il Fatto Quotidiano, 28 settembre 2025
La Cina ribatte agli Usa: stop agli acquisti di soia. Furia agricoltori
Nel tentativo di allargare la sua base elettorale tra i lavoratori dell’industria, Trump sta distruggendo il consenso che sin qui gli era arrivato da gran parte degli agricoltori Usa. La guerra commerciale lanciata dal presidente Usa contro Pechino sui prodotti manifatturieri ha già causato una contromossa devastante: la Cina ha pressoché azzerato le importazioni di soia statunitense e i coltivatori rischiano di perdere miliardi di dollari. È la replica di quanto avvenuto nel primo round dello scontro transpacifico: nel 2019 durante il suo primo mandato “the Donald” impose tariffe sui prodotti cinesi e Pechino ridusse le importazioni di soia dagli Stati Uniti, spostando gli acquisti in Brasile. Washington fu costretta a varare un piano di salvataggio per gli agricoltori da 23 miliardi di dollari. Da allora, la Repubblica Popolare ha limato gli acquisti negli States: dopo il Liberation Day, li ha azzerati.
Nel 2024 la Cina era il maggior importatore mondiale di soia, con acquisti dall’estero per circa 105 milioni di tonnellate, e ne aveva acquistato circa il 20% dagli Stati Uniti. Un valore in forte calo rispetto al 41% del 2016. Ma da gennaio a luglio di quest’anno, la Cina ha importato 42,26 milioni di tonnellate di soia dal Brasile, mentre le spedizioni dagli Stati Uniti sono state pari ad appena 16,57 milioni di tonnellate. Di più: Pechino non ha ancora prenotato soia del prossimo raccolto statunitense. Un ritardo insolito che ha alimentato le preoccupazioni tra gli agricoltori e i commercianti statunitensi, in vista dell’avvicinarsi del raccolto. Nel tentativo di placare la Cina, Trump nei giorni scorsi ha esteso di 90 giorni la tregua tariffaria con Pechino e ha esortato la Cina a “quadruplicare” l’import dagli Usa, ma la Repubblica Popolare non ha fatto un plissé. Al contrario: il gigante asiatico ha fatto grandi prenotazioni in Argentina avvantaggiandosi, tra l’altro, dell’abbattimento delle tasse all’export di soia deciso dal nuovo presidente di Buenos Aires, quello stesso Javier Milei al quale Trump nei giorni scorsi ha promesso sostegno politico ed erogato una linea finanziaria da 20 miliardi di dollari per salvare i disastrati conti pubblici argentini. Secondo i dati commerciali più recenti, con le prossime spedizioni di ottobre la soia sudamericana coprirà il 95% della domanda cinese. Gli Usa rischiano una potenziale perdita di esportazioni pari a 14-16 milioni di tonnellate: la débâcle fa già infuriare gli agricoltori Usa, anche quelli che hanno votato Maga.