corriere.it, 1 ottobre 2025
Trump ordina di declassificare il dossier sulla scomparsa di Amelia Earhart: sarà risolto il mistero dell’aviatrice americana?
Quasi novant’anni dopo la sua scomparsa nel Pacifico, il mistero dell’aviatrice americana Amelia Earhart si arricchisce di una nuova puntata. Il presidente Donald Trump ha annunciato di aver ordinato la declassificazione di tutti i documenti governativi relativi alla pioniera dell’aviazione, compresi fascicoli dell’Fbi e rapporti della Marina. «Amelia ha fatto quasi tre quarti del giro del mondo prima di sparire improvvisamente senza più essere ritrovata. La sua scomparsa ha affascinato milioni di persone» ha scritto Trump su Truth, elogiandola. Non è ancora chiaro se negli archivi emergeranno informazioni davvero riservate o se si tratterà soltanto di memorie interne e rapporti tecnici già noti. Ma l’annuncio riapre ufficialmente uno dei misteri più longevi della storia americana.
La storia
Amelia Earhart voleva diventare la prima donna a circumnavigare il globo e partì da Miami il primo giugno 1937. Il 2 luglio l’aviatrice, a bordo del suo Lockheed Electra 10E, decollò da Lae, in Nuova Guinea, insieme al navigatore Fred Noonan. Obiettivo: raggiungere la minuscola isola di Howland, un lembo di terra di appena due chilometri nel mezzo del Pacifico, tappa cruciale del suo giro del mondo in aereo. Ma quel volo sarebbe stato l’ultimo. I contatti radio con la guardia costiera statunitense si fecero sempre più incerti, fino a spegnersi. L’Electra non arrivò mai a destinazione. Nonostante imponenti operazioni di ricerca navale e aerea, non fu trovato alcun relitto. Da lì nacque una delle più grandi leggende del Novecento.
Le ipotesi sulla scomparsa
Negli anni studiosi, ricercatori indipendenti e spedizioni finanziate da Università e Fondazioni hanno tentato di ricostruire le ultime ore dell’aviatrice. L’ammaraggio in mare aperto resta la teoria più accreditata dagli esperti. Con il carburante esaurito, la radio fuori uso e l’impossibilità di avvistare l’isola di Howland l’aereo sarebbe precipitato nel Pacifico e si troverebbe tutt’ora a grande profondità.
Secondo alcuni ricercatori Earhart e Noonan avrebbero effettuato un atterraggio di fortuna, per mancanza di carburante o a causa di un malfunzionamento del velivolo, su un atollo disabitato, l’isola di Nikumaroro, a circa tremila chilometri dalle Hawaii, e avrebbero inviato messaggi radio per giorni prima di morire di stenti. Sull’atollo sono stati ritrovati anni fa oggetti fabbricati in America (resti di un vasetto di crema che l’aviatrice era solita usare e pezzi di due bottigliette degli anni 30), che potrebbero essere appartenuti a Earhart.
Secondo altre teorie (meno accreditate) Amelia Earhart e Fred Noonan non morirono in mare, ma in una prigione giapponese: i due sarebbero sopravvissuti allo schianto dell’aereo e in seguito fatti prigionieri dai giapponesi, perché coinvolti in una missione di spionaggio della Marina americana.
Negli ultimi mesi, come raccontato dal Corriere, si è tornato a parlare di un presunto relitto individuato da un team di ricerca: una foto satellitare scattata nel 2015 mostra quello che sembra una parte del velivolo affiorare dalla sabbia, smossa dopo un potente ciclone. La spedizione per verificarlo è in preparazione.
A cosa porterà l’accesso ai documenti
Con la possibilità di accedere a documenti inediti, la speranza di storici e appassionati è che possano emergere mappe di ricerca mai pubblicate, rapporti navali rimasti secretati o testimonianze diplomatiche sulla scomparsa. C’è però chi frena le aspettative: molti esperti ricordano che gran parte degli archivi è già stata scandagliata e che i nuovi fascicoli potrebbero rivelarsi poco più che dettagli burocratici. A sottolinearlo è Jeff Morris è il project manager di Nauticos, una società di esplorazione subacquea attualmente impegnata nella ricerca del relitto dell’aereo di Earhart. A Popular Mechanics Morris ha raccontato di aver trascorso mesi negli Archivi Nazionali a esaminare ogni tipo di documento che potesse avere attinenza con il volo e di non aver mai sentito parlare di altri documenti «classificati o segretati».