Corriere della Sera, 26 settembre 2025
Ideologia o scienza: i rischi del dilemma
«Dopo la guerra l’Unione Sovietica aveva grandi scienziati in campo spaziale, nucleare, ma anche nella genetica. Il Politburo sentenziò, però, su base ideologica, che la genetica non era utile per il progresso socialista. Risultato: ricerche abbandonate e agricoltura dell’Urss rimasta indietro di vent’anni. Con le conseguenze ben note. Oggi, dando spazio – sui vaccini, ma anche in farmacologia – a scelte basate su convinzioni ideologiche più che su evidenze scientifiche, in America rischiamo di scivolare su una china simile». A parlarmi così è uno scienziato Usa che in passato ho intervistato, ma che ora deve trincerarsi dietro l’anonimato: la ricerca negli Stati Uniti, soprattutto quella delle università, è in gran parte finanziata con grant governativi o provenienti da istituzioni scientifiche federali. Indipendenti, ormai, solo in teoria. Con la tecnica di occupazione sistematica dei centri di potere della nuova Amministrazione, sta finendo quasi tutto in orbita trumpiana. Di Trump e, per quanto riguarda la medicina, in quella del suo ministro Robert Kennedy Jr.
Basta vedere cosa ha fatto in pochi mesi: stop ai fondi per la ricerca sui vaccini, crociata contro il paracetamolo, soppressione della commissione degli immunologi sostituendo scienziati di chiara fama con esperti «amici», a volte scelti perché no vax. Susan Monarez, messa dal governo Trump alla guida del Cdc, l’organo di controllo della salute pubblica, licenziata dopo due mesi da Rfk: non abbastanza ubbidiente. E poi le promesse di non modificare le politiche vaccinali fatte davanti al Congresso e violate nelle scelte ministeriali. Così l’America proiettata nel futuro, su alcune malattie debellate come il morbillo o meglio controllate (epatite-B) rischia di tornare agli anni ‘50. In passato scienziati senza scrupoli si sono messi al servizio della grande industria, ad esempio negando che consumare molto zucchero sia nocivo per la salute. A volte, dunque, la reazione di quelli che, tra messaggi estremi dei social media e diffusione delle tecnologie «fai da te», hanno perso fiducia negli esperti, può essere comprensibile. A patto che vengano cercate risposte sempre ancorate a una conoscenza scientifica onesta e credibile. Evitando scelte ideologiche fatte per conquistare consenso politico populista o per mascherare l’assenza di competenze specifiche.