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 2025  settembre 28 Domenica calendario

Ecco come comunicano gli scafisti scavalcando tutti i controlli: con gli emoji

Una barca, un’onda, la bandiera tunisina, una freccia, il tricolore italiano. Una sequenza di cinque emoji ed il messaggio arriva dritto scavalcando controlli dei social, investigazioni e superando ogni barriera linguistica.
È un vero e proprio nuovo dizionario semantico, il codice degli scafisti, quello che due ricercatori universitari italiani, Michele Empler, dell’Università della Tuscia, e Livio Calabresi, dell’ateneo di Milano, ritengono di aver decriptato a conclusione del loro progetto coordinato dal professore Alessandro Sterpa dell’Università della Tuscia e finanziato dal Maeci.
Erano partiti per cercare sulle piattaforme online le fake news che, a loro dire, muoverebbero ingenti flussi migratori dal Sahel verso l’Europa offrendo alle persone il miraggio di un viaggio facile e sicuro, di un lavoro certo e una vita agiata soprattutto in Italia, si sono ritrovati davanti ad un muro inatteso che non riconosceva quelle che erano ritenute le parole chiavi per entrare. E così, facendo ricorso anche all’intelligenza artificiale e ad un algoritmo da loro creato, i due ricercatori alla fine si sono ritrovati dentro ad innumerevoli gruppi social, con milioni di utenti, che comunicavano con un codice misto, fatto di parole multilingue, di hashtag e soprattutto di emoji. “Un linguaggio universale – spiega il professore Empler – capace di essere compreso da tutti e di superare ogni barriera linguistica, visto che, ad esempio, tra le popolazioni del Sahel non tutti parlano l’arabo, ma solo dialetti locali”.
Il codice degli scafisti decriptato dai due ricercatori è destinato ad una platea di migranti particolare, quella dei cosiddetti viaggi di lusso, viaggi in motoscafo o in gommoni superveloci, non certo quella delle centinaia di migliaia di persone che si imbarcano ogni giorno dalle coste libiche e che fuggono da guerre, persecuzioni, cambiamenti climatici e non sono mosse dall’esca delle fake news sui social. “Alla fine siamo riusciti a crearci un’identità falsa e a penetrare in questi gruppi – spiega ancora Michele Embler – pensavamo che questo tipo di comunicazione viaggiasse soprattutto su canali riservati su Telegram e invece abbiamo constatato che il social più utilizzato è facebook dove vengono postati anche migliaia di video che riprendono veri e propri influencer della migrazione, ragazzi e ragazze che si mostrano sui gommoni sorridenti e poi davanti al Duomo di Milano o al Colosseo”.
Le emoji dunque: soprattutto le bandiere dei Paesi da cui partire e in cui arrivare, quella dell’Italia sicuramente tra le più diffuse, e poi motoscafi, mare con onde piccole, volti sorridenti e cuori che significano viaggi a lieto fine. E ancora l’emoji del fantasma che garantisce l’invisibilità alle autorità del Paese di sbarco e la fiamma che brucia. “Sostituisce la parola haraga – spiega Embler – che significa bruciare, è una delle più usate, e simboleggia il gesto di bruciare i confini e i propri documenti, cosa che avviene quando si lascia il proprio Paese natìo per affrontare il viaggio verso l’Europa”.