repubblica.it, 1 ottobre 2025
Mance in busta paga, si guadagnano 1.000 euro in più con la tassa al 5%: come funziona
Finalmente anche in Italia le mance iniziano a contare qualcosa. Nei settori del turismo e della ristorazione stanno diventando una voce visibile, tracciata e conveniente per chi lavora. Sul piano operativo, il funzionamento è semplice: il cliente lascia una mancia, in contanti o con il Pos, l’esercente la separa dal prezzo del servizio e la gira ai dipendenti. In busta paga quella cifra sconta il 5% anziché la tassazione ordinaria. È un processo che non richiede nulla al lavoratore, ma che si regge sulla trasparenza contabile da parte del datore di lavoro al momento dell’incasso.
Come funziona la tassazione delle mance in Italia
Tradizionalmente considerate un reddito da lavoro dipendente, dal 2023 in Italia le mance sono entrate in un regime speciale che ha cambiato le cose per lavoratori e imprese. La legge di Bilancio di due anni fa aveva infatti introdotto un’imposta sostitutiva al 5% al posto di Irpef e addizionali: una flat tax, insomma, applicabile ai dipendenti di strutture ricettive, bar e ristoranti.
La manovra 2025 ha poi confermato la misura, allargandone le maglie: il beneficio ora è riconosciuto a chi guadagna fino a 75mila euro l’anno (prima era 50mila) e si applica fino a una quota pari al 30% del reddito complessivo da lavoro (prima era 25%). L’aliquota è rimasta quindi fissa al 5%, ma la platea di lavoratori che può beneficiare del regime è ora più ampia e una parte maggiore delle mance finisce sotto la tassa piatta.
In sostanza, se un cameriere, una barista o un receptionist riceve una mancia, sia in contanti sia con pagamento elettronico, l’importo può godere della tassazione agevolata al 5%. La mancia confluisce nella busta paga, il datore di lavoro applica la ritenuta del 5% e il lavoratore riceve uno stipendio netto più alto. Se la mancia è in contanti, il datore deve registrarla e imputarla correttamente; se arriva tramite pagamento elettronico, il tracciamento è immediato ma richiede un flusso dati preciso verso il sistema paghe. La parte più delicata riguarda la corretta comunicazione tra soggetti, specie nei casi in cui l’impresa raccolga le mance per conto di dipendenti di terzi.
Chi ha diritto alla tassa piatta del 5%
La platea dei beneficiari è ben definita. Hanno diritto a pagare solo il 5% di tasse sulle mance i lavoratori dipendenti del settore privato che operano all’interno di alberghi, ristoranti, bar e, dal 2025, anche i lavoratori somministrati, cioè dipendenti di agenzie interinali che prestano servizio all’interno delle stesse strutture.
In pratica, e un po’ a sorpresa, la norma 2025 non fa differenze tra chi è assunto direttamente dall’albergo o dal locale e chi, invece, presta servizio per conto di società terze. Tutti i lavoratori hanno quindi diritto allo stesso regime fiscale sulle mance. Restano invece esclusi coloro che lavorano in settori diversi o al di fuori di questi contesti.
Quanto valgono oggi le mance e quanto resta in tasca ai lavoratori: l’effetto in busta paga
Ma vediamo i numeri. L’impatto della flat tax sul settore turistico-ricettivo non è trascurabile. Secondo un’elaborazione de Il Sole 24 Ore su dati Caf Acli, le mance hanno portato quest’anno nelle tasche di ciascun lavoratore del turismo e della ristorazione in media 1.087 euro in più (prima era 943). Un importo che, pur non rivoluzionando certo lo stipendio, rappresenta un’integrazione concreta soprattutto in un comparto dove i salari sono spesso risicati.
La platea di chi ha usato lo sconto è passata dallo 0,33% allo 0,53% dei modelli 730 analizzati su un campione di 1,3 milioni di dichiarazioni riferite al 2024. Proiettando questa percentuale sull’universo dei dipendenti, il totale dei beneficiari si aggira attorno alle 100mila persone. Un cambio di paradigma importante. Se si incrociano poi questi dati con l’occupazione del comparto alloggio e ristorazione – 1,5 milioni di addetti – si ottiene un ordine di grandezza per nulla irrilevante. Il meccanismo della mini flat al 5% accelera quindi in maniera esponenziale questo trend.
L’aumento delle mance si intreccia poi con un altro dato significativo: la progressiva digitalizzazione dei pagamenti. Nel 2024 le mance via Pos sono aumentate del 41% rispetto all’anno precedente e negli ultimi due anni gli incassi si sono quintuplicati. La crescita è stata particolarmente marcata negli hotel, con un +29%, nei saloni di parrucchiere e barbieri (+13%) e nei ristoranti (+8%). Come ovvio, l’effetto combinato di tassazione agevolata e transazioni digitali spinge a ridurre il ricorso al cash e a limitare, almeno un po’, il sommerso.
Proviamo ora a fare un po’ di conti. Il vantaggio per chi lavora in bar e ristoranti è tangibile. Con un importo medio annuo di 1.087 euro, il prelievo al 5% pesa circa 54 euro, mentre in modalità ordinaria l’imposta sarebbe sensibilmente più alta. Questo scarto si riflette sul cedolino Inps dei lavoratori e, soprattutto, modifica i comportamenti. Per i lavoratori diventa un incentivo concreto a restare o a rientrare in un comparto che fatica a trovare personale. Per i locali, sapendo che la mancia arriva pulita in busta paga, c’è più interesse a favorirla con interfacce Pos chiare e scontrini trasparenti.
L’importo di mille euro in più in busta paga per i lavoratori del turismo e della ristorazione, ha commentato la ministra del Turismo Daniela Santanchè, “aumenterà ancora se gli esercenti, dai ristoranti agli hotel, abiliteranno correttamente i loro Pos”. Sul tema – ha assicurato – il governo ha attivato un tavolo di lavoro volto a facilitare le procedure di attivazione dei pagamenti elettronici. “Al tempo stesso – ha aggiunto – è necessario sensibilizzare gli utenti sull’importanza di pagare le mance tramite carta di credito anziché in contanti, che non vengono tracciati”. A questo proposito l’esecutivo sta predisponendo una campagna dedicata per informare gli utenti della possibilità di dare la mancia tramite Pos, andando a sostenere l’aumento delle retribuzioni del personale.
Dove crescono di più: la mappa
La geografia racconta dove le mance corrono di più. Nella provincia di Bolzano l’incidenza supera il 3%, con un aumento di 1,54 punti percentuali rispetto al 2023. In Toscana la quota è dello 0,88%, in Liguria dello 0,85%, in Sardegna dello 0,75%, a conferma del legame stretto tra turismo, stagionalità e cultura del “tip”.
Anche gli importi medi tratteggiano un’Italia a più velocità: la Lombardia guida con 1.547 euro, seguita dall’Abruzzo con 1.131; oltre i 1.000 euro si posizionano anche Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria e Molise. Dove il flusso turistico è intenso e lo scontrino medio più alto, la mancia pulita entra più facilmente nelle abitudini di clienti e locali. Ragionamento “scontato” (scusate il gioco di parole...)? Non proprio.
Intanto, da Bologna è arrivata una proposta che sta facendo parecchio discutere. Piero Pompili, restaurant manager del celebre Al Cambio, ha rilanciato l’idea della mancia obbligatoria: una percentuale fissa aggiunta al conto, sul modello di alcuni mercati anglosassoni, per dare sostegno immediato agli stipendi di sala e cucina.
Un’idea che ha letteralmente spaccato il settore. Per qualcuno è uno strumento, peraltro rapido e indolore, per stabilizzare una voce di reddito ormai strutturale e per dare ossigeno ai salari in un comparto sottoposto a margini davvero molto stretti. Altri invece mettono in guardia dal rischio di trasformare la mancia in una tassa di servizio mascherata, scaricando sul cliente un costo aggiuntivo. Verrebbe comunque da dire che il nodo vero resta quello dei contratti, dei turni e della formazione.
Le regole per il Food delivery
E i rider? Il capitolo food delivery segue strade diverse. Le mance ai rider sono quasi sempre digitali e tracciate all’interno delle app, ma non rientrano nell’alveo della mini flat pensata per alberghi, bar e ristoranti tradizionali. Per i rider la mancia confluisce nel reddito complessivo e viene tassata secondo il regime del lavoratore, sia che si tratti di rapporto dipendente o partita Iva, con una tracciabilità piena. In sostanza non esiste, per il delivery, un canale agevolato al 5%.