Il Messaggero, 29 settembre 2025
Cresce l’utilizzo dello Spid ma l’Ue vuole nuove regole
Lo Spid (il Sistema pubblico di identità digitale) è sempre più la prima chiave di accesso degli italiani ai servizi pubblici online, con una crescita in un anno del 44%. Mentre è più utilizzata, ma ancora non sfonda, l’identità digitale associata alla carta d’identità elettronica (Cie), su cui il Dipartimento governativo per l’Innovazione, guidato dal sottosegretario Alessio Butti, vorrebbe gradualmente accentrare tutte le funzionalità (Spid compreso), per provare ad allinearsi al regolamento europeo Eidas 2.0. Regolamento approvato lo scorso anno che punta a un sistema di identificazione unico in tutto il Vecchio Continente.
A rivelarlo è uno studio del Politecnico di Milano, che segnala come, senza linee di indirizzo chiaro per i cittadini nei prossimi mesi e anni, si rischia di creare confusione tra i due strumenti, soprattutto nei soggetti più anziani. Gli accessi ai servizi pubblici con la Cie sono infatti ancora venti volte meno rispetto allo Spid. E i tempi di attesa per ricevere la carta elettronica fisica da parte dei Comuni, benché si siano ridotti nell’ultimo anno grazie al lavoro di sburocratizzazione di Stato ed enti locali, possono ancora essere lunghi diversi mesi.
I NUMERI
Secondo gli esperti del Politecnico, nel 2024 i rilasci e gli utilizzi dello Spid, ad oggi fornito sia gratis che a pagamento dai privati accreditati dall’Agenzia per l’Italia digitale (Agid), sono cresciuti rispettivamente del 44% e del 27%, con una diffusione tra i cittadini maggiorenni che ha raggiunto il 78%. Non solo, si sono registrati con questo strumento 1,15 miliardi di accessi digitali ai servizi pubblici da parte degli utenti nel corso dell’anno. E sono cresciuti del 44% anche i rilasci dello Spid professionale a pagamento per aziende e partite Iva. Il numero medio di utilizzi dello Spid per utente è poi rimasto stabile rispetto al 2023 e, secondo gli esperti del Politecnico, ci si starebbe avvicinando al coinvolgimento della platea massima raggiungibile.
Rimangono comunque delle disomogeneità nella diffusione dello strumento, sia per area geografica (penalizzando il Sud) sia per fasce d’età (con gli over 75 ancora poco coinvolti, seppur in crescita del 13% in un anno). Per quanto riguarda la carta d’identità elettronica, invece, solo il 13% dei possessori del documento fisico (la cui diffusione è salita al 72%) lo utilizza per l’accesso online. Un dato che, come scritto nel report, è dovuto «alla consolidata familiarità degli utenti con Spid, percepito come sistema dalle funzionalità equivalenti». Gli accessi ai servizi pubblici effettuati con l’identità digitale associata alla Cie sono poi saliti del 45%, ma sono ancora fermi a quota 71 milioni. Venti volte meno dello Spid, appunto. Il regolamento europeo Eidas 2.0 ha come obiettivo un sistema di identità digitale Ue unico, da raggiungere in primis dal 2026 tramite portafogli digitali integrabili tra loro in ognuno dei 27 Paesi membri (in Italia l’It-Wallet è sull’App Io già da fine 2024 e ci si può entrare tramite Spid o Cie).
Il sottosegretario Butti ha recentemente ringraziato «il lavoro fatto dai privati con Spid, che hanno ovviato alle mancanze dei precedenti governi sull’identità digitale», ma ha aggiunto che lo strumento «comincia a essere vulnerabile, mentre la Cie è indicata anche a livello europeo ed è più sicura». Per questo, entro il 2027, si punta all’integrazione dello Spid nel sistema di identificazione digitale della Cie all’interno dell’App Io e contemporaneamente allo sviluppo di It-Wallet con nuovi servizi per cittadini e imprese.
LA DIFFERENZA
Secondo gli esperti del Politecnico la disparità principale sulla sicurezza è che, a differenza della Cie, spesso il livello tre di protezione è offerto dai fornitori di Spid a pagamento, ma lo richiedono ancora pochi servizi pubblici. Mentre non sarebbe certo che hackeraggi e violazioni a danno dello Spid sarebbero del tutto evitabili con la Cie. Benché il portafoglio digitale italiano abbia anticipato i partner europei, i tempi previsti per la sua implementazione finora si sono poi allungati e oggi è utilizzabile solo per patente, carta della disabilità e tessera sanitaria, come fossero documenti cartacei ma non per tutti i servizi digitali associati. Tutto questo fa dire agli esperti del Politecnico che «il potenziale di crescita di Spid nel mondo privato è stato disatteso anche a causa dell’incertezza riguardo la strategia italiana in merito allo strumento e alla sua evoluzione verso l’It Wallet». Si parla poi di uno Spid offerto solo a pagamento dal 2027, ma finora dai fornitori non è arrivata nessuna conferma in tal senso.