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 2025  ottobre 01 Mercoledì calendario

I sessant’anni di sfide di Airc Primo sostenitore non profit della ricerca contro il cancro

Per Lucia Del Mastro è stata un’intuizione. Erano i primi anni del 2000, le donne con tumore al seno, trattate con la chemioterapia, perdevano nella maggior parte dei casi la fertilità. Lei ipotizzò di «mettere a riposo» le loro ovaie e proteggerle dalla tossicità, con un farmaco che aveva mostrato risultati incoraggianti nella sperimentazione animale. Aveva ragione. Anna Mondino un giorno uscì di corsa dal laboratorio sventolando la risposta di un’analisi che dimostrava come uno dei meccanismi molecolari da lei «sospettati» fosse all’origine del comportamento dei tumori. «Ci avevo visto giusto, esultai», e oggi le si inumidiscono gli occhi. Alessandro Vannucchi stava passeggiando per le vie di Firenze in una giornata uggiosa quando una collega gli urlò con gioia al telefono di aver ottenuto il finanziamento per un progetto sul mielofibroma, tumore raro la cui presunta rarità (avrebbero confermato con il suo team) dipendeva dalla mancanza di strumenti diagnostici adeguati. Alberto Bardelli si nutre della «luce negli occhi» dei suoi collaboratori, qualunque ruolo essi svolgano, e continua a godere della libertà di poter investigare dove lo porta il cuore «negli ambiti dove non è stata posta la prima mattonella e di calpestare strade dove non è passato nessuno».
Voci emozionate di scienziati che hanno raccontato la bella avventura con Airc, la Fondazione per la ricerca sul cancro: ieri il sessantesimo compleanno festeggiato a Roma con tanti uomini e donne impegnati sul campo. Nel 1965 la parola cancro era un tabù, ricordano il presidente Andrea Sironi, il consigliere delegato Daniele Finocchiaro e il direttore scientifico Anna Mondino. Oggi questa barriera è alle spalle grazie all’operazione trasparenza e meritocrazia portata avanti dall’associazione fondata da Giuseppe Della Porta e Umberto Veronesi come porto di approdo sicuro per la ricerca italiana indipendente. «Il maggiore merito è stato quello di aver diffuso la cultura scientifica», è l’encomio del ministro della Salute Orazio Schillaci. Un modello vincente riconosciuto nel mondo come buona pratica. I costi di raccolta fondi si sono mantenuti per sei decenni sotto il 15% delle donazioni ricevute.
Airc è il primo sostenitore privato indipendente dell’oncologia. Amelia Compagni, direttore di Cergas Bocconi, ha presentato la mappatura dei finanziamenti. In otto anni, dal 2016 al 2023, sono stati 2,47 miliardi quelli investiti a livello nazionale in oncologia, il 48% non profit e, di questi ultimi, l’83% messi a disposizione dalla Fondazione, leader dell’immaginaria classifica degli enti senza finalità di profitto: 978 milioni. I soldi arrivano anche dalle istituzioni, in particolare dal ministero della Salute. C’è in linea generale una diseguaglianza tra i tumori: lo studio di quelli con alto tasso di mortalità e impatto sociale (polmone, pancreas, stomaco) risulta sottofinanziato rispetto ad altri sorretti dall’attivismo associativo.
I protagonisti di questa bella avventura, scienziati e volontari (sono 20mila in tutta Italia), si aggirano orgogliosi nell’auditorium di via della Conciliazione a Roma, sede del simbolico soffio delle candeline. Alberto Mantovani, istituto Humanitas, paragona le cellule tumorali a «poliziotti corrotti» e accarezza la realtà di poter combattere i tumori con l’immunità, sogno inseguito per un secolo. Franco Locatelli, Bambino Gesù, pensa ai bambini colpiti da neuroblastoma, oggi curabili con la terapia delle Car-T, linfociti del paziente modificati in modo da renderli capaci di rintuzzare il tumore invasore. Commuove sullo sfondo una vecchia intervista di Veronesi: «Mi definiscono un uomo di successo. Invece lo sono dell’insuccesso perché il cancro non è ancora una malattia sempre guaribile». Se ne addolorava dieci anni fa. Oggi il professore si mostrerebbe certamente meno scontento perché progressi, anche grazie a Airc, hanno cambiato la storia dei malati oncologici. E la mentalità dei cittadini. Il 62,6%, secondo l’indagine Censis, ritiene che il cancro si possa guarire. Solo l’8,8% resta pessimista, convinto che non ci sia scampo.