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 2025  settembre 29 Lunedì calendario

Il colosso Fox Petroli chiede 2 milioni di euro a due attivisti di Pesaro che si battono contro l’impianto Gnl

Davide contro Golia. La Fox Petroli spa chiede 2 milioni di euro a due attivisti di Pesaro, accusati di diffamazione e di mettere in atto una “quotidiana campagna denigratoria e persecutoria” verso la società. Tutto nell’ambito di una battaglia contro il progetto per la riqualificazione del deposito di stoccaggio di prodotti petroliferi liquidi e la realizzazione di un impianto di liquefazione di gas metano in rete, nel quartiere della Torraccia. Ma la vicenda cattura l’attenzione di diverse organizzazioni internazionali che ritengono la causa civile intentata un caso di slapp (strategic lawsuit against public participation), le cause temerarie intentate per bloccare gli attivisti e contro cui esiste una direttiva Ue che l’Italia recepirà nel 2026. E la vicenda è all’esame anche dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani. Nell’atto di citazione, di fatto, la Fox Petroli riporta le dichiarazioni contenute in un comunicato diffuso dalla stampa, ma anche quelle riportate nell’esposto inviato dai due attivisti Roberto Malini, co-presidente di EveryOne Group e Lisetta Sperindei, ex consigliera comunale (entrambi nella foto) e dal comitato ‘Pesaro: no Gnl’ alla Procura, ai ministeri dell’Ambiente e della Salute e ad altre istituzioni competenti locali e nazioni.
Il tentativo di mediazione – L’esposto è solo una delle azioni intraprese per fermare il progetto e chiedere l’esecuzione di nuove analisi per verificare eventuali danni ambientali. Nelle prossime ore si terrà, presso il Tribunale di Pesaro, il primo incontro della procedura di mediazione avviata dalla società Fox Petroli, strumento previsto dalla legge come tentativo obbligatorio e preliminare rispetto all’apertura di un eventuale processo. Se questo dovesse fallire, una prima udienza si terrà il prossimo 22 dicembre.
Il ricorso presentato dagli attivisti – Nella loro denuncia, presentata a maggio 2025, gli attivisti hanno segnalato “una situazione di grave rischio ambientale e sanitario” presso il sito Fox Petroli di Pesaro, area da decenni sede di attività industriali legate alla lavorazione e allo stoccaggio di idrocarburi nonostante la vicinanza a una zona ad alta densità abitativa. Nel ricorso si parla di “uno stato di degrado”, concetto ribadito anche nel comunicato stampa ed “evidenti problematiche di contaminazione, sia del suolo che delle falde acquifere”, facendo riferimento a “studi preliminari e segnalazioni della cittadinanza” che “indicano la presenza di contaminanti nel terreno e nelle acque sotterranee”. Secondo i ricorrenti il progetto di impianto di liquefazione GNL, se realizzato, “aggraverà ulteriormente” la situazione. E si chiede si “avviare un’indagine ambientale urgente per analizzare il suolo e le falde acquifere del sito”.
La reazione della Fox Petroli – “Indagini, nel frattempo, sono state disposte dalla Procura, mentre il Comitato tecnico regionale dei vigili del fuoco ha espresso parere negativo vincolante sul progetto, determinando la decadenza automatica della Valutazione di impatto ambientale positiva precedentemente rilasciata alla società” racconta a ilfattoquotidiano.it lo stesso Malini. Così, il 14 maggio scorso, gli avvocati della società Fox Petrol S.p.A. hanno presentato al Comune di Pesaro una richiesta formale di accesso agli atti amministrativi, per ottenere copia dell’esposto trasmesso alla Procura dagli attivisti. “L’esposto era stato inviato anche per conoscenza all’Ufficio Ambiente del Comune di Pesaro, ma non era destinato alla diffusione, in quanto parte integrante di un procedimento d’indagine in corso” spiega Malini. E aggiunge: “Nonostante la nostra richiesta di non trasmettere tale documento, il Comune ha accolto l’istanza della Fox”. E così è arrivata la reazione della società che prevede un investimento nell’impianto di almeno cinquanta milioni di euro. “Si getta discredito su una società per azioni, che ha un fatturato di decine di milioni di euro” scrive nell’atto di citazione. I due attivisti sono accusati di procurare allarme nella popolazione “diffondendo notizie false e diffamatorie sulla società” e sui suoi impianti, attraverso “una quotidiana campagna denigratoria e persecutoria verso Fox Petroli”. I passaggi contestati? L’azienda respinge ogni riferimento al “degrado” nel sito e possibile “contaminazione di aria, suolo e falde acquifere”, oltre che ai “potenziali rischi per la salute”. Per Fox Petroli si tratta di accuse totalmente infondate.
Gli attivisti mantengono la loro posizione – Ma i due attivisti ribadiscono la loro posizione. “Le nostre dichiarazioni – racconta Malini – si basano su documenti ufficiali, relazioni tecniche, analisi ambientali e atti pubblici, e rivendicano il diritto-dovere della società civile di esprimersi su questioni di salute pubblica, sicurezza e tutela dell’ambiente. Il sito di cui si parla è stato storicamente destinato ad attività petrolifere per oltre un secolo, ma è adiacente a un’area naturalistica tutelata, l’Oasi del fiume Foglia e a un centro urbano densamente popolato”. E ricorda la il parere negativo al nuovo progetto del Comitato tecnico regionale dei Vigili del fuoco. Tra le ragioni “l’esistenza di serbatoi interrati risalenti agli anni ’50, a fondo unico e privi di impermeabilizzazione – racconta Malini – l’elevato rischio di contaminazione per suolo e falde e l’inadeguatezza delle condizioni di sicurezza rispetto agli standard vigenti”. Per l’attivista, questi rilievi “non solo giustificano l’utilizzo del termine ‘degrado’, che è il passaggio più contestato dall’azienda nel nostro comunicato, ma lo rendono necessario in una comunicazione rivolta all’opinione pubblica, alle istituzioni e ai media”.
Il sostegno delle organizzazioni anti-slapps – Il caso ha catturato l’attenzione di diverse organizzazioni internazionali come FrontLine Defenders, realtà associata alla rete Coalition Against Slapps in Europe (Case) e Net4Defenders. “Anche con il loro supporto, abbiamo segnalato il caso allo Special rapporteur Onu sui difensori dei diritti umani e all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani” spiega Roberto Malini. Secondo la Coalition Against Slapps in Europe il caso presenta diverse caratteristiche tipiche delle Slapp, in primis la grande differenza sul piano economico tra le parti – l’azienda petrolifera da un lato e i due attivisti dall’altro – e poi “la sproporzione tra le dichiarazioni rese e la cifra richiesta” spiegano da Case, oltre che “l’indiscutibile interesse pubblico del progetto e delle possibili conseguenze che da esso potrebbero ricadere sulla comunità”. “Parte la mediazione – aggiunge Malini – ma noi no ritrattiamo su informazioni basate su documenti ufficiali e relazioni tecniche”.