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 2025  settembre 29 Lunedì calendario

E Palazzo Chigi si allarga ancora: uffici anche nell’ex sede dei deputati

Palazzo Chigi si allarga. E allarga lo sguardo più in là. Oltre la Colonna di Marco Aurelio su cui affaccia lo studio di Giorgia Meloni. Serve ossigeno e spazio per i funzionari e i dipendenti – oltre duemila – troppo stretti nelle stanze che danno su piazza Colonna. Ecco allora i riflettori accendersi su un altro edificio, lì a due passi, che ha dominato per anni le cronache della politica italiana. Ha fatto da casa a schiere di deputati ai tempi ruggenti della Seconda repubblica, quando “uno vale uno” diventato poi slogan dei grillini anti-casta voleva dire “un ufficio per ogni deputato” e i deputati erano seicento, altroché. Parliamo di Palazzo Marini, gioiellino di fine ottocento, angolo fra la centralissima Piazza San Silvestro, piazza San Claudio e via del Tritone.
Sparito da un pezzo dai radar della politica, le riaprirà presto le porte. Tempo due anni e una parte dei dipendenti di Palazzo Chigi prenderà il possesso di quei corridoi con vista sul centro di Roma. È tutto scritto fra le pieghe di una delibera pubblicata nei giorni scorsi e visionata dal Messaggero. La gara nuova di zecca servirà in realtà a rinnovare il servizio caffetteria nelle sedi del governo che ne hanno uno (nel quartier generale, dove abita la premier, una buvette non c’è mai stata con buona pace degli sbuffi di chi ci lavora dentro). Un inciso però cattura l’attenzione. Svela la prossima mossa immobiliare del governo Meloni. Eccola: «La presidenza del Consiglio dei ministri, al fine di attuare un piano di razionalizzazione degli spazi, ha avviato il procedimento volto ad assumere in regime di locazione passiva l’immobile denominato Palazzo Marini, sito in Piazza San Claudio – appuntano i tecnici quasi en passant – la cui acquisizione dovrebbe formalizzarsi nella sua totalità durante l’anno 2030».
LA DELIBERA
È insomma deciso: Palazzo Chigi conquista metri quadri. Ma anche, a volerla leggere con una lente politica: Meloni accorcia le distanze fra i suoi uffici e quelli dell’arcirivale Elly Schlein, visto che il Nazareno, quartier generale del Pd, è davvero a due passi da quell’edificio. Ammesso ovviamente che sia ancora la destra ad abitare fra cinque anni le stanze del governo e questo è ancora presto per dirlo. Non è un edificio qualunque, quello “prenotato” per gli anni a venire. Digitate “Palazzo Marini” negli archivi storici dei giornali e usciranno fiumi di inchiostro. Un’epopea. Tocca riavvolgere il nastro, un salto alla fine degli anni novanta. Quando la politica italiana, o meglio la Camera dei Deputati, scopre l’esistenza dei “Palazzi Marini”. Sono quattro, tutti racchiusi nello stesso isolato, tra piazza San Silvestro e la galleria Colonna. Li ha acquistati con una serie di fortunate triangolazioni l’imprenditore Sergio Scarpellini. Per poi offrirli alla politica, sul mercato.
LA STORIA
Il primo contratto di affitto risale al 1997 – al governo Romano Prodi – e riguarda proprio l’edificio di piazza San Claudio, palazzo Marini 1, che presto tornerà a ospitare funzionari e grand commis. A benedire l’operazione immobiliare allora è Luciano Violante, presidente della Camera. Contratti monstre, ballano miliardi di lire, quando la spending review non era un’impellenza. Questione di spazio, spiegano all’epoca i questori di Montecitorio chiedendo e ottenendo di ricavare nuovi e spaziosissimi uffici nel primo palazzo di Scarpellini. Che da ex hotel – l’hotel Marini, occupato al primo piano dalle lussuose sartorie milanesi Galtrucco – si trasforma in una succursale della Camera e apre i battenti a ben 250 persone fra onorevoli e staff. Seguono la stessa sorte gli altri tre palazzi. Un paio d’anni e Montecitorio sembra Versailles: raddoppia e triplica la metratura. Ma dura poco. Il primo a battere i pugni contro i super contratti dei “Palazzi Marini” è il Senatùr. «Violante spieghi!», intima Umberto Bossi in un’animata riunione dell’ufficio di presidenza di Montecitorio, siamo nel 2000.
Per anni non si muove nulla. I maxi-uffici della Camera restano. Un po’ alla volta però si svuotano. Fino al 2011, quando proprio dai vertici della Camera arriva lo stop al contratto di affitto con Scarpellini per “Marini 1”. Da lì in poi, una serie di tortuosi passaggi di proprietà a fondi privati (un altro Palazzo Marini, il numero 3, a Piazza San Silvestro, è da tempo nel mirino di Bill Gates: il fondatore di Microsoft vuole farci un Four Seasons).
Ora la politica che torna a bussare alla porta. E il governo che prenota l’affitto di quelle stanze entrate nella cronistoria della Seconda repubblica. Palazzo Chigi si allarga in centro e diventa sempre più centrale. Un incentivo in più per chi proverà a sbancare le urne fra due anni.