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 2025  ottobre 02 Giovedì calendario

Giovanni Veronesi: «L’attrice Ai farà una brutta fine»

La IA sta cominciando davvero a esagerare. A Hollywood sono sul piede di guerra per Tilly Norwood, la prima attrice creata interamente dall’intelligenza artificiale e presentata in pompa magna nell’ambito dello Zurich Film Festival. Avete capito bene, questa Tilly è una potenziale attrice della settima arte che non esiste ma è stata ideata dalla IA su input dello studio di produzione di Eline Van der Velden. Tilly c’è, quindi, anche se non c’è e nei progetti dei suoi creatori è pensata come la prossima Scarlett Johansson o Natalie Portman destinata a girare film e diventare una star, seppur virtuale. Il mondo di Hollywood è rimasto atterrito all’idea di assistere a storie che abbiano per protagonista un’attrice creata dalla IA e inesistente nella vita reale. Abbiamo chiesto cosa ne pensa Giovanni Veronesi che il mondo del cinema lo frequenta da sempre come regista, sceneggiatore ma anche attore ed è attualmente impegnato sul set di Dio ride, il suo ultimo progetto con Pierfrancesco Favino e Silvio Orlando nel cast. Come sappiamo bene, attori (bravi) in carne e ossa.
Veronesi, un’attrice che non esiste è annunciata come la possibile diva del futuro. E non è un scherzo.
«Sul serio? In questo momento sto girando ma per una notizia del genere interrompo il ciak. Me la spieghi meglio…».
Lo studio di produzione di Eline Van der Velden ha presentato questa Tilly, generata dalla IA, dicendo che sarà la star del cinema prossimo venturo.
«La cosa mi fa sinceramente ridere, la trovo divertente, originale ma decisamente folle».
«Tilly Norwood, o ci arrivi o fai finta di nulla, sono una creazione», si legge su Instagram.
«Ah, ho capito… Beh, vediamo come reciterà e ce ne faremo un’idea. Anche perché nella mia carriera ne ho viste tante di attrici e magari questa si dimostrerà migliore di certe aspiranti che non sapevano dire neppure una battuta. Lo dico per ridere, eh. Non ci credo proprio a queste cose».
Hollywood è infuriata: il sindacato degli attori ha precisato che la creatività è, e deve rimanere, incentrata sull’essere umano.
«Lo sa perché un attore o un’attrice inventata dalla IA non finirà mai per convincere sino in fondo il pubblico? Perché odorerà di falso mentre il cinema ha un’aspirazione: quello di rappresentare la vita reale».
L’inventrice, Eline Van der Velden, la pensa diversamente da lei ed è certa che Tilly sfonderà. Ha precisato, dopo le prime critiche: lei è un lavoro creativo, un’opera d’arte.
«Sì, e non ha aggiunto che sarà sicuramente candidata all’Oscar e, magari, lo vincerà? In 40 anni di cinema non ho mai sentito una roba simile».
Lei non ci sembra essere un ammiratore della IA.
«L’Intelligenza Artificiale incuriosisce, stimola certamente e quando ho cominciato a studiarla mi è venuto in mente il giorno in cui mi hanno mostrato il primo telefono cellulare. L’ho trovato dapprima assurdo, poi ho capito le sue potenzialità e in poco tempo il vecchio telefono a muro mi sembrava roba di secoli fa. Ma questa Tilly non diventerà come il primo cellulare, glielo assicuro».
Quindi l’Intelligenza Artificiale non le fa paura?
«Quello no, pur destando un parziale interesse va manovrata con cura, con moltissima cura se si parla di arte e di cinema. Ma anche di altri settori dove serve la creatività».
Stiamo immaginando un provino con lei a confronto con Tilly.
«Ah giusto, sarebbe divertente. Però, lo ripeto, ho provinato tante e tali ragazze negate nella recitazione che costei potrebbe rivelarsi persino una sorpresa. Ma sinceramente non mi interessa fare un provino a una che non esiste nella realtà. Preferisco confrontarmi, parlare e giudicare un’attrice o un attore in carne e ossa, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti».
Nel 2025, sostiene la Van der Velden, il cinema deve andare avanti, stare al passo con i tempi.
«Però quando vedo sui social Elvis Presley o Anna Magnani ricreati con la IA rido ma provo un senso di stranezza. Diventano inaccettabili».
Di recente hanno inciso dischi con cantanti morti da anni e ricreato un tour con Whitney Houston ricreata grazie alla IA.
«Preferisco affidarmi ai vecchi vinili o ai ricordi di concerti con la grande ma vera Whitney».
Il futuro del cinema, quindi?
«Quello di sempre: girare bei film. I grandi cambiamenti sono stati pochissimi, il più importane fu il passaggio dal muto al sonoro. Persino la tridimensionalità ha fallito, quando venne introdotta con gli occhialini e le illusioni dei mostri in sala o di grattacieli che ti cadevano addosso, non ha attecchito. Difatti non esiste più un film in 3D. Era roba troppo finta e il pubblico, di cose non reali, si stufa subito».