La Stampa, 25 settembre 2025
L’orecchio del Papa
Una sala dell’ascolto nella chiesa madre della cattolicità. All’interno della Basilica Vaticana, un luogo per aprire il cuore. Leone XIV e Francesco (che parlava di «urgenza dell’ascolto») hanno messo al centro del Magistero l’importanza di ascoltare.
«La Porta Santa aperta per il Giubileo ci ha dato lo spunto per aprire “un’altra porta” nella Basilica di San Pietro e creare uno spazio di ascolto– spiega monsignor Orazio Pepe, segretario della Fabbrica di San Pietro–. È uno spazio aperto, un’occasione d’incontro, un luogo dove un fratello: sacerdote, religiosa, laico, ascolta l’altro fratello in umanità».
Si tratta di «un’occasione per svuotare il cuore dalle pesantezze, dai dolori che la vita riserva, dai dubbi e dalle domande esistenziali che non trovano risposte. Chi ascolta non si sostituisce, per i cattolici, al confessore che offre il sacramento della riconciliazione; è, semplicemente, una sosta che permette a tutti di dialogare con i propri pensieri e confrontarsi con una persona disponibile all’ascolto». Prosegue monsignor Pepe: «Per coloro che entrano in Basilica come turisti alla ricerca del bello, questo spazio di ascolto, potrebbe essere un’occasione unica, una provocazione per porsi qualche domanda di senso sulla vita e anche la domanda su Dio. Siamo fiduciosi che i semi di speranza, presenti nel Vangelo, lanciati nel cuore delle persone, porteranno frutto a tempo debito nella vita di chi li riceve e li accoglie; e se avranno provocato una santa inquietudine le persone potranno continuare il dialogo e la ricerca nella propria città o Paese prendendo contatto con la Chiesa locale». Padre Enzo Fortunato dirige il magazine “Piazza San Pietro” dove ogni mese Leone XIV presta ascolto ai lettori e risponde alle loro lettere.
«Il profeta Isaia, così come Michelangelo lo ha scolpito nella Cappella Sistina, sembra chinarsi in un ascolto profondo: le sue grandi orecchie, scolpite quasi a raccogliere il silenzio, diventano segno di una disponibilità totale alla Parola-dice a La Stampa padre Fortunato-. L’ascolto, nella prospettiva biblica, non è mai semplice udire: è lasciarsi penetrare, è accogliere nel cuore il soffio di Dio». Prosegue il teologo francescano: «Isaia ci ricorda che l’orecchio è la prima porta della profezia: “Il Signore mi ha aperto l’orecchio”. Michelangelo, con la forza del suo pennello, traduce in immagine quella apertura interiore, quell’attenzione che diventa obbedienza. Così l’ascolto non è passività, ma scelta di conversione; è riconoscere che la Parola, per generare vita, ha bisogno di uomini e donne che si lascino sorprendere. Le orecchie di Isaia, ampie e tese, ci ammoniscono: solo chi ascolta può parlare a nome di Dio. La profezia nasce da un cuore che prima si è aperto al valore del silenzio». Insegnava Francesco: «Quando una persona ti parla, bisogna aspettare che finisca per capirla bene e, poi, se te la senti, dire qualcosa. Ma l’importante è ascoltare». L’ascolto come urgenza per la vita ma anche come testamento ideale di un Pontefice che in 12 anni si è messo in ascolto degli “invisibili”. Quelli insomma, racconta Vatican news, che preferiamo non ascoltare perché, spesso, le loro parole, le loro storie ci danno fastidio, ci mettono a disagio. Il primato dell’ascolto come regola aurea di ogni rapporto umano. Ascoltare e poi parlare. Ascoltare come primo atto del comunicare.
A unire Bergoglio e Prevost proprio la centralità dell’ascolto. L’esigenza di dare tempo e spazio all’altro per incontrarlo nel silenzio prima ancora che nella parola. Bergoglio (promotore di quelle che aveva definito «ascolto-terapia» e «pastorale dell’orecchio») si ispirava a San Francesco che chiedeva ai suoi frati di «inclinare l’orecchio del cuore». E Sant’Agostino, di cui Prevost è figlio spirituale, ammoniva: «Non abbiate il cuore nelle orecchie, ma le orecchie nel cuore». L’agostiniano Prevost, nota Vatican news, ha fatto di questa massima uno stile di vita e poi un metodo di azione pastorale. In Perù e in Curia non c’è amico o collaboratore che non ne abbia sottolineato la capacità di ascoltare. «Ascolta il tuo prossimo come te stesso» è la missione nella stanza vaticana. C’è bisogno di donne e uomini capaci di ascoltare. E più è alto il loro livello di responsabilità, più è necessaria una virtù che l’Ai non potrà mai surrogare. Per Leone come già per Francesco le crisi individuali nascono dall’incapacità di ascoltarsi, di mettersi nei panni dell’altro. E così nell’epicentro della cattolicità l’ascolto («profondo e paziente» stile Prevost) diviene luogo fisico e spirituale.