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 2025  settembre 26 Venerdì calendario

“Non toglietemi i mondiali vinti nella 350. Mai cancellare la storia”

I nuovi padroni di Liberty Media vogliono trasformare il motomondiale in un prodotto sempre più «dinamico», moderno, essenziale. Stile F1. Dicono che da questa stagione, come accade nelle 4 ruote, nel palmarès di un pilota conteranno solo i titoli vinti nella classe «regina». Marc Marquez domenica potrebbe dunque festeggiare il suo 7° mondiale di MotoGP: gli altri 2, vinti nel 2010 con la 125 cc e nel 2012 in Moto2, resterebbero nel cassetto. Ma allora, anche Valentino Rossi passerebbe da 9 a 7 titoli. E Max Biaggi, 4 trionfi nella 250 cc dal ’94 al ’97, finirebbe a quota zero così Loris Capirossi, che negli anni ‘90 è stato per 2 volte campione in 125 cc e una in 250 cc. O Marco Simoncelli (250 cc, 2008). Cancellato pure Angel Nieto, 13 successi nelle classi “minori”. Il più grande di tutti, Giacomo Agostini, fino a ieri irraggiungibile a quota 15, all’improvviso si ritroverebbe con appena 8 titoli: perché gli altri li ha conquistati nella 350 cc. «Gettare la storia nella spazzatura? Così non si fa», dice “Ago”.Agostini, addio a 7 titoli conquistati tra il 1968 e il 1974.
Che fregatura.
«Non scherziamo, quelli sono miei e non me li toglie nessuno. Ne ho parlato con Jorge Viegas, il presidente della Fim: è la Federazione internazionale che decide, mica Liberty Media. Tra Phil Read, Jim Redman e Mike Hailwood – giusto per fare 3 nomi non italiani o spagnoli – dovremmo dimenticarci di 16 mondiali, strappare le pagine dei libri: siamo matti? Capisco la voglia di dare un nuovo impulso a questo motomondiale, ma ci sono altri modi».
Tipo?
«Meno elettronica e aerodinamica: se sto per cadere per terra o la moto s’impenna, ci devo pensare io. Col mio polso. Non schiacciando un bottone. La gara devono vincerla i piloti, mica la tecnologia. La potenza non serve: lo spettacolo non lo fai con la cilindrata, ma col talento. E le categorie “minori”, Moto2 e Moto3, devono restare: un pilota deve arrivare per gradi, a salire su 300 cavalli. Nel 2027, per fortuna cambierà il regolamento».
Nel frattempo, Marquez corre da solo.
«È il più forte: i risultati – prima, e ora – non mentono mai. Ducati ha fatto bene ad affidargli una Rossa ufficiale: se non ci fosse stato lui, nelle ultime gare avrebbe vinto l’Aprilia. Mi dispiace per Bagnaia, il suo compagno di squadra, che è un bravo ragazzo e sa andare in moto: ha cominciato male e si èintristito, spero si riprenda dalla prossima stagione. Ci vogliono i duelli, in questo sport».
A parità di età e di mezzo, facciamo che scendete tutti e tre in pista: lei, il Doc e Marc. Chi arriva primo?
«Nessuno lo dice, ma ognuno di noi sarebbe convinto di battere gli altri (ride ):potete scommetterci. Alla fine, il mio segreto sarebbe la precisione in pista e nel box: sono sempre stato un maniaco della messa a punto,facevo impazzire i meccanici e lavoravamo fino a notte fonda, ma alla fine mi davano ragione perché si vinceva insieme».
Quando correva Agostini, ci si divertiva di più.
«Ogni epoca è bella, a modo suo. Certo, la mia era più romantica: eri amico dei tuoi avversari e dei meccanici, i tifosi e le ragazze impazzivano per te, vivevi in maniera più avventurosa. Oggi è tutto un po’ più freddo, però grazie ai materiali e le vie di fuga è più sicuro: le tragedie sono sempre meno, fortunatamente. E sono felice di essermi battuto per togliere il Tourist Trophy dal programma del mondiale: ogni anno morivano 3-4 ragazzi a cui volevo bene. Adesso sull’isola di Man sei tu che decidi se prenderti il rischio di correre o meno».
Ma di quei 15 mondiali, a quale è più affezionato?
«A tutti, ma forse un poco di più al primo, festeggiato sulla pista di Monza con la MV Agusta 500 cc: il prossimo 4 settembre saranno 60 anni. Il tempo sì, che corre veloce».