Corriere della Sera, 27 settembre 2025
Una lady di ferro per il Giappone?
È così intransigente, dicono, che Sanae Takaichi, l’ammiratrice di Margaret Thatcher oggi in corsa per guidare il governo giapponese, ha divorziato nel 2017 da un collega di partito per «divergenze politiche» e lo ha risposato quattro anni dopo quando il liberaldemocratico Yamamoto Taku si è ritirato dalla vita pubblica scegliendo di cambiare il proprio nome con quello della moglie. «Una scelta simbolica – scrive The Diplomat – degli equilibri di potere in questo matrimonio».
Oggi l’ex ministra della Sicurezza economica, 61 anni, è una dei cinque candidati – in buona posizione insieme al quarantaquattrenne Shinjiro Koizumi, figlio dell’ex premier Junichiro – per prendere la leadership liberaldemocratica e la guida del governo al posto del dimissionario Shigeru Ishiba. Non sarà una passeggiata, perché il partito al centro della politica nipponica ha perso con il suo alleato di coalizione Komeito la maggioranza in entrambi i rami del Parlamento nel corso dell’ultimo anno. Ma se non arriveranno sorprese, il Giappone potrebbe avere per la prima volta un premier donna o il più giovane primo ministro del dopoguerra. Prima Takaichi o Koizumi devono però vincere le «primarie», alle quali partecipano i 295 parlamentari liberaldemocratici e circa un milione di iscritti che avranno lo stesso peso degli eletti nella Dieta nazionale.
Intanto anche in Giappone soffia un vento sovranista. Nelle elezioni di luglio il partito anti-stranieri Sanseito è riuscito a conquistare quattordici seggi al Senato. Sarà anche per questo che la «lady di ferro» nipponica tuona contro i «migranti economici» che chiedono lo status di rifugiato e propone di rimandarli in patria. «La sua politica ultraconservatrice potrebbe creare problemi nelle relazioni con i Paesi vicini», scrive The Guardian, ricordando gli interventi per ridimensionare le colpe nazionali della seconda guerra mondiale e l’abitudine di visitare il santuario Yakusuni che ricorda i soldati morti per l’Imperatore. A proposito di quanto accade nella Casa Imperiale, Takaichi si è «fermamente opposta», ricorda The Economist, alle ipotesi di riforma della linea ereditaria rigidamente maschile ancora in vigore. Anche nel suo partito c’è chi è favorevole a un cambiamento. Per lei invece va bene così.