Corriere della Sera, 1 ottobre 2025
San Siro ceduto a Inter e Milan. Forza Italia decisiva, alleati critici
Dopo quasi 12 ore di maratona, il verdetto arriva alle 4 di notte: il Consiglio comunale di Milano approva la delibera per la vendita di San Siro e delle aree intorno all’impianto alle due società Inter e Milan per 197 milioni con 24 voti favorevoli e 20 contrari. Nel cuore della notte, scoccano gli applausi. La giunta Sala taglia il traguardo, ma nell’Aula consiliare di Palazzo Marino si perdono pezzi: da entrambi i lati dell’emiciclo.
Più che sull’esito, le previsioni in Aula si azzardano sulla durata della seduta. Tra i consiglieri qualcuno ricorda le maratone ai tempi dell’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia. «Sforeremo le 31 ore?». «La fumata per quando è prevista?», ci si chiede tra i banchetti dell’emiciclo e la buvette. Ad allungare i tempi di discussione sono i 239 emendamenti presentati, sia dalla maggioranza sia dall’opposizione. «Di questo passo, finiremo per mezzogiorno», azzarda qualcuno. L’accelerata, invece, arriva alle due di notte, quando il centrosinistra attiva il «canguro», la manovra antiostruzionismo che in un sol colpo annulla tutti gli emendamenti simili. Il centrodestra attacca, accusando i rivali politici di aver tolto così «la parola alla democrazia», interrompendo il dibattito sulle modifiche al testo. L’esito però appare chiaro, le posizioni dei partiti sono state definite ancora prima che si arrivi alla dichiarazione di voto finale. Ci sono i numeri per la vendita. La giunta Sala vede il traguardo.
Poco dopo l’apertura della seduta, nel pomeriggio di lunedì, Forza Italia ha annunciato che al momento della votazione alcuni consiglieri sarebbero usciti dall’Aula, firmando così un assist alla giunta Sala e «salvando Milano dall’immobilismo», come ha ribadito la presidente della Consulta azzurra Letizia Moratti, dettando la linea. Tre azzurri su quattro a Palazzo Marino la seguono. La maggioranza tira un sospiro di sollievo, il quorum si abbassa. Perché la delibera passi non è più necessario che nel centrosinistra ci siano 25 favorevoli. La decisione di Marco Fumagalli, il capogruppo della lista Sala, che fino a quel momento era stato considerato l’ago della bilancia, non è più decisiva – a tal punto che preferisce non partecipare alla votazione – grazie alla mossa degli azzurri che irrita gli alleati di coalizione. Il Carroccio e Fratelli d’Italia si confrontano, discutono, commentano lo smacco di Forza Italia a quell’ «unitarietà del centrodestra» a cui nei giorni precedenti proprio gli azzurri si erano appellati. La linea dei leghisti e dei meloniani a Palazzo Marino resta quella del «no», di non fare da stampella alla giunta Sala.
La partita si chiude nella notte. Alla luce del mattino però tutte le spaccature della sera precedente si vedono con chiarezza, sia nel centrodestra sia nel centrosinistra. «Forza Italia, sullo stadio a Milano, ha rotto il fronte in maniera sbagliata, secondo me, nei modi più che nella sostanza, ma nei modi sicuramente», commenta il presidente del Senato ed esponente di Fratelli d’Italia Ignazio La Russa. «È una scelta sbagliata perché gli assenti hanno sempre torto», aggiunge il vicepremier leghista Matteo Salvini. «Ognuno ha la sua opinione – replica il leader di Forza Italia Antonio Tajani —: é una scelta giusta per Milano che altrimenti rischia di essere bloccata». Spaccature anche nel centrosinistra a Palazzo Marino, con i Verdi – contrari all’operazione San Siro —, che ora valutano l’ipotesi di uscire dalla maggioranza.
Lontani dalle polemiche politiche, Inter e Milan esultano: «È un passo storico e decisivo per il futuro dei club e della città».