repubblica.it, 30 settembre 2025
Madagascar, giovani in rivolta per acqua ed elettricità. Il presidente silura il premier
Iniziate giovedì scorso per protestare contro i blackout a ripetizione dell’elettricità e per l’acqua razionata, penose esperienze quotidiane in Madagascar e sempre più frequenti negli ultimi mesi, l’ambito delle manifestazioni dei giovani malgasci si è ormai allargato: si scende in piazza contro le ineguaglianze sociali e la miseria di uno dei paesi più poveri del mondo. Senza contare ormai il risvolto politico: “Miala Rajoelina”, gridavano ieri i giovani per le strade di Antananarivo, la capitale. Sì, “Rajoelina vattene”: Andry Rajoelina è il discusso presidente del Madagascar.
Ieri (lunedì), in questo nuovo round di proteste (con molti più partecipanti rispetto a giovedì e venerdì), c’è anche scappato il morto, anzi i morti: almeno 22 persone sono state uccise e più di un centinaio sono rimaste ferite durante le proteste, come indicato dall’Alto commissariato per i diritti umani dell’Onu. “Tra le vittime ci sono manifestanti ma anche passanti uccisi dalle forze dell’ordine – si legge in un comunicato dell’organizzazione -. Altri sono deceduti nel corso delle violenze e dei saccheggi generalizzati, che hanno seguito le proteste, realizzati da gang che niente avevano a che fare con chi manifestava”.
Volker Türk, l’alto commissario dell’Onu per i diritti umani, si è detto “scioccato” per la risposta violenta delle forze dell’ordine e ha chiesto la liberazione immediata di chi è stato incarcerato. Nel mirino della folla c’è ormai Rajoielina, che ieri sera, in un discorso solenne, ha annunciato di “mettere fine alle funzioni” del suo governo, compreso il potente primo ministro Christian Natsy, che occupava quel posto dal 2018.
Il presidente aveva già tentato di calmare le acque liquidando venerdì il suo ministro dell’Energia, Olivier Jean Baptiste, ed era andato personalmente in un quartiere popolare di Antananarivo per promettere agli abitanti che “correggerà tutto, per essere ancora più vicino ai malgasci”. Ma ieri per le strade i manifestanti chiedevano in coro le dimissioni di lui, Rajoelina.
Da giovedì scorso a lanciare sui social l’appello a scendere in piazza è il movimento “Gen Z Madagascar”. Simbolo della protesta sono le bandiere pirata con un teschio sorridente (ispirate al manga “One Piece”), che è l’emblema già adottato negli ultimi tempi dai movimenti giovanili in Indonesia, Nepal e Filippine: un simbolo transnazionale di resistenza contro governi autoritari e corrotti. Ma sul teschio, qui in Madagascar è comparso un cappello di paglia betsileo, una delle diciotto etnie del paese. E i giovani ieri per le strade di Antananarivo sfilavano vestiti di nero, in segno di lutto: lo sono per la morte della democrazia e della libertà d’espressione. Scandivano lo slogan: “Si può vivere, non sopravvivere”. O “Aza vonoina ny vahoaka” (“Non uccidete il popolo”), quando la polizia sparava. E dure parole contro Rajoelina, rientrato precipitosamente nei giorni scorsi da New York, dove partecipava all’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Il presidente ha 51 anni; già sindaco della capitale, andò al potere una prima volta dal 2009 al 2014 con un colpo di Stato, in seguito a una sommossa popolare. È stato poi eletto nel 2018 e di nuovo nel 2023, all’occasione di elezioni contestate (e boicottate) dall’opposizione. Nonostante le sue risorse naturali, il Madagascar è uno dei paesi più poveri del pianeta ed è classificato 140esimo su 180 Stati per la percezione della corruzione nella classifica stilata da Transparency International. Nel 2022 quasi il 75% della popolazione viveva sotto la soglia della povertà, secondo la Banca mondiale. Oggi, la popolazione percepisce che il governo ha trascurato le priorità più urgenti, concentrandosi invece su grandi progetti simbolici (e propagandistici) come la funivia di Antananarivo, inaugurata pochi mesi fa.