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 2025  ottobre 01 Mercoledì calendario

Il cervello elettronico che fa meno paura

Il 19 settembre del 1986, a un anno dalla sua scomparsa, usciva sul «Corriere della Sera» un inedito di Italo Calvino. Il titolo stesso dell’articolo anticipava, con felice intuizione giornalistica, dilemmi che si stanno consumando oggi: «Calvino e l’io nel computer». In esso Calvino descriveva, in forma di racconto, l’azione minacciosa di una fantomatica Organizzazione per la produzione elettronica di opere letterarie omogeneizzate (Oephlw): «Ora m’hanno mostrato alcuni campioni del loro lavoro: capitoli di romanzi che io non ho mai scritti e che appaiono molto più “miei” di tutto quello che ho mai scritto. C’è un cervello elettronico, non so dove, che funziona esattamente come il mio cervello». L’inedito rilanciato da Laura Di Nicola, la professoressa della Sapienza a cui in un primo tempo la vedova Calvino aveva lasciato l’impegno morale di mettere ordine tra le carte dello scrittore de «Le lezioni americane», mostra come talvolta ci possa essere una scienza dell’immaginazione capace di anticipare un futuro che oggi ha un nome proprio: ChatGPT. Avremmo potuto chiamarlo CalvinoGPT. Quella stessa immaginazione – ed è questo il vero lascito di Calvino distillato nell’inedito – che oggi ci dovrebbe permettere di guardare dall’alto dell’ironia le nostre stesse invenzioni, a partire dalle intelligenze artificiali (o meglio sarebbe convergere verso il consiglio di Calvino: alla fine non era meglio battezzarlo cervello elettronico? Chiamato così fa meno paura).