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 2025  settembre 26 Venerdì calendario

Disturbi mentali, cresce il pregiudizio e giovani più fragili davanti ai social

Quasi quattro persone su dieci si vergognano all’idea di avere un disturbo mentale mentre cresce la percezione di vulnerabilità nei giovani tra i 14 ai 24 anni, ritenuti più a rischio (dal 39% della precedente rilevazione di tre anni fa al 47% attuale), in un contesto in cui la percentuale di quanti considerano la malattia mentale curabile scende dal 66% al 60% e resta alto il livello di stigma. E i social, specchio e cortile virtuale, non aiutano. Anzi.
Vince il pregiudizio
A tracciare un quadro di maggiori pregiudizi verso la salute mentale ma anche di insicurezze legate ai social media è l’indagine realizzata da Doxa per la IV edizione del Festival della salute mentale Ro.Mens, organizzato dalla Asl Roma 2 dal 1 al 7 ottobre – con tanto di mostra fotografica alla Galleria nazionale d’Arte moderna della Capitale – proprio per valorizzare l’inclusione e contrastare lo stigma. «Una mission quanto mai necessaria – commenta il direttore del Dipartimento Salute mentale Massimo Cozza – viste le percentuali che sono quasi tutte in aumento rispetto all’ultima indagine del 2022. Constatiamo un quadro preoccupante sul persistere e l’aggravarsi dei pregiudizi verso le persone con disturbi mentali».
«La ricerca – sottolinea Silvia Castagna, Responsabile relazioni istituzionali e grandi clienti Doxa – conferma che lo stigma cresce e i social pesano sempre di più sul benessere dei giovani: servono più digital e AI literacy, come previsto dall’articolo 4 della nuova normativa sull’intelligenza artificiale, educazione alla diversità e ai sentimenti per invertire la rotta».
Lo dico allo specialista
Unico dato in controtendenza, la fiducia negli specialisti: il 76% degli intervistati in un campione rappresentativo di mille persone tra i 18 e i 65 anni se avesse un disturbo mentale preferirebbe parlarne con un professionista: psicologo, counselor o psichiatra ma c’è anche un 58% che si confiderebbe in famiglia mentre uno su tre si rivolgerebbe ad amici e conoscenti e solo uno su 10 a una piattaforma on line o a un forum anonimo, mentre poco sotto (8%) c’è chi pensa a una figura religiosa o spirituale.
Per il resto, la strada è tutta o quasi in salita: rispetto ai dati riferiti alla prima edizione di Ro.Mens del 2022, le persone con disagio psichico sono ritenute più pericolose per sé (dal 65% al 72%), e per gli altri (dal 48% al 55%), più aggressive e violente (dal 55% al 63%) e meno rispettose delle regole condivise(dal 49% al 55%).
Timori da social
La seconda parte dell’indagine Doxa riferita alla salute mentale riferita alla vita on line descrive un quadro tutt’altro che confortante: lo zoom sulla fascia 18-34 anni (con Instagram che in assoluto è il più consultato anche più volte al giorno per il 65% degli intervistati) svela – sottolineano gli esperti – come i social incidano profondamente sull’autopercezione: il 47% pensa che “siamo ciò che mostriamo”; il 59% sceglie di pubblicare solo il meglio di sé, il 57% si riconosce nell’immagine che dà online.
Un 77% ritiene che sui social “tutti finiscono per sembrare uguali”. E un preoccupante 67% crede che mostrarsi davvero per ciò che si è faccia apparire “strani” e il 59% che la diversità rappresenti un rischio e non un valore, mentre quasi la metà (49%) teme di essere giudicato se si mostra diverso.

Mostrarsi in forma
Più della metà (53%) afferma che il proprio benessere mentale è condizionato dall’obbligo di mostrarsi sempre al meglio. Il 50% del campione è influenzato dal tempo speso online e il 45% percepisce di essere influenzato dai commenti e dai like ricevuti. Un giovane su quattro (26%) dichiara di essersi sentito insicuro del proprio aspetto fisico dopo aver visto immagini o contenuti sui social.