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 2025  settembre 27 Sabato calendario

“Bastonate a chi si ribella”: dal 2018 oltre trenta aggressioni ai lavoratori

L’Italia si accorge di Prato, o meglio del distretto tessile di Prato, (che si estende a Campi Bisenzio, Carmignano e Montemurlo), quando dei lavoratori in sciopero vengono picchiati. La Procura ha registrato “molteplici spedizioni punitive”. Fra queste, quella fra l’8 e il 9 ottobre 2024, quando un gruppo di operai pakistani viene preso a bastonate. Quattro finiscono in ospedale. Erano impegnati in scioperi a oltranza estesi a varie aziende. Un episodio tutt’altro che isolato.
La colpa dei lavoratori è ribellarsi alle condizioni che in quel distretto (con una complicità istituzionale e politica diffusa, per uscire da una crisi del settore) sono diventate la norma dal 2008-2010 in poi. Lavoro 7 giorni su 7, 12-13 ore al giorno, assenza di dispositivi di sicurezza. Condizioni che ormai si sono estese oltre la Toscana, come hanno dimostrato altre inchieste della Procura di Milano, che dal 2024 ha commissariato per sfruttamento e illegalità i bracci operativi di Alviero Martini, Dior, Armani, Valentino e per ultimo Loro Piana, parlando esplicitamente di un problema sistemico. Dal 2018, da quando cioè gradualmente – soprattutto grazie al neonato sindacato Sudd Cobas (ex Si Cobas) – i lavoratori hanno iniziato a sindacalizzarsi, sono iniziate le aggressioni “sia all’interno del luogo di lavoro, tramite operai ingaggiati allo specifico fine di controllarli – spiega il procuratore Luca Tescaroli – sia all’esterno, con veri e propri agguati materialmente eseguiti da persone rimaste ignote”. Una trentina le aggressioni. Ci sono casi in cui persone col volto coperto arrivano nella notte, altri – come l’ultimo – in cui l’attacco avviene a volto scoperto, in pieno giorno. Nel 2021, durante un’agitazione davanti a un’azienda cinese, vengono presi a bastonate due lavoratori che avevano collaborato con le autorità offrendo un quadro allarmante delle condizioni di lavoro. Fra l’aprile 2023 e il marzo 2024, sei aggressioni hanno riguardato lavoratori iscritti al sindacato, presi di mira da gruppi di picchiatori organizzati.
I Sudd Cobas denunciano come i committenti ai primi segnali di sindacalizzazione, si rivolgano ad altri fornitori. Sudd Cobas ha una vertenza aperta con MontBlanc, che ha tolto le forniture a un magazzino – di cui era monocommittente, un caso raro – pochi mesi dopo che i lavoratori avevano ottenuto contratti regolari attraverso una serie di scioperi. Per il brand, lo spostamento era dovuto al fatto che MontBlanc aveva appreso solo allora che in quel magazzino non si lavorasse regolarmente. Un’inchiesta di Al Jazeera, svolta con telecamere nascoste nel 2024, ha riscontrato che la produzione MontBlanc era stata spostata in un magazzino del fiorentino (l’imprenditrice diceva ai giornalisti, che si fingevano imprenditori cinesi, che “ora non producono più Gucci”), ma prima che quell’inchiesta uscisse la produzione era stata spostata nuovamente.
“L’argomento va oltre Loro Piana – ha detto l’amministratrice delegata di Lvmh Cécile Cabanis agli analisti a luglio scorso parlando dell’indagine per caporalato che aveva coinvolto l’azienda del gruppo –. È un tema che l’intero settore in Italia sta affrontando ed è qualcosa che dovremo gestire collettivamente con le associazioni e con il governo”. E magari anche con i sindacati.