Il Messaggero, 28 settembre 2025
Lo Zibibbo (tedesco) di Pantelleria. Trovati 5mila litri di vino contraffatto
«Zibibbo di Pantelleria», c’era scritto sull’etichetta. Tutto falso, ma gli affari andavano a gonfie vele. Almeno fino ad oggi. Fine dell’export fuorilegge. Sono arrivati i carabinieri a bloccare la truffa di un imprenditore tedesco. La redditizia messinscena è stata smascherata dai militari per la Tutela agroalimentare di Roma e Messina. L’inchiesta è coordinata dalla Procura di Marsala che ha denunciato il titolare dell’impresa per frode in commercio. Ha prodotto e commercializzato vino con falsa denominazione «Zibibbo di Pantelleria».
LA CACCIA SUL WEB
L’occhio attento dei militari monitora siti web e social a caccia di chi fa il furbo. Stavolta si è soffermato sull’attività dell’imprenditore. Sede dell’attività in Germania e affari in mezza Europa e fuori dal vecchio continente. Dalle indagini sono emersi canali di distribuzione non solo in Italia e in terra tedesca, ma anche in Svizzera, Regno Unito, Norvegia, Canada, Taiwan, Giappone, Paesi Bassi, Belgio, Danimarca, Francia, Russia e Stati Uniti. In clienti a loro volta avrebbero smistato la merce. Tracciando la filiera pirata i carabinieri sono arrivati fino all’isola di Pantelleria, dove l’impresa tedesca aveva aperto un deposito.
IL SEQUESTRO
Era il classico specchietto per le allodole, il tranello perfetto per fare apparire reale ciò che non lo era. Nel magazzino c’erano 5 mila litri di prodotto vinoso, di cui 3.500 in corso di trasformazione e altri 1.500 litri già imbottigliato ed etichettato con le false denominazioni “Zibibbo di Pantelleria” e “Terre Siciliane Igt”. Con quest’ultima denominazione si individua una delle più importanti aree vitivinicole della Sicilia. Include le province di Agrigento, Catania, Enna, Messina, Palermo, Ragusa, Siracusa, Trapani ed è stata istituita nel 2011.
IL MARCHIO
Lo Zibibbo è un vitigno aromatico che appartiene alla famiglia dei Moscati, sottoposto alla certificazione di “Denominazione di Origine Protetta”. Bisogna superare rigidi controlli sul prodotto e sul produttore prima di apporre l’etichetta sulla bottiglia. L’esplosione dei profumi dei fiori ginestre, di albicocca, frutta secca e miele si ricava da un lavoro attento. Il disciplinare è rigido e invece l’imprenditore tedesco lo aveva prodotto in maniera arbitraria e senza avere il necessario accreditamento. Il suo Zibibbo era un vino comune. È stato quindi denunciato alla Procura della Repubblica di Marsala per frode in commercio aggravata dalla vendita di prodotto non genuino. I numeri sono di tutto rispetto: dal 2019 in cinque vendemmie ha commercializzato almeno 30 mila bottiglie di vino comune non certificato, per un guadagno stimato in oltre 800 mila euro. Il prodotto, vista la totale mancanza di tracciabilità, è stato distrutto.
LA DIFESA DEL MADE IN ITALY
«Nessuno spazio per chi cerca scorciatoie lucrando sul nome delle nostre eccellenze. Lo avevamo promesso, lo stiamo facendo. Grazie ai Carabinieri per la Tutela Agroalimentare per il loro straordinario lavoro a difesa del Made in Italy», commenta il ministro dell’agricoltura, Francesco Lollobrigida.
Per cinque anni c’è chi ha spacciato un vino comune come se fosse Zibibbo. Ha speculato sull’eccellenza siciliana e sulla buona fede dei consumatori. Probabilmente anche su quella dei clienti, anche se su questo fronte sono in corso ulteriori accertamenti da parte della Procura marsalese e dei carabinieri per la Tutela agroalimentare di Roma e Messina.