repubblica.it, 1 ottobre 2025
Invasione di polpi nel Regno Unito: così l’octopus fa concorrenza al fish & chips
Avanti di questo passo fra qualche mese il tradizionale “fish & chips” potrebbe essere ribattezzato “octopus & chips”. Quasi all’improvviso infatti, quest’anno nel Regno Unito, lungo le coste di Devon e della Cornovaglia, si è verificato un fatto del tutto inaspettato: quando i pescatori recuperavano le nasse dove solitamente all’interno ci sono granchi, aragoste, sogliole o platesse, anziché trovare il pescato comune nelle reti c’erano un sacco di polpi. Non specie particolari, ma l’octopus vulgaris, in sostanza il polpo che siamo ben abituati a conoscere anche nelle nostre acque del Mediterraneo ma che in Gran Bretagna finora era decisamente meno presente.
Nassa dopo nassa i pescatori hanno descritto il fenomeno come una “invasione”. Spesso all’interno delle reti da pesca trovavano solo gusci e carcasse di granchi svuotate dai polpi e, questi intelligentissimi animali, sono diventati così in alcune aree il principale pescato da poter poi commerciare. Quest’estate nella costa meridionale dell’Inghilterra c’è stato di fatto un vero e proprio boom: migliaia di catture e polpi venduti anche a 7 libbre al chilo, tanto da far guadagnare – racconta il New York Times – anche 13 mila euro in più a settimana a certi a pescatori. Se per una parte dei pescatori l’improvvisa presenza di polpi si è rilevata particolarmente fruttuosa, per il mercato delle aragoste, dei granchi e di altre specie, apparse invece in calo proprio per l’impatto del polpo, c’è stata una flessione che ha fortemente preoccupato gli operatori specializzati in queste prede.
Pian piano, nel grande mercato ittico di Brixham, il polpo è diventato protagonista: sui banchi si trovano decine di esemplari da poter comprare, i bar sul molo hanno decorato i muri con disegni di polpi e anche fra i social britannici sono iniziate a circolare ricette a base di cefalopode. Si è arrivati al punto che, per comprendere l’impatto della proliferazione, le autorità locali di Plymouth e Devon, ma anche diverse agenzie e istituti scientifici, hanno aperto una indagine di collaborazione senza precedenti, che coinvolge anche il DEFRA (il dipartimento ambientale del governo), nel tentativo di indagare sulle possibili conseguenze. Bryce Stewart della Marine Biological Association (MBA) ha spiegato come questa invasione comporti un “periodo difficile per i piccoli pescatori”, soprattutto quelli di aragoste, granchi e capesante, un cambiamento radicale che deve essere esplorato. Mentre proseguono le indagini secondo diversi scienziati e biologi marini la proliferazione di polpi potrebbe essere legata alla crisi del clima e all’aumento delle temperature delle acque nella costa sud-ovest dell’Inghilterra. Stewart sostiene infatti che poiché i cambiamenti climatici stanno rapidamente riscaldando le acque “eventi biologici insoliti” come l’invasione di polpi diventeranno probabilmente più comuni in futuro ed è necessario un coinvolgimento di tutti gli autori, dai pescatori sino ai consumatori, per capire come la inusuale presenza dei polpi possa impattare sul futuro e sugli stock ittici.
Steve Simpson, professore di biologia marina all’Università di Bristol, descrivendo il boom demografico dei polpi in Inghilterra aggiunge che “il cambiamento climatico è probabilmente un fattore determinante. Siamo proprio al limite settentrionale dell’areale di distribuzione delle specie di polpo, ma le nostre acque si stanno riscaldando, quindi questa zona della Gran Bretagna sta diventando sempre più favorevole alle popolazioni di polpo”.
Il pescatore esperto Dave Driver, 64 anni, ha inoltre raccontato al Nyt come sia la prima volta che catturi questi animali in quasi 50 anni di pesca e che quello che sta accadendo è a suo dire eccezionale. Se da una parte ci sono enormi guadagni – tenendo conto che tra gennaio e agosto al mercato ittico di Brixham sono state vendute quasi 12 mila tonnellate di polpi – dall’altra va tenuto però anche conto cosa potrebbe accadere in futuro. I polpi, furbi e voraci cacciatori, potrebbero infatti sconvolgere nel tempo la dieta a base di granchi e aragoste comune in Cornovaglia e trasformare così il mercato. Allo stesso tempo, però, c’è anche imprevedibilità in questo fenomeno: non è detto infatti che anche il prossimo anno ci sia la stessa invasione, anche tenendo conto che a settembre le catture sono già diminuite. Per ora, all’interno delle comunità locali, resta dunque una forte divisione: chi gioisce per “Brixham diventata all’improvviso capitale inglese del polpo” e chi invece ha paura che l’invasione “rovini i nostri mezzi di sussistenza”.