme ai suoi legali Anna Maria Bernardini De Pace e David Leggi, a registrare la frase all’Ufficio Brevetti, con l’intento di tutelarsi dalla diffusione indiscriminata che quella battuta aveva avuto soprattutto sul web.
Migliaia i meme nati e diventati virali, perfino Ryanair l’aveva usata in una pubblicità per promuovere le proprie offerte; lo stesso avevano fatto il Napoli e il Torino. Tutti, poi, erano stati citati in un ricorso al Garante della Privacy da parte di Bova, che chiedeva la rimozione di audio e riferimenti di ogni tipo. In questa prospettiva, l’attore aveva deciso di registrare il marchio d’impresa a sostegno della propria richiesta all’Authority.
Il 14 agosto, però, un 51enne bresciano ha tentato di fare lo stesso, aggiungendo però un logo, un dettaglio che potrebbe rendere la sua richiesta più solida. Ora si vedrà quale sarà la decisione dell’Ufficio italiano brevetti e marchi.
Sul piano giudiziario, intanto, la procura di Roma procede spedita con l’inchiesta sul “grande ricatto”. Tutto nasce l’11 luglio, quando l’attore riceve da un numero anonimo un messaggio che lo avvisa dell’esistenza di file privati con Ceretti. Il mittente chiede un “regalo” in cambio della mancata consegna a Fabrizio Corona, pronto a trasformarli in una puntata del suo canale Falsissimo. L’attore rifiuta di pagare anche solo un euro e, puntualmente, i messaggi finiscono online, con conseguenze devastanti sul piano personale e familiare.
Le indagini della polizia postale portano a Federico Monzino, imprenditore e amico intimo della modella. Secondo la pm Eliana Dolce, sarebbe stato lui a tentare un’estorsione a danno di Bova, prima di passare il materiale a Corona con l’iniziale consenso della ragazza. Una ricostruzione che ha consolidato il fascicolo per tentata estorsione, oggi a uno stadio avanzato.
E mentre la magistratura stringe il cerchio sul ricatto, sul fronte dei marchi si apre una nuova partita. “Occhi Spaccanti” doveva essere solo una frase privata. Oggi è un tormentone virale, un marchio conteso, un caso giudiziario. E per Bova non c’è ancora pace.