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 2025  settembre 26 Venerdì calendario

Grano, allarme prezzi “L’import ci penalizza”

Il mercato del grano italiano vira sempre più verso il basso. I prezzi continuano a calare sotto la spinta delle importazioni e dell’aumento dei costi di produzione. Secondo la stima di Coldiretti, negli ultimi due anni la quotazione del grano duro ha subito una diminuzione del 30-35%. La situazione, secondo l’organizzazione, non è più sostenibile. È a rischio la sopravvivenza di centrotrentamila imprese agricole e di un patrimonio di 1,2 milioni di ettari di aree minacciate dall’abbandono e dalla desertificazione. Per questa ragione migliaia di agricoltori di Coldiretti saranno oggi in piazza a Bari, capoluogo del granaio d’Italia, e a Palermo. La Puglia e la Sicilia, insieme con la Basilicata, sono le regioni più penalizzate dal crollo delle quotazioni. Manifestazioni e presidi sono previsti anche a Firenze, Cagliari e Rovigo. L’obiettivo è spingere il governoad adottare misure per tutelare la produzione nazionale.
Nella settimana in corso la quotazione del grano duro alla Borsa merci di Foggia è scesa a 277-282 euro la tonnellata. Un anno fa oscillava fra 310 e 340 euro. I prezzi continuano a calare nonostante il raccolto sia inferiore rispetto alle stime dell’industria. Le previsioni di Coldiretti e Consorzi agrari d’Italia sono state confermate dall’Istat: la produzione attesa è di circa 3,7 milioni di tonnellate. Le imprese agricole lamentano da tempo l’impossibilità di coprire i costi. Secondo Coldiretti, il problema principale sono le importazioni massicce. Nei primi cinque mesi di quest’anno, sono cresciute del 18% rispetto a un anno fa. L’incremento più marcato – più 119% rispetto al 2024 – è quello di grano canadese. L’arrivo è favorito dal prezzo più basso (circa 270 euro per tonnellata) e dall’assenza di dazi, come previsto dall’accordo commerciale globale fra Unione europea e Canada, sottoscritto nel 2017. A spingere le importazioni è anche la svalutazione del dollaro Usa, la divisa in cui vengono effettuate le transazioni.
Non c’è, però, soltanto il Canada. Secondo quanto segnalato da Coldiretti, negli ultimi anni sono cresciute anche le importazioni di grano duro dalla Turchia e dalla Russia. Il prodotto arriva in Italia a ridosso del periodo di raccolta, contribuendo a far calare ulteriormente i prezzi. C’è un altro elemento spesso sottovalutato: gran parte del grano importato viene coltivato con pratiche e sostanze vietate nell’Unione europea. È noto che in Canada viene usato il glifosato in fase di preraccolta. In Turchia, segnala Coldiretti, vengono impiegati funghicidi e insettici tossici per le api e con possibili effetti cancerogeni per l’uomo. In Russia, invece, viene utilizzato un erbicida non ammesso in Europa. Al governo i produttori di grano chiedono di stabilire condizioni di reciprocità. L’obiettivo, secondo Coldiretti, non è la chiusura delle frontiere, ma ottenere regole uguali per tutti: i prodotti agroalimentari che entrano in Italia devono rispettare gli stessi standard ambientali, di sicurezza alimentare e di tutela dei diritti dei lavoratori richiesti agli agricoltori italiani.