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 2025  ottobre 02 Giovedì calendario

Antibiotico-resistenza: allarme Oms, troppo pochi nuovi farmaci e test diagnostici insufficienti

La resistenza antimicrobica continua a crescere in tutto il mondo, ma i progressi scientifici per contrastarla non tengono il passo. È questo il messaggio che arriva dall’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), che ha appena diffuso due rapporti aggiornati sulla pipeline globale di farmaci antibatterici e strumenti diagnostici (WHO BPPL, 2024). Secondo l’analisi, il numero di antibiotici in fase di sviluppo clinico è sceso da 97 nel 2023 a 90 nel 2025. Di questi, 50 sono agenti antibatterici tradizionali e 40 appartengono ad approcci non tradizionali, come batteriofagi, anticorpi e agenti che modulano il microbioma.
La pipeline affronta una duplice crisi: scarsità e mancanza di innovazione. Dei 90 antibatterici in sviluppo, solo 15 possono essere considerati innovativi. Per 10 di questi, i dati disponibili non sono sufficienti a confermare l’assenza di resistenze crociate, il che significa che la resistenza a un farmaco potrebbe ridurre l’efficacia anche di un altro trattamento. Inoltre, solo 5 dei candidati antibatterici si sono dimostrati efficaci contro almeno uno dei batteri «critici» individuati dall’Oms (la categoria di rischio più alta, al di sopra di «alta» e «media» priorità).
Dei 50 antibiotici tradizionali, 45 (90%) hanno come bersaglio i patogeni prioritari, tra cui 18 (40%) mirano a ceppi di Mycobacterium tuberculosis resistenti ai farmaci.

Un doppio problema: scarsità e poca innovazione
«Ci troviamo di fronte a una duplice crisi: troppi pochi farmaci in arrivo e un livello di innovazione insufficiente», spiegano gli esperti. Pubblicato per la prima volta nel 2017, il rapporto «Analisi degli agenti antibatterici in sviluppo clinico e preclinico: panoramica e analisi 2025» valuta se gli attuali sforzi di ricerca e svikuppo riescano a tenere il passo con l’urgente necessità di nuovi trattamenti contro i batteri più pericolosi e resistenti ai farmaci, come identificati dall’OMS. 
Dal 2017 a oggi sono stati autorizzati 17 nuovi antibiotici contro patogeni prioritari, ma solo due appartengono a nuove classi chimiche. La situazione è aggravata dal fatto che molte aree rimangono scoperte: formulazioni pediatriche, trattamenti orali per uso ambulatoriale e soluzioni combinate con approcci non tradizionali, come i batteriofagi o i modulatori del microbioma.
La ricerca preclinica resta attiva, con 232 programmi in corso condotti da 148 gruppi nel mondo ma il settore si regge soprattutto su piccole aziende con meno di 50 dipendenti, esposte a fragilità finanziarie. L’attenzione resta concentrata soprattutto sui batteri Gram-negativi, per i quali l’innovazione è più urgente.
L’altro fronte critico riguarda i test diagnostici, strumenti fondamentali per distinguere le infezioni batteriche da quelle virali e indirizzare le cure corrette.  Il rapporto «Analisi della disponibilità commerciale e delle pipeline di test diagnostici in vitro per i patogeni batterici prioritari» mappa gli strumenti esistenti e in sviluppo per rilevare e identificare i patogeni della lista OMS BPPL, effettuare test fenotipici di suscettibilità antimicrobica (AST) e test genotipici di resistenza.
Il rapporto Oms evidenzia carenze gravi tra cui: assenza di piattaforme multiplex adatte ai laboratori di riferimento intermedi (livello II) per identificare infezioni del sangue direttamente dal sangue intero senza coltura; insufficiente accesso ai test di biomarcatori (come proteina C-reattiva e procalcitonina) per distinguere infezioni batteriche da quelle virali; limitata disponibilità di strumenti diagnostici semplici, «point-of-care», per le strutture di assistenza primaria e secondaria.
Queste lacune colpiscono soprattutto i Paesi a basso e medio reddito, dove la maggior parte dei pazienti si rivolge inizialmente alle strutture primarie di assistenza. L’Oms sottolinea l’urgente necessità di piattaforme diagnostiche economiche, robuste e facili da usare, inclusi sistemi «sample-in/result-out» compatibili con più tipi di campione (sangue, urine, feci, campioni respiratori).
Serve più investimento in ricerca e accesso
«La resistenza antimicrobica è in crescita, ma i nuovi trattamenti e i test diagnostici non sono sufficienti per affrontare la sfida», sottolinea la dottoressa Yukiko Nakatani, vicedirettrice generale dell’Oms per i Sistemi Sanitari. «Senza maggiori investimenti nella R&S, insieme a sforzi dedicati per garantire che i nuovi prodotti – così come quelli già esistenti – raggiungano le persone che ne hanno più bisogno, le infezioni resistenti continueranno a diffondersi». 
L’appello dell’Oms
L’Organizzazione chiede uno sforzo coordinato a livello globale: incentivare la scoperta di nuovi antibiotici, sostenere le piccole imprese che trainano la ricerca, semplificare i test diagnostici per renderli accessibili ovunque e sviluppare modelli di finanziamento innovativi.