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 2025  settembre 30 Martedì calendario

YouTube pagherà 24,5 milioni di dollari per risolvere la causa di Trump

YouTube ha accettato di versare 24,5 milioni di dollari per chiudere la controversia legale intentata da Donald Trump. Il presidente degli Stati Uniti si era scagliato contro la società, di proprietà di Alphabet (holding di Google) per la parziale sospensione del suo profilo dopo gli scontri a Capitol hill del gennaio 2021. YouTube non ha ammesso la propria colpevolezza e ha spiegato che non apporterà modifiche ai propri prodotti o politiche in seguito all’accordo. Trump nel 2021 non aveva visto congelato il suo account ma gli era stato impedito di caricare nuovi video. L’accesso era stato poi ripristinato nel 2023.
Anche Twitter e Meta sotto accusa
Per gli stessi fatti relativi all’assalto al Congresso americano, Trump aveva citato in giudizio anche Twitter (poi divenuto X), e Meta, azienda proprietaria di Facebook, per le stesse ragioni, contestando una presunta attività di censura nei suoi confronti e nei confronti delle posizioni conservatrici. Meta e Twitter hanno avevano negoziato un accordo all’inizio di quest’anno per chiudere le rispettive cause, Google è l’ultima a uscire.
La società di Marck Zuckerberg aveva accettato di pagare circa 25 milioni di dollari e X ha versato circa 10 milioni di dollari a febbraio per risolvere analoghe cause intentate da Trump. L’accordo di Meta prevedeva la destinazione di 22 milioni di dollari a un fondo per la futura biblioteca presidenziale di Trump a Miami, in Florida.
Dove andranno i soldi
In base all’intesa con YouTube, 22 milioni di dollari saranno versati per conto di Trump al Trust for the National Mall, un’organizzazione no-profit che, secondo i documenti, si dedica alla realizzazione di una sala da ballo da 200 milioni di dollari che Trump sta costruendo presso la Casa Bianca. I lavori per la struttura di 90mila piedi quadrati (circa 8361 metri quadrati) dovrebbero concludersi entro la fine del mandato di Trump, prevista per gennaio 2029. L’importo restante andrà ad altri querelanti nel caso, tra cui l’American Conservative Union, che sponsorizza la Conservative Political Action Conference, e l’autrice statunitense Naomi Wolf.