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 2025  settembre 29 Lunedì calendario

Christian Sodano condannato all’ergastolo, esclusa la premeditazione: aveva ucciso la sorella e la mamma della ex a Cisterna di Latina

Christian Sodano è stato condannato all’ergastolo. Pochi minuti fa, intorno alle 12.45 la Corte d’Assise è rientata in aula ed è stata letta la sentenza. I giudici hanno escluso l’aggravante della premeditazione, ma hanno disposto nei confronti del finanziere l’isolamento diurno per un anno.
A FUGA
 
Disposta anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e la confisca della pistola d’ordinanza, mentre il risarcimento delle parti civili sarà liquidato in sede civile. È questo il verdetto per Christian Sodano, il finanziere di 28 anni che ha ucciso Renée Amato e Nicoletta Zomparelli, rispettivamente sorella e madre di Desirèe Amato, la sua ex fidanzata sopravvissuta alla strage del 13 febbraio 2024, fuggendo dalla casa di famiglia a Cisterna di Latina. I giudici della Corte d’Assise dopo aver ascoltato le repliche si sono ritirati in camera di consiglio per discutere e raggiungere un accordo sulla sentenza.

L’ACCUSA
«Erano morti annunciate». Così, nell’ultima udienza, la pm Marina Marra aveva invocato l’ergastolo, con sei mesi di isolamento diurno, per Sodano. L’udienza, durata circa otto ore, si era aperta con le dichiarazioni spontanee dell’imputato. «Non so se poche parole possano bastare a spiegare quanto dolore provo disse Sodano rivolgendosi ai giudici soprattutto per aver causato la morte di Renée e Nicoletta». L’ex finanziere ha definito il rapporto con Desirèe “totalizzante e ossessivo”. «Lei era il centro del mio mondo, non vedevo altro. Ora sono sommerso e distrutto dal dolore». Ad ascoltarlo, in aula, c’era anche lei, Desirèe Amato, che ha voluto assistere a tutte le udienze del processo. Nella lunga requisitoria il pm Valerio De Luca ha ricostruito la dinamica dei fatti, sostenendo la tesi dell’omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai motivi abietti. Ha ricordato le prove raccolte: le tracce ematiche, i segni lasciati dai proiettili, le testimonianze dirette. Ha collocato il delitto in un contesto preciso: una relazione di sette mesi segnata da forti tensioni.

DELITTO IMPROVVISO
 
«Desirée ci ha spiegato che non vedeva futuro in quel rapporto», ha detto il magistrato. Sulla stessa linea, la pm Marina Marra ha approfondito l’aspetto giuridico, sottolineando che si trattò di un delitto non d’impeto ma di evidente premeditazione: «Sodano ci ha raccontato quanto avvenuto come fosse un delitto improvviso, ma non è così. Fin dall’inizio l’obiettivo non è stata Desirèe, che infatti è stata risparmiata. La evita e spara ad altezza uomo a Nicoletta e Renée. Era un militare, sapeva che quei colpi sarebbero stati mortali». Marra ha ricordato che già da novembre 2023 l’imputato aveva manifestato minacce e propositi violenti: «Era la realizzazione di un disegno criminoso. Erano morti annunciate. E poi il colpo al volto di Renée: un gesto freddo, chirurgico, non certo dissociato». Gli avvocati Leonardo Palombi e Lucio Teson, difensori di Sodano, hanno contestato la ricostruzione sostenendo che non ci fosse alcuna pianificazione. Hanno portato come prova le chat tra Sodano e Desirée: «Su 51mila messaggi hanno affermato – solo in un’occasione, il 17 novembre, compaiono espressioni che la procura interpreta come minacce».