Corriere della Sera, 26 settembre 2025
I pericoli delle teocrazie politiche
Dopo la fine della guerra fredda ci siamo adagiati su due certezze: l’inarrestabilità del processo di occidentalizzazione del mondo e la conseguente inarrestabilità del processo di democratizzazione del mondo. Entrambe le certezze stanno franando. Tra il 22 e il 24 ottobre 2024 a Kazan (800 km a Est di Mosca) si sono riuniti i 36 Paesi del gruppo Brics, animati da una forte motivazione antioccidentale. A Pechino dal 31 agosto al primo settembre scorsi si sono riuniti i Paesi del cosiddetto Sud del Mondo, circa 30, alcuni dei quali rientrano nel gruppo Brics, tutti ad egemonia cinese e russa. Alcuni hanno forti tensioni interne, India e Pakistan ad esempio, ma tutti perseguono una ferma linea antioccidentale sempre a guida russa e cinese. Rispetto a questi Paesi l’Occidente è in minoranza economica, politica, energetica e numerica. La democrazia non vive tempi migliori; solo il 20% della popolazione mondiale vive oggi in un regime democratico; qualche decennio fa era il 60%. La parte del mondo nella quale viviamo deve affrontare quattro autoritarismi, diversi tra loro, ma tutti pericolosi per l’Occidente e per la democrazia. Si tratta di Trump, Putin, Netanyahu, Hamas, che vantano una legittimazione teocratica, esplicitamente biblica nel caso di Trump e Netanyahu, islamica nel caso di Hamas, assolutistica nel caso di Putin. La potente Heritage Foundation, del partito repubblicano, ha redatto il Programma 2025 per la vittoria di Trump sulla base delle istanze dei gruppi cristiani più tradizionalisti che fanno una lettura letterale della Bibbia. I punti chiave sono: a) Dio ha delegato le questioni umane a tre istituzioni distinte: la famiglia, la Chiesa e il governo civile, che devono orientarsi secondo una visione biblica; b) La lotta spirituale si combatte tra le forze del bene e le forze sataniche; ci sono amici e nemici; non ci sono alleati; d) bisogna scalare sette montagne: le arti, gli affari, l’educazione, la famiglia, il governo, i media, la religione; occorre mettere un cristiano a capo di ciascuna di montagne. Questo spiega perché alcuni incompetenti, ma fedeli a questi principi, sono stati messi al vertice di importanti settori dell’amministrazione. Netanyahu, dal canto suo, ha paragonato i palestinesi agli Amaleciti, la popolazione che Saul, il primo re d’Israele, riceve l’ordine di sterminare da parte del profeta Samuele. Il retroterra filosofico di Putin integra comando politico e comando divino. Questa filosofia ha trovato la sua formalizzazione nel «Codice dell’Uomo Russo», recentemente pubblicato da Sergej Karaganov, l’unico filosofo che Putin dice di leggere. Il libro di Karaganov ha un unico motivo conduttore: la Russia e il suo governo sono investiti di una missione particolare davanti a Dio. È citata come guida una frase di von Münnich, comandante dell’esercito russo a metà Settecento: «La Russia è direttamente governata dal Signore nostro Dio. Altrimenti sarebbe impossibile comprendere come mai questo Stato esista ancora». Il metropolita di Crimea e Simferopoli, Tichon, il candidato più accreditato alla successione del patriarca di Mosca Kirill, ha scritto sul suo sito che Kirk è stato ucciso come missionario tra gli infedeli nel nome degli stessi valori tradizionali per i quali si batte Vladimir Putin. L’assolutismo di Hamas, fondato su una lettura bellica dell’Islam, è purtroppo ampiamente noto. I retroterra religiosi conferiscono alle decisioni di Trump, Putin, Netanyahu, Hamas, rapidità, esecutività, indiscutibilità e un forte impatto motivazionale, perché legittimate da quelle matrici. Non bisogna dimenticare la straordinaria capacità trascinante dei valori religiosi.
La democrazia invece sta perdendo la propria carica emotiva, la propria capacità di convincere; sta perdendo, per usare un linguaggio di altri tempi, la propria spinta propulsiva. Ha smarrito il proprio fondamento valoriale e si è ridotta a proceduralismo. È sintomatico l’atteggiamento nei confronti della Russia. Mentre Putin motivava l’aggressione all’Ucraina come lotta contro l’Occidente immorale perché legittimiamo le unioni omosessuali e consentiamo le manifestazioni Lgbt, l’Europa, in questo momento l’unico continente liberaldemocratico, ha risposto con le sanzioni. Giustissimo. Ma abbiamo taciuto sui nostri valori, sulla centralità che ha per noi rispetto della persona e dei suoi diritti. Abbiamo taciuto perché la democrazia è diventata pura procedura, tecnicalità. Eppure sui valori, lo dimostra la partecipazione alle manifestazioni per Gaza, i cittadini, le famiglie sono certamente disposti a mobilitarsi. Bisogna perciò contrastare le teologie politiche riprendendo con forza i valori dell’uguaglianza e del rispetto dei diritti fondamentali. Si tratta di temi che attengono ad una visione democratica della società e del futuro. Insomma, per reggere l’urto delle teocrazie politiche dobbiamo democratizzare le nostre democrazie.